Il papa alla comunità ebraica: “Senza Dio si perde il rispetto per l’uomo”

“Oggi mi trovo in un luogo centrale della memoria, di una memoria spaventosa: da qui fu progettata ed organizzata la Shoah, l’eliminazione dei concittadini ebrei in Europa”. Così Benedetto XVI, che ha incontrato nel Reichstag di Berlino i rappresentanti della comunità ebraica tedesca. “Prima del terrore nazista – ha aggiunto il papa – in Germania viveva circa mezzo milione di , che costituivano una componente stabile della società tedesca. Dopo la seconda guerra mondiale, la Germania fu considerata come il “Paese della Shoah” in cui, in fondo, non si poteva più vivere”. E’ un richiamo al dialogo quello di Benedetto XVI, ad “una comunione amorevole e comprensiva tra Israele e la Chiesa, nel rispetto reciproco per l’essere dell’altro”, che “deve ulteriormente crescere ed è da includere in modo profondo nell’annuncio della fede”.
Ed è emblematico il luogo dove si richiama questo dialogo, legato anche alla “notte dei cristalli” a cavallo tra il 9 e 10 novembre 1938, definito dal “atto di umano disprezzo”, alimentato, così come tutta la persecuzione agli ebrei, dal “regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Gesù Cristo e delle persone credenti in Lui”.
Artefice, “l’‘onnipotente’ Adolf Hitler” che “era un idolo pagano, che voleva porsi come sostituto del Dio biblico, Creatore e Padre di tutti gli uomini”.
“Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico – ha ammonito il papa – si perde sempre anche il rispetto per la dignità dell’uomo. Di che cosa sia capace l’uomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel ‘no’ a tale Dio, l’hanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra”.
E’ stato un incontro intenso quello di oggi, purtroppo non seguito dal grande pubblico anche a causa della mancata diretta televisiva. Il papa ha voluto riaffermare come il “dialogo della Chiesa cattolica con l’Ebraismo” sia “un dialogo che si sta approfondendo”.
Perché “la Chiesa sente una grande vicinanza al Popolo ebraico. Con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II si è cominciato a ‘percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia’”. “Ciò vale per l’intera Chiesa cattolica – ha ribadito Benedetto XVI – nella quale il beato Papa Giovanni Paolo II si è impegnato in modo particolarmente intenso a favore di questo nuovo cammino. Ciò vale ovviamente anche per la Chiesa cattolica in Germania che è ben consapevole della sua responsabilità particolare in questa materia”.
“Noi cristiani – ha aggiunto il papa – dobbiamo anche renderci sempre più conto della nostra affinità interiore con l’Ebraismo. Per i cristiani non può esserci una frattura nell’evento salvifico. La salvezza viene, appunto, dai Giudei. Laddove il conflitto di Gesù con il Giudaismo del suo tempo è visto in modo superficiale, come un distacco dall’Antica Alleanza, si finisce per ridurlo a un’idea di liberazione che considera la Torà soltanto come l’osservanza servile di riti e prescrizioni esteriori. Di fatto, però, il Discorso della montagna non abolisce la Legge mosaica, ma svela le sue possibilità nascoste e fa emergere nuove esigenze; ci rimanda al fondamento più profondo dell’agire umano, al cuore, dove l’uomo sceglie tra il puro e l’impuro, dove si sviluppano fede, speranza e amore”.