Benedetto XVI arrivato in Germania. “Sono venuto a parlare di Dio”

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“Pur essendo questo Viaggio una Visita ufficiale che rafforzerà le buone relazioni tra la Repubblica Federale di Germania e la Santa Sede, in primo luogo non sono venuto qui per perseguire determinati obiettivi politici o economici, come fanno giustamente altri uomini di stato, ma per incontrare la gente e parlare di Dio”. Benedetto XVI lo dice subito, al castello di Bellevue, dove viene ricevuto dal presidente della Repubblica Federale Tedesca Christian Wulff. Un castello costruito nel 1785, che ha un “passato tormentato”, come dice Ratzinger. È in questa frase che racchiude il senso di un viaggio, quello nella natia Germania, dove l’indifferenza religiosa prende sempre più piede. Benedetto XVI si indirizza a Wulff, ma parla con tutti i berlinesi.

Afferma ancora una volta la necessità di “una base vincolante per la nostra convivenza”, e uno dei fondamenti per cui questa convivenza riesca è proprio la religione. Ricorda, Benedetto XVI, le parole del vescovo riformatore Wilhelm von Ketteler: “Come la religione ha bisogno della libertà anche la libertà ha bisogno della religione”. La citazione di Ketteler non è un caso. Mentre Marx e Engels pubblicavano il manifesto comunista, Ketteler in Germania rispose alla questione sociale con una serie di sei sermoni, nei quali sottolineava l’agenda sociale del cattolicesimo e il fatto che la Chiesa si confrontasse con le opportunità e i pericoli del secolarismo. Un pastore moderno.

 

 

La citazione di Ketteler è una indicazione di metodo. Il Papa sottolinea ancora che “la libertà ha bisogno di un legame originario ad un’istanza superiore. Il fatto che ci sono valori che non sono assolutamente manipolabili, è la vera garanzia della nostra libertà. Chi si sente obbligato al vero e al bene, subito sarà d’accordo con questo: la libertà si sviluppa solo nella responsabilità di fronte a un bene maggiore. Tale bene esiste solamente per tutti insieme; quindi devo interessarmi sempre anche dei miei prossimi. La libertà non può essere vissuta in assenza di relazioni”.

Per Benedetto XVI, è tutto intrecciato: la libertà, la religione, la solidarietà. Perché non c’è liberta senza solidarietà “Posso realizzarmi come persona libera solo usando le mie forze anche per il bene degli altri” sottolinea il Papa. Un principio che vale anche per la società.

Ed è qui che Benedetto XVI guarda indietro alla storia della sua Germania. C’è un passato recente, il nazismo, che il popolo tedesco vorrebbe cancellare, e che per il Papa tedesco è invece l’emblema di cosa succede se l’uomo si allontana da Dio. “Lo sguardo chiaro anche sulle pagine scure del passato ci permette di imparare da esso

e di ricevere impulsi per il presente. La Repubblica Federale di Germania è diventata ciò che è oggi attraverso la forza della libertà plasmata dalla responsabilità davanti a Dio e dell’uno davanti all’altro. Essa ha bisogno di questa dinamica che coinvolge tutti gli ambiti dell’umano per poter continuare a svilupparsi nelle condizioni attuali. Ne ha bisogno in un mondo che necessita di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori fondamentali su cui costruire un futuro migliore.

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