Tornato dal Sudamerica, Papa Francesco si prepara a riprendere gli impegni
È il tema della schiavitù il cuore del Pontificato di Papa Francesco. E così, appena tornato dal lungo e faticoso viaggio in Sudamerica, subito c’è un appuntamento importante per Papa Francesco: l’incontro con i sindaci delle grandi città il prossimo 21 luglio, arrivati per una due giorni in Vaticano convocata dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Nella cartella stampa dell’evento, il Cancelliere dell’Accademia, l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, ha voluto che fosse riprodotto anche il bigliettino, scritto a mano, che Papa Francesco gli inviò poco dopo la sua elezione. A lui, argentino, che chiedeva al Papa argentino qualche suggerimento, il Papa argentino risposte: “Sarebbe bene riflettere sulle forme di schiaviù.”
Detto, fatto. La Pontificia Accademia ha strutturato un sito (www.endslavery.va), una serie di incontri sul tema, spesso coinvolgendo agenzie delle Nazioni Unite, e ha cercato in tutti i modi di mettere il tema della schiavitù sotto i riflettori. Dall’altra parte, Papa Francesco ha parlato dell’argomento ogni volta che ha potuto. Il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2015 si intitola “Non più schiavi ma fratelli.” E nella Laudato Si il Papa si scaglia contro quanti magari lottano per i diritti degli animali, ma non contro le forme di schiavitù umana.
È la sostanza di un impegno che per Papa Francesco nasce quando era arcivescovo di Buenos Aires. Sul sito della diocesi c’è anche la trascrizione dell’omelia che il Papa tenne il 23 settembre 2011, alla quarta messa per le vittime della tratta delle persone. “Nella città di Buenos Aires la schiavitù non è abolita. Nella città di Buenos Aires la schiavitù è all’ordine del giorno, in diverse forme.”
Papa Francesco parlava dal pulpito di una Chiesa che deve stare con i poveri, perché i poveri sono una parte strutturale importante dell’America Latina. Si è visto nel recente viaggio in Ecuador, Bolivia e Paraguay. In molti, all’incontro con i Movimenti Popolari in Bolivia, erano minatori. E ai minatori sarà dedicata una due giornata di riflessione organizzata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che si terrà dal 17 al 19 luglio al Salesianum. Trenta rappresentanti di comunità colpite da attività minerarie, provenienti da Africa, Asia ed America si confronteranno sui problemi che sorgono nelle zone in cui ci sono o si prevedono attività minerarie.
Di certo, il Papa ripone molte attese nella ‘creatività’ del suo Sudamerica. Nella conferenza stampa in aereo che ha tenuto durante il volo di ritorno dal Paraguay lo scorso 13 luglio, Papa Francesco ha definito la Chiesa latinoamericana come
una Chiesa giovane, con una spiccata freschezza e una teologia dinamica, in ricerca, sebbene con molti problemi.
Durante la conferenza stampa, il Papa ha spiegato che ha voluto recarsi nel suo continente d’origine per incoraggiare questa Chiesa giovane, nella convinzione che essa abbia tanto da dare a quella che vive in altre parti del mondo. Soprattutto all’Europa, dove spaventa il calo delle nascite, e per la quale Francesco è tornato ad auspicare politiche di sostegno alle famiglie.
Rispondendo a quindici domande – tre in spagnolo e le altre in italiano – il Papa ha parlato dei vari momenti del viaggio, ma anche dei prossimi appuntamenti, tra cui la visita a Cuba e gli Stati Uniti e il Sinodo dei vescovi.
Parlando di Cuba, il Papa ha ripercorso le tappe che hanno portato alla ripresa delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi nei quali si recherà a settembre. Parlando degli Stati Uniti, poi, Papa Francesco ha sottolineato la crisi e le difficoltà della famiglia, così come sono state elencate nell’Instrumentum laboris sinodale.
Le prime tre domande, alle quali ha risposto in spagnolo, gli sono state rivolte dalla stampa dei Paesi appena visitati. Interrogato sulla mancanza di un cardinale paraguayano ha detto che se guardiamo alla vitalità di questa Chiesa e alla sua storia gloriosa, il Paese meriterebbe due porporati. Quanto all’aspirazione della Bolivia a uno sbocco al mare ha detto che si tratta di un tema molto delicato. Infine, la strumentalizzazione politica dei discorsi pronunciati in Ecuador ha offerto a Francesco lo spunto per una breve riflessione sull’ermeneutica, raccomandando di non interpretare i testi sulla base di una sola frase, ma valutando tutto il contesto, inclusa la storia che c’è alle spalle.
Il Papa è tornato anche all’incontro dei Movimenti Popolari, non solo movimenti di protesta, ma anche per trovare soluzioni per la lotta per i poveri. La Chiesa – ha detto il Papa – non può restare indifferente, e questo – ha poi puntualizzato – non si può considerare una mano tesa al nemico, né un fatto politico, ma catechetico, ha puntualizzato.
Arte di protesta è invece, a suo avviso, il crocifisso su falce e martello che gli è stato regalato, ideato dal gesuita Luis Espinal, ucciso nel 1980: il Papa ha detto di non essersi sentito offeso dal dono e di averlo portato con sé, mentre ha preferito lasciare le decorazioni che gli sono state tributate dal presidente Evo Morales perché lui ha deciso di non accettare onorificenze. per sé.
Il Papa ha parlato anche della difficoltà della Grecia e dei drammi del Venezuela, dove la conferenza episcopale lavora per favorire la riconciliazione nazionale. Papa Francesco ha detto di avere molto a cuore la Colombia, e ha invitato a pregare perché non si fermi il processo di pace, dopo cinquant’anni di conflitto e tantissimi morti.
C’è spazio anche per qualche battuta: il Papa ha detto di essere allergico all’economia, ha parlato dell’aiuto che riceve dal mate – a non ha assaggiato la coca – e ha detto che si sente un bisnonno quando gli chiedono i selfie.