La bandiera e il telegramma: i 141 anni della Presa di Roma visti dal Vaticano

Ogni anno a fine settembre in Vaticano si svolge una parata militare. Non certo imponente come quella dei Fori Imperiali, ma con più storia e curiosità da scoprire. Il 29 settembre festa degli Arcangeli, il Corpo della Gendarmeria Vaticana celebra il suo patrono, San Michele. Una cerimonia che negli anni è diventata sempre più ricca ed ufficiale, piena di personalità italiane e ovviamente vaticane. Qualche vecchio gendarme in pensione ricorda ancora le grigliate di salsicce consumate all’interno del cortile della Caserma in Vaticano, la cucina delle mogli e madri. Ma il tempo scorre e oggi la festa della Gendarmeria è un vero evento sociale.
Tanto che oggi sfilano i reparti sempre più moderni della Gendarmeria con le loro divise mimetiche, con le moto bianche e gialle con i lampeggianti, con i gruppi specializzati anti terrorismo. Alle spalle della Basilica vaticana, quando scende la sera, il presidente del Governatorato e il Segretario di Stato portano i saluti da parte del Papa a parenti, amici, vescovi e nobiltà papalina. Quest’anno il cardinale Lajolo conclude con questa festa il suo incarico di Presidente del Governatorato, e quindi ci sarà un evento un po’ speciale. Sarà riconsegnata al Vaticano la bandiera che il 20 settembre 1870 sventolava su Porta Pia.
E’ un regalo del principe Sforza Ruspoli la cui famiglia lì ha conservata per questi 141 anni. Bianca e gialla, con il triregno e le chiavi decussate, con i fori che ogni bandiera che ricorda una battaglia deve avere. Pio IX sapeva bene che le truppe pontificie non avrebbero prevalso, e non volle nemmeno che la Guardia Palatina, la sua personale, impegnasse battaglia. Un evento di grande valore simbolico ma di scarso significato bellico insomma. Fatto sta che allora la bandiera fu raccolta dalla principessa Cristina Ruspoli che aveva il giardino proprio lì, a fianco alla Mura Aureliane. Il drappo venne custodito gelosamente e il 29 settembre prossimo sarà riconsegnato al Vaticano.
Nessun sentimento nostalgico, solo il recupero della storia. E del resto tra i documenti nell’Archvio Segreto del Vaticano si può leggere anche un interessante telegramma inviato il 31 dicembre del 1870 da re Vittorio Emanuele II a Pio IX per rammaricarsi delle inondazioni del Tevere alla fine di quell’anno: “Mi fermo qualche ora – scrive il Re d’ Italia – e colgo questa opportunità per presentare i miei rispettosi ossequi alla Santità Vostra per cui sempre professo la massima venerazione e filiale affetto”. Sulla presa di Roma ci sarà questo ed altro alla mostra dell’Archivio Vaticano “Lux in Arcana” ai Musei Capitolini del prossimo febbraio.