Ripartire dalla Croce per capire l’impegno sociale dei cattolici.

e siano professionisti, ovvero pieni di conoscenza. Uomini che abbiano voglia di impegnarsi per il bene comune Ma soprattutto uomini che sappiano rendere concreta la relazione con Cristo”, dicono all’unisono Claudio Greco e Daniele Mogavero, 24 anni, da Gela. Hanno deciso di lavorare per formarsi e formare. Fanno partire quest’anno un corso triennale di formazione politico-sociale, che ha come stella polare del loro cammino la Dottrina Sociale della Chiesa. “C’è grande voglia di riscatto nel mondo giovanile”. Mentre parlano, incontrano i ragazzi dell’Associazione Culturale Liberi e Forti di Roma. Poche parole, e poi la constatazione: “Parliamo la stessa lingua”. E dietro di loro, i giovani della rete “L’albero dai frutti buoni” provenienti da Genova (la rete comprende giovani che vengono anche da Como Napoli e Reggio Emilia) che sono pronti a portare una lista civica e la loro candidata a sindaco alle prossime elezioni comunali di Genova nel 2012. Ma che si debba ripartire da Cristo ne è convinto anche monsignor Michele Pennisi vescovo della diocesi di Piazza Armerina. “Il nuovo protagonismo della società civile e della comunità ecclesiale – dice Pennisi – ad opera di una“nuova generazione di laici cristiani impegnati,capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile” con i loro impegno in campo sociale, economico e politico auspicato da Benedetto XVI a Cagliari può derivare solamente dall’Eucarestia. L’Eucaristia e l’impegno sociale che deriva da esso presuppone che noi ci mettiamo all’ascolto della Parola Di Dio e la mettiamo in pratica con costanza e fermezza”. Il Festival della Dottrina Sociale si afferma così come un laboratorio di una nuova generazione di impegno sociale per il mondo cattolico. Una stagione in cui si fondono le istanze della forte identità cristiana (fino ad ora considerate rozzamente di destra) e quelle dell’impegno sociale (che invece erano considerate appannaggio della sinistra). Lo dice anche Gastone Simoni, vescovo di Prato, che “un corso di Dottrina Sociale della Chiesa deve partire dal Vangelo, perché c’è una continuità nel pensiero sociale della Chiesa che viene ben prima dalla Rerum Novarum di Leone XIII, la prima enciclica sociale, e che pone le sue radici direttamente nel Vangelo”.
Intanto, si alternano i relatori sul palco. Mauro Magatti, sociologo dell’Università Cattolica, punta il dito contro la società occidentale che non sa affrontare la crisi, perché “siamo tutti così abituati a sperperare che siamo nel panico: dobbiamo modificare il modello di sviluppo”, anche se è difficile perché “sono stati gli stessi Stati a volere l’espansione economica indiscriminata, liberalizzando e togliendo le regole del mercato”. Tutti sono d’accordo che si deve investire sui giovani. “Si devono creare le condizioni perché i giovani possano avere un lavoro stabile e formarsi una famiglia”, afferma Alessandro Azzi, presidente di Federcasse. Bertone sa che è arrivato il momento di un nuovo impegno dei cristiani nel mondo. Sostiene che “occorre soprattutto valorizzare l’apporto originale dei laici, arricchito dall’esperienza e alla competenza. Essi, infatti, possono contribuire in maniera decisiva all’educazione della coscienza sociale; al discernimento in situazioni complesse e specifiche, come pure per giudizi morali su problemi sociali, o per scelte e orientamenti operativi concreti; possono contribuire alla diffusione, all’approfondimento e all’elaborazione della stessa Dottrina sociale della Chiesa; alla preparazione e realizzazione di progetti di pastorale sociale; in genere, a far crescere la sensibilità, l’attenzione e l’iniziativa della comunità ecclesiale in campo sociale”. Per Bertone, la Dottrina Sociale è un campo dove operare una nuova evangelizzazione, dove l’uomo viene continuamente interrogato della sua responsabilità nei confronti di Dio. E allora si deve ripartire dalla spiritualità cristiana, dalla preghiera, dall’immagine della Croce perché – dice il Segretario di Stato – “perché il male esiste, e chi si impegna per il bene e la verità necessariamente si trova ad affrontarlo. Qui, più che mai, parlano le testimonianze di quanti, sacerdoti, religiosi, e non pochi laici, anche in Italia, hanno pagato di persona, con la sofferenza e a volte con la vita, il prezzo della loro coerenza. Pensiamo ad un Rosario Livatino, ucciso dalla mafia”