Il Vaticano processato all’Aja? Una via stretta, ma costellata di interessi

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L’ultima iniziativa è quella di provare a incriminare per crimini contro l’umanità il Papa, il segretario di Stato attuale Tarcisio Bertone, quello precedente Angelo Sodano e l’attuale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede William Levada. La richiesta è stata avanzata al Tribunale Penale Internazionale dell’Aja. Le possibilità che questa richiesta vada davvero avanti rappresentano “una via molto stretta”, per ammissione di Cuno Tafusser, uno dei giudici della Corte dell’Aja. L’obiettivo, però, è stato raggiunto: dare risalto e pubblicità alla denuncia, e magari di rimando alle due associazioni che l’anno patrocinata, la  Survivors Network of Those Abused by Priests (Snap) e il Center for Constitutional Rights di New York (Ccr).

 

 

C’era chi si sorprendeva che dalla Santa Sede non fosse venuto alcun commento ufficiale per rispondere all’iniziativa. In realtà, un commento ufficiale non avrebbe fatto altro che aumentare l’eco sulla vicenda. Un’eco che non aveva ragione di essere, come non ha ragione di essere il ricorso. La responsabilità penale è personale – e questo è un dato di fatto giuridico – e non c’è alcuna azione od omissione riconosciuta ed imputabile direttamene a Joseph Ratzinger.

Ma lo Snap e il Ccr sembrano crederci, e hanno presentato un dossier di 20 mila pagine, con casi di abusi raccolti nei cinque continenti. E portano a termine una idea dell’avvocato Jeff Anderson, lo storico patrocinatore dei casi di abusi sui minori da parte della Chiesa negli Stati Uniti. Anderson ha patrocinato il primo caso nel 1983. Ex alcolista, nato in area protestante e poi sposatosi con una cattolica, convertitosi al cattolicesimo ma senza praticare mai troppo e ora seguace di una visione “deista” della vita, dice che fu da quel caso nel 1983 che si rese conto che doveva fare qualcosa per le vittime. Ad oggi, sono 1500 le cause da lui patrocinate. Tutte cause alle quali è riuscito a dare una pubblicità e risalto senza precedenti. Come quando l’avvocato del Minnesota portò alla Corte Suprema degli Stati Uniti la richiesta di portare alla sbarra il Papa. La Corte decise di non pronunciarsi. Lui cantò vittoria. In realtà, il non pronunciamento veniva anche quello da una valutazione tecnica e giuridica: il fatto che – per l’Act of State, una legge del 1854 – Joseph Ratzinger non poteva essere accusato, perché quando ha compiuto gli atti era un “ministro” che faceva le sue funzioni, e nessuno può essere giudicato per un atto di Stato. Il non pronunciamento non era un via libera. Era semplicemente un far sapere che nemmeno valeva la pena pronunciarsi.

Probabilmente qualcosa del genere succederà con il Tribunale dell’Aja. Però l’iniziativa, per quanto è eclatante, ha avuto un risalto internazionale senza pari. Con grande pubblicità per lo Snap e il Ccr. La prima è un’associazione “povera”, non profit, che raccoglie attraverso donazioni e telemarketing circa 600 mila dollari l’anno, e che dà al sua presidente Blaine un appannaggio annuale di circa 60 mila dollari. Ma – attenzione – negli Stati Uniti una agenzia che definisce l’affidabilità delle charities ricorda che lo Snap non “approva il budget dell’organizzazione, non ha una politica sul conflitto di interessi riconosciuta, non ha un tesoriere”. In più, non c’è un bilancio, né emette un report che definisce gli obiettivi raggiunti nell’anno. Insomma, non si può sapere con esattezza in che modo questa charity si sostiene.

Diversa la situazione del Ccr, da anni attivissimo e ricco di contributi che arrivano da oltre 1050 fondazioni, tra le quali la Ford Foundation e il miliardario ultraliberale George Soros. Solo dai grants delle fondazioni, il Ccr raccoglie quasi 6 milioni 200 mila dollari, e poco meno di 370 mila dollari li prende in parcelle degli avvocati o in percentuali riguardo i casi patrocinati. Si è occupato soprattutto di diritto del Medioriente, ma oggi si è buttato a capofitto nella storia degli abusi. In fondo, anche quello è un interesse che garantisce una certa copertura finanziaria.

Perché sono stati milioni di dollari quelli pagati dalle diocesi come risarcimento nei casi di abusi. Jeff Anderson ne è riusciti ad ottenere un massimo di 30 milioni, e la sua parcella è del 25 per cento del risarcimento. Quando scoppiò lo scandalo della pedofilia a Boston e poi in tutti gli Stati Uniti, era facile trovare avvocati di ogni tipo che si offrivano di patrocinare le vittime e far ottenere loro un risarcimento. Dietro la (giustissima) difesa delle vittime si mascherava l’interesse economico. E nel frattempo fuori Benedetto XVI portava avanti iniziative senza precedenti. Lui, per primo, ha voluto incontrare le vittime degli abusi: lo ha fatto negli Stati Uniti, in Australia, a Malta, e ha sottolineato più volte la necessità che queste vittime siano accompagnate nel processo di guarigione. Perché il risarcimento, per quanto doveroso, non basta. C’è necessità di ascolto.

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