Addio a Giancarlo Zizola
Quel giovane giornalista era Giancarlo Zizola. E la storia è una delle tante che raccontava – e che poi ha scritto in una lunga autobiografia – riguardo la sua carriera di giornalista. Se gli chiedevi dove era nata la vocazione a scrivere di Vaticano, diceva che veniva da lì. E ti raccontava magari anche i suoi trascorsi di giovane dell’Azione Cattolica. E poi aggiungeva con emozione il trasferimento a Roma, perché “così era stato voluto molto in alto”, e lui faceva capire che era stato Giovanni XXIII in persona a segnalare al Giornale d’Italia quel giovane cronista che aveva visto lavorare in una sacrestia di una Chiesa veneta.
Aveva più di 70 anni, Giancarlo Zizola. Ma come tutti i giornalisti vecchia maniera non aveva smesso di lavorare. Era a Monaco, per seguire l’incontro delle religioni di Sant’Egidio, e chi lo ha visto fino alla serata di martedì lo raccontava allegro e vivace come al solito. La mattina dopo, improvvisamente, è morto. E con lui se ne è andato un pezzo di storia del giornalismo. Perché i vaticanisti sono nati, in fondo, con il Concilio Vaticano II. La definizione fu di un altro giornalista di lungo corso, Benny Lai, che poi disse che sarebbe stato meglio chiamarsi “vaticanologo”. E vaticanologi erano in fondo i giornalisti che seguivano il Concilio. Studiavano con i padri conciliari, li incontravano a casa loro, partecipavano ai salotti. Di quel dibattito, tutti resteranno segnati. Le loro posizioni saranno alla fine quelle dei padri conciliari da loro più amati e frequentati.
Giancarlo Zizola aveva amore e ammirazione per Hans Kung. Il quale, giovane ed agguerrito teologo del Concilio, lo chiamò perché smascherasse una sorta di “complotto conservatore” che voleva fermare il rinnovamento alla votazione che avrebbe avuto luogo nei due giorni successivi. Giancarlo – che all’epoca scriveva per il Messaggero – ascoltò e scrisse l’articolo, raccontando le manovre interne all’assise conciliare. Lo riscrisse una, due, tre volte. Chiamò Kung e il circolo di Kung a casa per verificare i passaggi. Ancora non era convinto. Scese in tipografia e cambiò ancora parti del pezzo prima che queste andassero in stampa. Alla fine optò per pubblicare tutto il giorno dopo. Kung non ne fu contentissimo.
La sua carriera si è snodata dal Giornale d’Italia al Messaggero al Giorno, dove ha dedicato la maggior parte degli anni della sua carriera. La sua vita è fatta di rapporti a volte contrastati, a volte eccellenti con i direttori e anche con i colleghi. Le amicizie di una vita si sono formate, per la veccia generazione di vaticanisti, in Sala Stampa Vaticana. Amicizie segnate da grandi conflitti intellettuali, eppure vive e sincere. Un gruppo di loro addirittura aveva fatto un consorzio e comprato casa. In un palazzo a Roma Nord trovi quattro vaticanisti in un solo pianerottolo. Ora sono tre. Giancarlo Zizola se ne è andato, e la sua scomparsa ha fatto rumore un po’ come i suoi libri e i suoi articoli avevano sempre fatto in vita. In fondo, a Zizola piaceva prendere una posizione netta. Analizzava, studiava fino alla pignoleria… ma poi era la sua idea quella che prevaleva. E ne era anche molto orgoglioso. “Lei ha trovato gli scoop che ci sono nella mia autobiografia?” mi chiese quando lo andai a trovare per parlare del suo libro, che era una biografia ma toccava anche un pezzo di storia della Chiesa che a me mancava. E poi, con precisione, pagina per pagina, me li indicò tutti. E un sorriso velato di una certa vanità gli passò sul viso.
I funerali di Giancarlo Zizola si celebrano sabato 17 settembre alle 12.00 nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma.