Verso Firenze: alla scoperta dell’umanità degli uomini
‘Il Servo del Signore e l’umanità degli uomini’: con questo titolo si è svolto a Roma un convegno promosso dal gruppo Abele e dalla rivista ‘Il Regno’, in collaborazione con Azione cattolica italiana, Caritas italiana, Cnca, Reti della carità e Movimento dei Focolari, in vista del V Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana, che si terrà a Firenze a novembre sul tema ‘In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo’.
In apertura mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha salutato i convegnisti: “Il Papa ci ha insegnato che il Vangelo è vero ed è possibile, per questo bisogna uscire, annunciare il volto autentico di Dio, abitare il mondo in cui viviamo con condivisione piena ed educare i giovani, molti dei quali sono oggi condannati ad un autismo culturale…
Mi auguro che i protagonisti di questo convegno non siano solamente le associazioni cattoliche, ma che siano tutti coloro i quali intanto impattano con tante forme di umanesimo negato e che quindi abbiano voglia di dare il loro contributo perché questi umanesimi negati possano diventare umanesimi riusciti”.
Il convegno si è svolto in più esortazioni per una Chiesa aperta al mondo; la prima esortazione è stata sviluppata dal fondatore del gruppo Abele, don Luigi Ciotti, che ha ricordato le parole che mons. Tonino Bello pronunciò nell’omelia durante il funerale di Massimo, ucciso mentre rubava per mangiare al supermercato:
“Dobbiamo ribadire con forza che nella storia di chi fa più fatica la povertà materiale, ma anche quella spirituale, quella di senso, di significato, dobbiamo essere capaci di andare incontro alle persone e di riconoscere questo volto di Dio, questo umanesimo.
Poi qui stiamo anche incontrando la storia di chi fa più fatica con la situazione di marginalità, le situazioni più estreme, che chiede alla Chiesa di fare la propria parte come continua a fare, però vogliamo anche lottare perché si affermino veramente la dignità, i diritti, la giustizia per le persone… Si tratta di storie non di derive irreversibili, poiché molte persone che sembrano sconfitte possono trovare una dignità.
La prima dimensione della giustizia è la relazione, la prossimità. Siamo chiamati a ritrovare la speranza per tanta gente, iniziando noi per primi a ritrovare una prospettiva”. Mentre la teologa Serena Noceti ha incentrato la sua ‘provocazione’, partendo dal lettera di san Paolo ai Filippesi, ‘Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo’:
“Il titolo è tratto dalla Lettera ai Filippesi, al capitolo due, ed apre quel famoso inno cristologico che ci presenta la vicenda, le scelte, le opzioni fondamentali di Gesù, la sua scelta di svuotare se stesso, di abbassarsi, di assumere il posto e il contesto, la condizione di coloro che vivono nel limite senza diritti.
E’ una presentazione di quale sia il volto di Dio, il volto dell’uomo che critica ini maniera radicale ogni narcisismo, ogni pretesa di vincere, di affermarsi, di realizzarsi attraverso una forma di dominio sull’altro e sugli altri”. Mentre Piero Stefani, docente di Dialogo con l’Ebraismo presso l’Istituto San Bernardino di Venezia, ha riflettuto sulla provocazione ‘cristica’, ‘I poveri li avete sempre con voi’, tratta dal vangelo giovanneo:
“Gesù è il povero per eccellenza, perché ha assunto fino infondo la nostra condizione mortale. Quando è stato deposto dalla croce è stato però misericordiosamente accolto dalle donne, da Giuseppe, da Nicodemo. E’ la scelta del compianto che l’arte ha tante volte ha rappresentato e la vita ha tante volte conosciuto e conosce. Passare attraverso la morte per giungere alla vita è la pasqua della nostra povertà che è sempre con noi”.
Il presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, ha detto che il prossimo “convegno ecclesiale di Firenze, come i precedenti, vuole ritmare una stagione nuova di vita e di missione della Chiesa in Italia: non solo in riferimento alla ‘conversione pastorale’ che la incalza, ma anche al ruolo e alla prassi pubblica dei cristiani a confronto con la realtà sociale, economica, politica, del nostro Paese con lo sguardo aperto all’Europa e al mondo…
Per questo occorre puntare anzitutto a dare voce e dignità a quanti sono ai margini, ad allargare i cerchi dell’inclusione, a sanare e ricostruire il tessuto sociale disgregato. Sono prima di tutto i giovani a chiedere di portare il proprio contributo. Quante iniziative diffuse localmente, al cuore di innumerevoli frammenti di vita civile ‘fraterna’! Sono cantieri aperti dove si sperimentano forme nuove di economia, di risparmio e di consumo, di lavoro e di cura, di dialogo e di decisione, di partecipazione e di rappresentanza”.
Il convegno è stato concluso dai ‘pensieri’ del presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, card. Roger Etchegaray, che ha fatto il ritratto della misericordia: “‘Misericordia e giustizia si baceranno’. Giovanni Paolo II dopo l’attentato di Ali Agca non si è accontentato di cantare questa espressione del salmista nell’enciclica ‘Dives in misericordia’ del novembre 1980: nel dicembre 1983 ne ha dato l’esempio più straordinario.
L’aveva già perdonato dal suo letto d’ospedale, ma quasi nessuno vi aveva fatto caso. Per commuovere milioni di coscienze sparse in tutto il mondo è bastata un’immagine muta, fugace, sfocata: il papa all’interno del carcere dove faceva visita al suo aggressore… Giovanni Paolo II è arrivato addirittura a dire che l’amore provoca un rifacimento della giustizia dopo il peccato dell’uomo.
L’amore di Dio si è rivestito dell’abito della misericordia, che non ha niente in comune con la pietà condiscendente, con la debolezza complice e con il calcolo interessato. La misericordia porta il suo frutto quando l’uomo, amato fino al perdono, diventa lui stesso misericordioso. Solo allora la terra diventa respirabile, abitabile, persino in una prigione…
La misericordia divina è il volto che prende l’amore di Dio quando egli è alle prese con la miseria degli uomini, con la sofferenza, con il peccato. E poiché la miseria è ovunque, in ogni uomo, fin dal primo uomo e dalla prima donna, Adamo ed Eva, Dio non può rivelarsi altrimenti che con il manto della misericordia. La misericordia di Dio è il nuovo nome di Dio, e la misericordia di Dio è infinita come il suo amore”.