A Barangaroo, Sydney accoglie il papa. La riflessione su vita, creato e relativismo

Non è sicuramente il colpo d’occhio delle altre GMG a cui ci siamo abituati negli ultimi anni, ma i 150mila di Barangaroo e i 500mila per l’accoglienza a Benedetto XVI si fanno vedere e sentire. Il clima, però, è quello di sempre. Bandiere, cori, preghiera e festa, con lo stesso sottofondo di questi giorni: “Receive the power”, con il suo “Alleluia” coinvolgente. “Siamo radunati insieme in questo nostro mondo quale famiglia di Dio quali discepoli di Cristo, confermati dal suo Spirito per essere testimoni del suo amore e della sua verità davanti a tutti”, ha detto il papa nel suo saluto. “Di fronte a me vedo un’immagine vibrante della Chiesa universale – ha aggiunto – in una varietà di Nazioni e di culture”.
IL DISCORSO DEL PAPA. Il pontefice si rivolge in modo speciale ai giovani che “sono tuttora alla ricerca di una patria spirituale, che non sono cattolici o cristiani, assolutamente benvenuti tra noi”, per sviluppare poi una riflessione sulla realtà della Chiesa, partendo dalla Pentecoste. Gli apostoli erano persone ordinarie, bloccate dalla confusione e dalla paura; avevano dovuto vergognarsi della loro ambizione. E tuttavia, quando furono ripieni di Spirito Santo, furono trafitti dalla verità del Vangelo di Cristo e ispirati a proclamarlo senza timore; capaci di opporsi alla perversità della cultura che li circondava, di difendere la propria fede in Gesù di fronte alle ostilità. Testimoni che “Dio si è fatto uno di noi e che siamo chiamati ad immergerci nell’amore salvifico di Cristo che trionfa sul male e sulla morte”.

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E’ forte il richiamo alla salvaguardia del creato, soprattutto circa “le ferite che segnano la superficie della terra: l’erosione, la desertificazione, lo sperpero delle risorse naturali e marine per alimentare un insaziabile consumismo; le isole – Stato, la cui esistenza stessa è minacciata dall’aumento dei livelli delle acque; altre Nazioni soffrono gli effetti di siccità devastanti”. Dal creato si passa al sociale, perché è l’habitat che creiamo tra noi stessi. “Dai progressi nelle scienze mediche e dalla sapiente applicazione della tecnologia fino alla creatività riflessa nelle arti, in molti modi cresce costantemente la qualità e la soddisfazione della vita della gente”, ha detto. Ma ci sono anche le ferite, che stanno ad indicare che qualcosa non è a posto: l’alcool, l’abuso di droghe, l’esaltazione della violenza e il degrado sessuale, presentati spesso dalle televisioni e da internet come divertimento.
Dopo aver ripercorso la storia del cristianesimo in Australia e la testimonianza di tanti adulti di oggi e di ieri, il papa si domanda quale debba essere l’atteggiamento del cristiano oggi. Per rispondere, un nuovo riferimento alla creazione e alla bellezza della natura. “Ma vi è di più, dice Benedetto XVI, qualcosa di difficile percezione dall’alto dei cieli: uomini e donne creati niente di meno che ad immagine e somiglianza di Dio”. In definitiva, la creazione è buona, conclude Benedetto XVI, ma non si può comprendere senza una “profonda riflessione sull’innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, una dignità che è conferita da Dio stesso e perciò inviolabile”. Messaggio chiaro, specie di fronte al relativismo, che dà valore indiscriminatamente a tutto, creando confusione morale e intellettuale, un abbassamento dei livelli morali, fino alla perdita dell’autostima e persino alla disperazione. Il testo integrale

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IL BENVENUTO. Molto cordiale e caloroso il saluto del cardinale Gorge Pell, arcivescovo di Sydney . “La accogliamo tra di noi come uomo di fede e di preghiera, avido di cultura e insegnante illustre, che per decenni è entrato in dialogo con gli altri rappresentanti delle nostre democrazie pluraliste”, ha detto. “La accogliamo come successore di Pietro, la pietra su cui Gesù ha fondato la sua Chiesa. In lealtà e preghiera le diamo il benvenuto come Papa e vescovo di Roma”. “Nella nostra breve storia generalmente i cattolici australiani sono stati forti sostenitori del Papa. Questo ci allieta”, ha poi aggiunto, ricordando “con grande amore e ammirazione” il predecessore di Benedetto XVI, “Giovanni Paolo II il Grande, il quale fondò la tradizione della Giornata mondiale della gioventù e venne a trovarci due volte in Australia”.

L’ARRIVO IN NAVE. Il papa era arrivato a Barangaroo in nave, con la Sydney 2000. Con lui 900 persone, tra vescovi e cardinali, stampa e tanti giovani. Vicino a lui, quattro di loro hanno fatto da “Cicerone”, mostrando e spiegando i luoghi di Sydney, in particolare quelli legati all’immigrazione, alla presenza militare, alla storia degli aborigeni e al confino coatto degli inglesi, che in Australia venivano esiliati dalla loro terra. Con lui anche il cardinale Gorge Pell, arcivescovo di Sydney, e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Tanta la gente lungo la baia e il “Domain” di Sydney, che ha salutato il Santo Padre. “Non è una riproposizione di Colonia”, aveva detto in mattinata padre Federico Lombardi ai giornalisti, riferendosi all’arrivo del papa alla scorsa GMG, sempre in battello. “Semplicemente, a Colonia il Reno è il cuore pulsante della storia della città. Qui a Sydney la baia è stato il l’approdo di tanti e quindi il cuore della città”.

Foto Gregorio Borgia/Ap Photo
Prima di prendere la nave, il Santo Padre è stato accolto dagli aborigeni nella baia di Rose Bay, per la consegna del “passaporto”, con il quale, ha detto il capo del gruppo Madden, “Lei sarà accolto da amico, che viene in pace, non da colonizzatore, ma come Padre Spirituale”. Nell’occasione anche una danza di benvenuto tipicamente aborigena, che ha fatto il paio con l’accoglienza a Barangaroo della “Guardia d’onore”, 43 rappresentanti del territorio aborigeno che hanno dato il benvenuto al Santo Padre insieme ad un coro di bambini. Ora che la cerimonia è finita spazio al concerto e alla festa dei giovani.