La Chiesa contro la schiavitù

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Lo scorso 18 aprile, rivolgendosi ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sul tema della tratta degli esseri umani, papa Francesco ha detto: “Purtroppo, in un sistema economico globale dominato dal profitto, si sono sviluppate nuove forme di schiavitù in certo modo peggiori e più disumane di quelle del passato…

A nessuno piace riconoscere che nella propria città, nel proprio quartiere pure, nella propria regione o nazione ci sono nuove forme di schiavitù, mentre sappiamo che questa piaga riguarda quasi tutti i Paesi… Deve aumentare la consapevolezza delle autorità civili circa la gravità di tale tragedia, che costituisce un regresso dell’umanità. E tante volte queste nuove forme di schiavitù sono protette dalle istituzioni che devono difendere la popolazione da questi crimini”.

Non è la prima volta che papa Francesco si batte per debellare la schiavitù, proclamando una giornata celebrata lo scorso 8 febbraio. Anzi, in collaborazione con la Chiesa anglicana, alcune settimane fa, è nato un sito, www.endslavery.va, in che raccoglie dati, ricerche, studi, appuntamenti, testi legislativi licenziati da vari parlamenti per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Secondo le stime dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), oggi ci sono almeno 2.400.000 persone vittime di tratta, a fronte di poche migliaia di condanne ai trafficanti. Proprio per questo nei giorni scorsi la lotta contro la tratta degli esseri umani ha visto la luce anche di un documento del Pontificio Consiglio per i Laici, ‘Impegno cristiano. Creati ad immagine di Dio, trattati come schiavi…’, in cui si evidenzia che:

“La tratta di esseri umani è una forma moderna di schiavitù. Questo comporta il controllo di una persona con la forza, la frode o la coercizione per sottoporla al lavoro forzato e/o allo sfruttamento sessuale, la sottomissione per debiti o ad altre forme di servitù. La tratta di esseri umani spoglia le vittime della loro libertà e viola la dignità della persona umana, creata a immagine di Dio. E’ innanzitutto un crimine. Quando una persona è vittima di tratta, diventa molto difficile e spesso pericoloso sfuggire da questa situazione”.

Dopo avere esaminato le cause odierne della schiavitù, che è un business internazionale in rapida crescita e altamente redditizio che porta inevitabilmente alla distruzione della vita di centinaia di migliaia di persone, il documento impegna la Chiesa a combattere questo traffico attraverso una efficace prevenzione ed una attenta sensibilizzazione:

“Le attività di sensibilizzazione possono essere mirate verso gruppi a rischio (ad esempio, persone che intendono attivamente emigrare in cerca di un posto di lavoro lontano da casa, sia dentro che fuori il proprio paese; migranti irregolari, e tutti quei gruppi che a causa della loro situazione sono più a rischio di essere vittime del reato di tratta), insegnanti e professionisti (come medici, sacerdoti, infermieri, assistenti sociali non specializzati e funzionari di governo), o al pubblico in generale”.

Quindi la Chiesa si impegna a fornire assistenza alle persone trafficate ed ad intraprendere un’azione di ‘advocacy’: “L’advocacy nei paesi di destinazione e nei confronti delle istituzioni internazionali dovrebbe specificatamente mirare a garantire, che la legislazione risulti appropriata e venga adeguatamente applicata a livello nazionale e internazionale per proteggere le persone vittime di tratta, per punire i trafficanti e per garantire i diritti delle vittime.

Dovrebbe anche mirare verso politiche migratorie ed economiche che riducano la vulnerabilità delle persone soggette alla tratta. Infine, tale advocacy, dovrebbe evidenziare la necessità di sradicate il lavoro forzato e di promuovere condizioni di lavoro dignitose”. Infine il documento sottolinea l’importanza di ‘fare rete’:

“Fare rete dovrebbe mirare a migliorare l’assistenza transnazionale e la protezione alle persone trafficate. La rete è anche uno strumento di sostegno per un lavoro congiunto nella ricerca di un miglioramento, nonché nella applicazione della legislazione a livello internazionale e nazionale”. Proprio per questo il documento chiede di utilizzare strumenti già esistenti all’interno della rete Caritas Internationalis – Organizzazioni Cristiani Contro la Tratta di esseri umani come il sito www.coatnet.org., in cui sono descritte alcune ‘buone azioni’ per sradicare la schiavitù.

In questa occasione il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha sottolineato: “Questo documento è volto a sensibilizzare le Conferenze episcopali e le Caritas nazionali al fenomeno della tratta e le possibili attività da intraprendere per contrastarla.

E’ un documento di riflessione e di proposte per le Diocesi e le parrocchie, con informazioni sulla tratta di esseri umani nelle sue varie forme ed esempi di buone pratiche, che possono essere replicate in diversi contesti. E’ nostro auspicio perciò rendere visibile il lavoro contro la tratta che già viene svolto dalle organizzazioni ecclesiali, con l’auspicio di rendere partecipi altre istituzioni ecclesiali a questa iniziativa”.

E mons. Gian Carlo Perego, direttore generale Migrantes, ha ribadito: “Sono convinto che il documento, unitamente alla Giornata di preghiera contro la tratta istituita quest’anno, aiutano e sostengono l’impegno anche della Migrantes nelle nostre comunità ecclesiali in Italia, nella consapevolezza che la lotta alla tratta deve tenere presente questo percorso drammatico di ‘uomini e donne come noi, fratelli’, come ha ricordato papa Francesco… Il volto della misericordia della Chiesa, nel giubileo straordinario che vivremo, non può non nutrirsi di nuovi cammini di libertà e di liberazione”.

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