Corno D’Africa, una crisi da non dimenticare

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Continua l’emergenza umanitaria nei territori della Somalia. Da mesi ormai la stampa internazionale descrive le drammatiche vicende che hanno portato al collasso una delle terre più martoriate del continente africano. Siccità, carestia e conflitto sono le motivazioni principali che mettono a repentaglio quasi la metà della popolazione; circa 3,8 milioni di persone rischiano ogni giorno di morire per malnutrizione, sete e per malattie varie. Una catastrofe senza precedenti, dov’è persino difficile garantire l’assistenza alla popolazione per problemi legati alla sicurezza e a causa delle disastrose condizioni logistiche che impediscono agli aiuti umanitari di raggiungere le aree più a rischio. Molte le agenzie internazionali costrette ad abbandonare il paese per non mettere a repentaglio la sicurezza del personale e per non favorire – attraverso una tassa di registrazione imposta dai miliziani islamici – il finanziamento delle risorse belliche del gruppo di Al-Shabaab.

Un ulteriore ostacolo all’offerta di aiuti umanitari proviene dai mari somali, dove gruppi di pirati sostano nel Golfo di Aden per saccheggiare le navi dirette nel Corno d’Africa, rallentando così la spedizione delle derrate alimentari e dei medicinali. Attualmente, infatti, il territorio somalo è sotto il controllo dei miliziani islamici di Al-Shabaab, il Movimento di Resistenza Popolare nella Terra delle Due Migrazioni (MRP), capace di controllare la maggior parte dei territori centrali e meridionali del paese. A causa della prolungata siccità – che da due anni mette in ginocchio l’intera regione del Corno d’Africa, già devastata peraltro da vent’anni di scontri bellici – il territorio somalo è considerato uno dei più poveri e sottosviluppati del mondo. La siccità provoca la perdita della maggior parte dei capi di bestiame e rende impossibile le attività agricole (65% del Pil con il 71% della forza lavoro impiegata). In Somalia fino al 2010 si “viveva” con meno di due dollari al giorno e un reddito pro-capite di 600 dollari. Non è difficile concludere che la vita di milioni di persone dipende oggi, esclusivamente, dagli aiuti internazionali. Secondo i dati registrati dall’Onu in due regioni del sud della Somalia, Bakool e Lower Shabelle, il tasso di malnutrizione supera il 50% della popolazione.

Proprio in queste due aree si calcola che vi siano state 27.000 vittime solo tra i bambini di età fino a cinque anni. Diverse tonnellate di materiale alimentare, medicine, e strumentazioni per rendere potabile l’acqua, offerte dall’UNICEF, sono riuscite a soddisfare le prime necessità di 100.000 persone per un breve periodo di tre mesi. Ma in tutta la regione del Corno d’Africa, secondo i dati rilevati dall’UNICEF, sono undici milioni le persone che richiedono un’urgente assistenza umanitaria. Soltanto in Somalia i bambini esposti al rischio di malattie che comporteranno gravi conseguenze sullo sviluppo fisico e mentale sono 500.000. C’è davvero bisogno di un aiuto internazionale per assicurare la sopravvivenza di migliaia di persone e allontanare il vortice di distruzione e di morte che investe inesorabilmente la terra somala.

 

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