Papa Francesco incontra Comunione e Liberazione
“Tutto, nella nostra vita, oggi come al tempo di Gesù, incomincia con un incontro.” Papa Francesco questa mattina ha incontrato circa 80 mila aderenti a Comunione e Liberazione riuniti in Piazza San Pietro per ricordare i 10 anni della morte del fondatore Luigi Giussani e i 50 anni della nascita el movimento. Dopo aver salutato i presenti con un lungo giro in papamobile arrivando fino a via della Conciliazione, il Papa ha riflettuto su temi cari a Giussani. In primo luogo proprio sull’idea di incontro con Gesù “un incontro con quest’Uomo, il falegname di Nazaret, un uomo come tutti e allo stesso tempo diverso.”
Il Papa ha parlato dello “stupore” dell’incontro e anche del “sì” a Gesù detto da Pietro non solo per la sua volontà “ veniva prima ancora dalla Grazia, era quel “primerear”, quel precedere della Grazia. Questa fu la scoperta decisiva per san Paolo, per sant’Agostino, e tanti altri santi: Gesù Cristo sempre è primo, ci primerea, ci aspetta, Gesù Cristo ci precede sempre; e quando noi arriviamo, Lui stava già aspettando. Lui è come il fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera”.
Nel discorso del Papa sono tornati i temi a lui cari della misericordia, e della morale cristiana come risposta alla misericordia sorprendente di Dio. “La morale cristiana- ha detto il Papa- non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla sua mano che ci prende.”
Il Papa ha ricordato che al centro della vita del movimento deve esserci sempre Gesù Cristo: “ Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada.” Inoltre, ha detto il Papa “il riferimento all’eredità che vi ha lasciato Don Giussani non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta…Don Giussani non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri.”
Altro tema caro a Bergoglio la necessità di uscire e respingere l’autoreferenzialità, “in tutte le sue forme, significa saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà sincera.” Niente etichette per non “trasformarci in meri impresari di una ONG.” Il Papa ha concluso il suo discorso con due citazioni di Giussani.