Meeting di Rimini: con gli occhi degli Apostoli

Meeting di Rimini
Condividi su...

Dopo la lectio magistralis del prof. Esposito sulla certezza come arte filosofica, il Meeting offre un’ulteriore visione della certezza, presentando nell’incontro centrale del pomeriggio la mostra ‘Con gli occhi degli Apostoli. Una presenza che travolge la vita’. Nell’introdurre l’incontro Giancarlo Cesana, professore all’Università Bicocca di Milano, ha detto: “Senza storia il presente non può educare. I luoghi della Terra Santa testimoniano quello che è successo e ce lo tramandano”. Infatti le scoperte archeologiche trovate a Cafarnao mostrano come la vita nella città continui a rimanere diversa e segnata da Gesù anche dopo la sua morte. I suoi discepoli continuano a vivere assieme uniti dalla Sua Memoria e dalla Sua continua, affermata e riconosciuta Presenza; la casa dove Gesù aveva vissuto diventa dapprima un luogo di venerazione e poi una Chiesa; stranieri e sconosciuti continuano ad affluire verso la città come pellegrini per pregare in quei luoghi, come testimoniano i graffiti.

Padre Pierluigi Pizzaballa, custode di Terra Santa, ha fatto una testimonianza di sé e del suo rapporto personale con Cristo: “La prima verità dell’uomo è quella di essere fatto per questo incontro  per la relazione viva e reale con Cristo nella quale nasce e cresce la vita. Gesù è passato nella sinagoga – spiega Pizzaballa – e in primo luogo ha guarito l’uomo nella sua relazione con Dio. E’ entrato nella casa e quindi ha guarito l’uomo nei suoi legami più intimi, personali, concreti. Il luogo dell’incontro deve diventare luogo di perdono. L’incontro con Dio è sempre possibile, però l’idea deve avere la vita, perché la vita racconta la realtà. Vivere il Vangelo è una possibilità a non avere paura.

In Terra Santa la violenza ha segnato la relazione; occorre testimoniare la Salvezza, perché Cafarnao ci parla di una Salvezza quotidiana, che dimora nella vita. La testimonianza diventa vera quando è vissuta. Attraverso gli incontri con gli ebrei ho incontrato in una nuova maniera Gesù. Le relazioni in Terra Santa sono ferite ed i cristiani sono chiamati a coltivare queste relazioni. Dall’incontro con questa terra nasce un’esperienza reale di Gesù e la Terra Santa ti obbliga ad andare fino in fondo delle relazioni. E’ una storia faticosa, ma abitata. Come Francescani stiamo in Terra Santa, tenendo la porta aperta”.

Il curatore della mostra, prof. Josè Miguel Garcia, docente all’Università San Damaso di Madrid, ha detto di non aver potuto seguire molto la storia della costruzione della mostra, perché impegnato nella GMG: “Inevitabilmente il Cristianesimo è ridotto ad un’idea, ma non ad un avvenimento, come è avvenuto a Madrid, dove milioni di giovani hanno aspettato la testimonianza di un ‘anziano’ che raccontava di Gesù. Questi giorni mi hanno aiutato a capire il mistero dell’Incarnazione, cioè il Mistero di Dio si è fatto visibile e ci salva. La nostra vita diventa vera attraverso una Presenza, che è il Volto di Dio. La cultura rifiuta questa vericidità: si rifiutano i Vangeli perché testimoniano l’intervento del Divino nella storia.

Molti scettici dicono che i Vangeli dicono quello che gli Apostoli pensano, però i Vangeli sono scritti da testimoni oculari. Paolo parla di scandalo per i giudei e pazzia per i pagani, perché un uomo non poteva essere accettato come Dio. Invece per gli Apostoli la fede nasce da uno sguardo. Nella mostra ci interessa far percepire l’eccezionalità di Gesù. Il cristianesimo non è la dottrina di Gesù, ma è Gesù stesso. Ridurre il cristianesimo ad una legge è cadere nel peccato denunciato da sant’Agostino: essere cristiano coincide con la vita di Gesù. La fede è il riconoscimento di una Presenza, perché Dio è venuto ed è fra noi. Papa Benedetto XVI lo ha detto ai giovani radunati a Quatro Vientos. Madrid ha potuto vedere giovani desiderosi di vivere il cristianesimo. Un tassista si è ricordato la finale di Champions League e la città era sporca; invece sono quattro giorni che questi giovani sono a Madrid e la città è pulita. Gli apostoli hanno ceduto ed hanno ricevuto il centuplo quaggiù”.

Dopo questo importante incontro segnaliamo un interessante incontro sull’economia, grazie alla presentazione del volume ‘Ragionare tra mercanti – Linguaggio e concezioni nelle relazioni di Francesco di Marco Datini’, di Paolo Nanni, storico dell’Università di Firenze. Per un economista la ricerca sui mercati tratta di tecniche e di meccanismi, per lo storico deve invece condurre a capire chi era quel mercante sotto il profilo umano, quali ideali e quali concezioni della vita aveva e con quale coscienza viveva la sua professione. “Il mercato non fu certo un’invenzione del Medioevo: nel mondo romano c’erano i mercatores che commerciavano anche con luoghi lontani. Esistevano mercati, fiere e mercanti anche nell’alto Medioevo, ma dal XIII secolo questa attività diventa importante soprattutto nelle città marinare e dell’Italia settentrionale. Per esercitare la mercatura si inventano regole, monete, cambi, ragioneria, tecniche contabili e tutta una concezione giuridico-politica”.

Tornando ai mercanti, come hanno superato le crisi dei loro tempi? “Sono riusciti a organizzare una protezione sociale”. Parliamo ad esempio della fondazione di ospedali che non si occupavano soltanto degli ammalati, ma erano un’opera globale di sostegno materiale e morale ai poveri: malati, orfani, vedove, pellegrini, anziani soli, trovatelli. L’ospedale accompagnava tutti secondo le loro necessità, ricavando le risorse dai lasciti dei ricchi, attuando così la redistribuzione della ricchezza. Si può dire che siamo in presenza dei progenitori dell’attuale welfare: “L’ospedale diventa un’impresa che si preoccupa di avere le risorse necessarie e non disdegna neppure di trasformarsi, in certi casi, in una banca che fa prestiti e gestisce il denaro depositato”.

Continuando il filone della sussidiarietà nel 150^ anniversario dell’Unità d’Italia, la prof.ssa Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Milano e responsabile del dipartimento Pubblica amministrazione della Fondazione per la Sussidiarietà, ha analizzato l’articolo 41, anche come esempio del fatto che “la Costituzione è una serie di norme che dev’essere attuata, ma anche un elemento in cui tutte le forze politiche si riconoscono”. Il comma 2, infatti, fa riferimento all’importanza dell’utilità sociale, indizio di matrice cattolica, mentre il comma 3 sulla programmazione, si riferisce agli ideali comunisti e socialisti del tempo. Si è affrontato anche il tema dell’istruzione nell’articolo 33 che “rappresenta uno dei punti del testo in cui si vede che la Costituente ha fatto fatica a trovare elementi di consenso. L’articolo recita: ‘Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato’. Parole diventate baluardo del laicismo, ma se le scuole private chiudessero, il governo dovrebbe spendere ancora di più per l’istruzione”. A questo proposito la docente ha evidenziato un elemento importante della Costituzione: “Ci è stato consegnato il testo, ma spetta alle forze politiche interpretarlo e attuarlo”.

Sempre nel filone sussidiario il Meeting ha incontrato il presidente della Fiat,  John Elkann, che ha risposto alle domande di Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle opere: “Fin da bambino mi interessava il lavoro della mia famiglia e così a 18 anni, dopo aver girato il mondo, mi sono fermato a Torino per conoscere meglio l’Italia. Vicino a mio nonno, l’interesse è cresciuto e le vicende eccezionali in cui mi sono trovato coinvolto sono state un’enorme opportunità. Alla mia poca esperienza ho fatto fronte grazie all’aiuto di persone più adulte e competenti, grazie alla forte convinzione di aver avuto una grande fortuna e la possibilità di fare grandi cose”. La Fiat è un’impresa in mano ad una famiglia e in questi dieci anni le imprese familiari italiane sono cresciute del 58%, mentre le altre del 48%: “Questo genere di imprese viene più apprezzato dalla Borsa, perché sono più prudenti nel controllo del debito e nella gestione finanziaria. Il controllo familiare e la stabilità della proprietà permettono di prendere decisioni e realizzarle in tempi lunghi. I limiti? Quando il nepotismo prevale sul merito”.

Da ultimo le domande sull’Italia, le sue prospettive, le speranze di chi si affaccia per la prima volta sul mondo del lavoro: “Certo, sono importanti lo studio dell’inglese e gli stage all’estero ma la cosa più importante è dire a se stessi la verità e lasciarsi guidare dalle opportunità della vita. La Fiat ha un dialogo aperto con l’Italia. Vogliamo fare ancora auto in questo Paese. Ma l’Italia ha ancora voglia di produrre automobili e di permettere di investire a chi vuol farlo? Bisogna scegliere una strada e percorrerla, come in Brasile, dove la creazione di posti di lavoro ha tirato via gente dalla criminalità”.

Infine il Meeting è anche musica e cinema, specialmente nel ‘fresco’ della serata ai bordi delle piscine della Fiera riminese. Tra tante star intervenute sottolineiamo l’incontro dei giovani che affollano i padiglioni fieristici con Niccolò Fabi, che salirà sul palco giovedì 25 agosto alle ore 21.45, per raccontare la sua vita e le sue canzoni. Il suo percorso artistico lascia trasparire una profondità di sguardo e un’attenzione alle dinamiche umane e dei rapporti non scontata. Ma non c’è solo l’osservazione della realtà nella produzione artistica del cantautore romano: ci sono anche grandi domande, c’è la ricerca della meraviglia e delle cose belle, senza nascondere i drammi e le scelte che la vita mette davanti. Drammi che hanno toccato da vicino Fabi, colpito dalla perdita della figlia Olivia nel 2010, evento che ha generato nei mesi successivi un grande concerto di solidarietà a cui hanno partecipato oltre ventimila persone, i cui proventi sono stati destinati ad un ospedale del Cuamm-Medici per l’Africa in Angola.

Oltre il concerto di Fabi la giornata di giovedì 25 agosto prevede un incontro con il card. Dionigi Tettamanzi e con il filosofo Fabrice Hadjadj.

151.11.48.50