Il meeting di Rimini ha ospitato il Presidente della Repubblica

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Il Meeting di Rimini, domenica 21 agosto, ha aperto la sua XXXII edizione ospitando il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha inaugurato la mostra sul centocinquantenario dell’Unità d’Italia: ‘150 di sussidiarietà. Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo’. Il presidente della Repubblica ha auspicato scelte coraggiose di sviluppo di medio e lungo periodo ed ha invitato i giovani ad impegnarsi nella politica con le proprie idee e le proprie radici.

 

 

Il Meeting è stato aperto con la santa messa officiata da mons. Francesco Lambiasi, assieme al cardinale Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti-Cattolici; monsignor Ivan Jurkovic, nunzio apostolico a Mosca; father Richard Duffield, provost dell’Oratorio di San Filippo Neri a Birmingham; padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana, don Stefano Alberto e don Roberto Battaglia.

Nell’omelia il vescovo di Rimini, commentando il Vangelo, ha affermato:  “I cristiani non hanno paura di riconoscere che queste parole rappresentano uno scandalo invalicabile per la ragione umana. Chi è dunque nella sua più profonda identità questo Gesù di Nazaret? Cosa possiamo rispondere noi se ci lasciamo folgorare dalla sua domanda rovente: ‘Ma voi chi dite che io sia?’. È una domanda che ha attraversato, con diatribe e rischi interpretativi, venti secoli di storia e che noi ora possiamo leggere in senso bidirezionale: Gesù è figlio di Dio, il figlio di Dio è Gesù… La Chiesa è la compagnia di quanti condividono con Pietro-Benedetto che credere vuol dire ‘tuffarsi nell’universale apertura di un incondizionato amore’. E confessare Cristo vuol dire ‘accogliere l’appello dell’amore come rivendicazione della fede’. Solo così l’esistenza diventa una immensa certezza”.

Mentre nel pomeriggio il presidente Giorgio Napolitano ha sottolineato il Meeting di Rimini come “l’occasione per ridare respiro storico e ideale al dibattito nazionale. Perché è un fatto che ormai da settimane, da quando l’Italia e il suo debito pubblico sono stati investiti da una dura crisi di fiducia e da pesanti scosse e rischi sui mercati finanziari, siamo immersi in un angoscioso presente, nell’ansia del giorno dopo, in un’obbligata e concitata ricerca di risposte urgenti. A simili condizionamenti, e al dovere di decisioni immediate, non si può naturalmente sfuggire. Ma non troveremo vie d’uscita soddisfacenti e durevoli senza rivolgere la mente al passato e lo sguardo al futuro.Ringrazio perciò voi che ci sollecitate a farlo”.

Il presidente della Repubblica ha fatto riferimento al suo discorso pronunciato il 17 Marzo, parlando di esame di coscienza: “Ma ‘l’esame di coscienza collettivo’ che avevamo auspicato in occasione di una così significativa ricorrenza, non poteva rimanere limitato al travaglio vissuto per conseguire l’unificazione, e alle modalità che caratterizzarono il configurarsi del nostro Stato nazionale. Esso doveva abbracciare, e ha in effetti abbracciato, il lungo percorso successivo, dal 1861 al 2011… Ebbene, abbiamo insistito tanto, e con pieno fondamento, su quel che l’Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato, e sulle grandi riserve di risorse umane e morali, d’intelligenza e di lavoro di cui disponiamo, perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto…

Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l’Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo carico di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile. Nel messaggio di fine anno 2008, in presenza di una crisi finanziaria che dagli Stati Uniti si propagava all’Europa e minacciava l’intera economia mondiale, dissi, riecheggiando le famose parole del Presidente Roosevelt, appena eletto nel 1932, ‘l’unica cosa di cui aver paura è la paura stessa’. Ma dinanzi a fatti così inquietanti, dinanzi a crisi gravi, bisogna parlare, e voglio ripeterlo oggi qui, rivolgendomi ai giovani, il linguaggio della verità : perché esso ‘non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza”.

Inoltre ha affermato che “le difficoltà sono serie, complesse, per molti aspetti non sono recenti, vengono dall’interno della nostra storia unitaria e anche, più specificamente, repubblicana. Ad esse ci riporta la crisi che stiamo vivendo in questa fase, nella quale si intrecciano questioni che a noi spettava affrontare da tempo e questioni legate a profondi mutamenti e sconvolgimenti del quadro mondiale. Ma se a tutto ciò dobbiamo guardare, anche nel momento in cui ci apprestiamo a discutere in Parlamento nuove misure d’urgenza, bisogna allora finalmente liberarsi da approcci angusti e strumentali”.

Infine si è rivolto ai giovani: “Spetta anche a voi, giovani, operare, premere in questo senso e predisporvi a fare la vostra parte impegnandovi nell’attività politica. C’è bisogno di nuove leve e di nuovi apporti. Non fatevi condizionare da quel che si è sedimentato in meno di due decenni: chiusure, arroccamenti, faziosità, obbiettivi di potere, e anche personalismi dilaganti in seno ad ogni parte. Portate nell’impegno politico le vostre motivazioni spirituali, morali, sociali, il vostro senso del bene comune, il vostro attaccamento ai principi e valori della Costituzione e alle istituzioni repubblicane: apritevi così all’incontro con interlocutori rappresentativi di altre, diverse radici culturali. Portate, nel tempo dell’incertezza, il vostro anelito di certezza”.

Inoltre è interessante sottolineare il valore dell’inaugurazione di un’altra mostra dedicata a Boris Pasternack, autore russo del Dottor Zivago: ‘Mia sorella la vita’ a cura di Adriano Dell’Asta e Giovanna Parravicini e la collaborazione degli studenti delle Università Cattolica e Statale di Milano. Pasternak è stato un simbolo per intere generazioni in Russia, in quanto testimone che, se la vita è, al fondo, un dialogo ininterrotto con Dio, tutto ciò che accade assume il valore di una positività e di una bellezza. La mostra, in cui pannelli di testo e di foto si alternano a momenti di recitazione, proiezione e dialogo, si snoda intorno a tre personaggi emblematici per Pasternak: Amleto, Faust e il dottor Živago. I primi due Pasternak frequentò a lungo come traduttore di Shakespaere e di Goethe, e l’ultimo è protagonista del grande romanzo che gli valse nel 1957 l’assegnazione del Premio Nobel, che fu costretto a rifiutare per timore di gravi ritorsioni da parte del regime sovietico.

In ultimo è interessante sottolineare la presentazione di un libro dedicato ad Oscar Romero: ‘Ho udito il grido del mio popolodi Anselmo Palini (ed. Ave). Oscar Romero fu testimone e accusatore delle violenze della dittatura militare e anche di quella dei guerriglieri che ha tentato di convertire. Le sue omelie erano straordinarie e una di queste in cui incitava i soldati a non obbedire a ordini omicidi fu forse la goccia che fece traboccare il vaso. Diceva: “Io sono la voce di chi non ha voce”. La sua figura fu annoverata da Giovanni Paolo II tra i martiri del XX secolo. È seguita la presentazione di ‘Il mio principe. Soffrire, crescere, sorridere con un figlio autistico’ di Gina Codovilli (ed. Itaca). L’autrice, madre del ‘principe’, è un’insegnante che abita a Riccione. Laureata in Scienze dell’Educazione ha intrapreso la professione di insegnante elementare che ha svolto fino al 1987, anno in cui è nato il suo terzo figlio, Andrea, protagonista del libro. È una storia come quella di tante famiglie, che cambia la vita personale e delle persone più vicine: “Nella mia vita ho incontrato molti angeli, ha concluso l’autrice persone normali…”.

Il Meeting prosegue lunedì 22 agosto con tre temi importanti: Giovanni Paolo II, famiglia e giovani, Medio Oriente e dialogo interculturale.

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