Verso Rio de Janeiro 2013

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“La prossima volta a Rio de Janeiro”. I giovani che fino a poco tempo fa affollavano la spianata di Cuatro Vientos (così tanti, e a volte persino inaspettati, che alcuni sono rimasti fuori dalle transenne) si danno appuntamento a Rio de Janeiro. I giovani brasiliani hanno fatto loro il refrain di questi giorni di Giornata Mondiale della Gioventù. Battono i tamburi (molti gruppi ne hanno almeno uno), e si chiamano tra loro: “Brasileiros bate o mano” (la trascrizione probabilmente non è perfetta), “Brasiliano batti le mani”. Sono arrivati in 18 mila alla Giornata Mondiale della Gioventù, e si fanno decisamente sentire. Benedetto XVI ha vissuto con allegria queste giornate. Ha deciso di rimanere fino al termine della veglia, nonostante la pioggia, con un sorriso quasi divertito e con emozione. L’allegria dei giovani lo ha contagiato, e lui vuole stare con loro, e li vuole radicati in Cristo e fondati nella fede. Ha parlato di vocazioni durante questi quattro giorni, e tutti si sono sentiti in qualche modo toccati. Nonostante la disorganizzazione, il caldo mutato incredibilmente in pioggia, e la pioggia mutata in un nuovo caldo asfissiante, nonostante la comunione che praticamente nessuno di loro ha potuto prendere, i giovani sono entusiasti della Giornata Mondiale della Gioventù.

“E’ stato bello essere qui, e potere incontrare il Papa – racconta Francesca – ora è il momento di fare nostre le sue parole e portarle nel mondo”. Elena ha amato “il momento dell’adorazione, un momento in cui ho avuto la forte sensazione che ci fosse Dio in mezzo a noi. Peccato non aver potuto prendere l’eucarestia oggi, avrebbe dato un senso ancora più profondo alla nostra Messa”. E c’è chi – come Domenico – comincia a fare un bilancio delle catechesi, e resta persino un po’ deluso. “A volte i vescovi non mi sono sembrati spumeggianti, vicini a noi giovani. In tre giornate, mi è rimasto impresso un solo intervento”. Dell’organizzazione invece si lamentano un po’ tutti. Ancora Domenico racconta come “la mancanza di acqua in questi giorni è stata una nota molto negativa.

Non c’era mai possibilità di bere, le bottigliette a disposizione erano pochissime”. Le cappelle dell’adorazione sono state piene e partecipate fino a che il vento non le ha divelte in nottata, e ha costretto la polizia a tagliarle (è stato quello il motivo per cui non si è potuta distribuire la comunione, dato che le ostie vi erano collocate all’interno). In molti, quasi tutti si confessano. In tantissimi hanno partecipato alla festa del perdono al Parque del Buen Ritiro. Arrivato il momento di smontare i confessionali, c’era ancora una fila enorme di persone in attesa. Allora i sacerdoti hanno invitato tutti a raggiungerli sotto gli alberi del Parque, per una confessione all’aperto. È il momento di tornare a casa per molti di loro. “Porto con me, in questo zaino che mi ha seguito tutta la Gmg – racconta Federica – l’invito del Papa a non vergognarci della nostra fede e un’esperienza meravigliosa di comunione”. Nelle menti di un intero gruppo di italiani, un ricordo: il canto dell’inno della Gmg, fortissimo e in spagnolo, dentro una metro di notte. “Ci è sembrato di sentire esplodere la metropolitana”, dicono. Chissà se lo faranno di nuovo con l’inno di Rio de Janeiro.

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