Italiano batti le mani. La Gmg si colora di tricolore.
“Italiano batti le mani!”. Si dice così, e scandito con forza. All’inizio, erano solo i ragazzi del gruppo italiano a urlare questo slogan. Un modo di salutarsi quando si incontravano tra loro, perché il gruppo italiano è sempre il più numeroso. Ma adesso sono anche i ragazzi spagnoli, brasiliani, e di tutte le altre nazionalità che lo scandiscono con forza, chiamando quasi a raccolta tutti gli italiani che incontrano. La Gmg è un modo di superare le barriere linguistiche e cominciare una vera fratellanza. Lo ha sottolineato il Papa, ma ne sono convintissimi anche i giovani. “Basta guardarsi intorno – racconta Pietro, un pellegrino di circa 26 anni – per capire che qui non ci sono barriere. È come la Pentecoste, parliamo in qualche modo tutti la stessa lingua”.
In molti hanno le chitarre, e mentre tornano a casa, nelle metro, negli autobus, persino camminando a piedi, suonano e cantano canzoni di repertorio vario, dai canti religiosi a quelli più “profani”. E poco importa se dopo qualche giorno la voce è andata via e l’intonazione non è quella giusta. Quello che conta è stare insieme. E magari pregare. “Abbiamo seguito con attenzione le catechesi dei vescovi – afferma Francesca – ma solo in una occasione ci siamo sentiti veramente coinvolti. Io ormai sono una veterana della Gmg (partecipo da Colonia 2005) e mi viene da riflettere che a volte mancano veri pastori”. Sono parole che raccontano anche l’esigenza di trovare un senso a questa esperienza. Così in moltissimi si confessano, giorno dopo giorno, e la mattina presto alcuni di loro si vedono fuori dai luoghi in cui si incontrano riunirsi in cerchio per recitare insieme le lodi mattutine.
Poi c’è ovviamente la dimensione della festa. Se gli italiani sono un punto di riferimento fisso, anche gli spagnoli si fanno sentire. Quando spagnoli e italiani si incontrano, è facile che ci sia un gemellaggio. Si vedono spagnoli insegnare danze agli italiani, che si mettono in cerchio e li seguono, imitandone le parole, che non comprendono. Eccola, la Gmg. Che va oltre i disagi per dormire (un gruppo di Firenze dorme addirittura all’aperto nell’erba alta) o nella difficoltà dei trasporti. Ancora ieri, c’erano gruppi di giovani prendere la metro dall’aeroporto per raggiungere gli eventi. “Siamo un gruppo che viene da tutta Italia – raccontava con entusiasmo Filippo, un giovane della diocesi di Pescara – siamo siciliani, abruzzesi, pugliesi, laziali. Ci muoviamo sempre insieme. Don Giovanni è il nostro padre spirituale. Andiamo là dove la Chiesa ci chiama”.