Filippine, storie di famiglia con i guanelliani
John Paul ha 9 anni, Tommy 11 anni. Entrambi hanno partecipato all’incontro delle famiglie con il Santo Padre, anche se una mamma ed un papà non li hanno mai avuti. Abbandonati entrambi dalle rispettive famiglie perché portatori di handicap, hanno preso parte all’incontro con la famiglia che li ha accolti e di loro si prende cura: l’Opera don Guanella di Manila. “Entrambi – spiega P. Charlton Viray Ocampo, superiore locale – vivono al don Guanella Home for Special Children che accoglie 21 bambini in modalità residenziale, privi di famiglia e spesso anche senza nome . Tommy é un ragazzo con sindrome di Down. John Paul ha un handicap dovuto a consanguineità. Tutti e due frequentano la scuola speciale al don Guanella Center, il centro diurno dell’Opera per i ragazzi disabili”. All’incontro con Papa Francesco saranno accompagnati da due seminaristi. “e’ una grande gioia la loro. Sognano di stringergli la mano, abbracciarlo e sperano tanto che questo desiderio si avveri”. Da 26 anni nella baraccopoli di Manila, i Servi della Carità hanno costruito accanto alla casa madre un Centro pastorale per sostenere bambini denutriti e offrire assistenza scolastica, una casa per 21 bambini disabili abbandonati, servizi di fisioterapia ed idroterapia, housing project per 16 famiglie in difficoltà, ambulatorio con medico, laboratori di terapia occupazionale, spazi di aggregazione ed animazione per giovani.
Da 20 anni sono anche a Legazpi con casa di discernimento vocazionale e noviziato, scuola speciale per 48 bimbi autistici, fisioterapia, residenza per 12 disabili, spazio di incontro per giovani. Offrono anche servizio pastorale nelle carceri, pastorale per ammalati e disabili. Benjie e la moglie hanno 5 figli, 4 dei quali autistici. Vivevano nella baraccopoli di Tandang Sora, Manila. Lì nel 1992 P. Luigi De Giambattista, guanelliano, acquista per conto della Congregazione, un terreno di riso, al centro della baraccopoli. Due ettari.
Oggi dopo 26 anni vi si trova la grande tenda della Carità dell’Opera don Guanella: un centro pastorale per bambini denutriti con formazione scolastica e assistenza medica, una casa per 21 bimbi disabili, servizi di fisioterapia ed idroterapia, ambulatorio medico, terapia occupazionale, panetteria, spazio di accoglienza e promozione per giovani. E Benjie? Con il suo triciclo malmesso girava vendendo qualche oggetto recuperato qua e là, per tentare di provvedere alla sua famiglia, così provata. Nel 2011 vede, di fronte al centro guanelliano, mattone su mattone crescere delle piccole casette. I religiosi, tra mille peripezie, avevano acquistato il terreno di fronte alla loro casa e avviato l’ennesimo sogno: l’housing project, 16 piccole unità abitative per famiglie in gravi difficoltà. Nessuna vendita, nè affitto. Solo accoglienza targata Provvidenza.
Arredamento completo per chi ha a mala pena l’essenziale da riporre. Il tutto per restituire condizioni di vita dignitose a persone in gravi difficoltà. C’è chi fornisce i mattoni, chi realizza il progetto, chi offre manodopera a basso costo. Il giorno dell’inaugurazione in una delle casette ad entrare è proprio Benjie con la sua famiglia: 5 ragazzi dai 5 ai 21 anni. 7 persone in tutto, in 24 mq. Impresa difficile da realizzare, pensabile solo da un grande Architetto. Tante le lacrime di gioia, quelle di occhi liberi ora di intravede un futuro. Altri occhi, stessa Speranza. Quella di Alvy: orfano, incontra nel Centro guanelliano un’altra ospite, orfana anch’essa.
Tra i due, peraltro con buona formazione di base, nasce il desiderio di costruire insieme un futuro. Dal matrimonio nascono due figli con gravi disabilità. I guanelliani accolgono questa famiglia nella loro. Prima vengono sistemati nella casetta destinata a portineria. Quindi, realizzate le piccole unità abitative, in una di esse. Oggi Alvy, a “complemento d’arredo”, è il cuoco del centro. “Non potrò mai dimenticare il miracolo della carità che ha ridato dignità e me e alla mia famiglia. La visita del Santo Padre è per noi tutti di consolazione e conforto ed invito a non perdere mai la speranza e condividere quel poco che ciascuno ha”.