La Chiesa cattolica nelle Filippine: una realtà vitale
420 anni di vita. La Chiesa cattolica nelle Filippine non è giovanissima ma neanche tanto vecchia da aver dimenticato l’entusiasmo. Più di 80 milioni di fedeli su una popolazione di circa 100 milioni di abitanti fanno delle Filippine uno dei paesi più cattolici al mondo. Almeno sulla carta. La Chiesa ha sempre avuto un ruolo importante e, soprattutto a partire dagli anni del regime del dittatore Marcos è stata la coscienza critica della Nazione di fronte ai mali storici che la affliggono: povertà, forti disparità economiche e sociali, corruzione, instabilità politica e secessionismo. In questi anni essa ha confermato tale impegno per la moralizzazione della vita pubblica, in difesa della Costituzione, della democrazia, della trasparenza e dei valori morali nell’agire politico, in un contesto politico segnato da scandali, brogli elettorali, corruzione e tentativi di golpe. Anche nei momenti più critici, i vescovi hanno predicato il rifiuto di ogni risposta violenta, lanciando un appello a un serio discernimento e alla preghiera comune.
Non meno importante l’impegno per la difesa della vita e della dignità della persona umana. Esso si è espresso su vari fronti: dalla battaglia (vinta) per l’abolizione della pena di morte (anche se crescono le pressioni per il suo ripristino), alle varie battaglie in difesa delle categorie più vulnerabili (aborigeni, emigrati, contadini, carcerati, donne, bambini), fino ai ripetuti interventi sulla delicata questione demografica al centro del dibattito pubblico nel Paese in quest’ultimo decennio. I vescovi hanno sempre sostenuto con chiarezza che la causa della perdurante povertà e della disparità sociale nelle Filippine non sta nell’eccessiva popolazione, ma nel fallimento delle politiche economiche del governo e nella corruzione imperante. La Commissione Episcopale per la Vita e la Famiglia, ha continuato a sensibilizzare i fedeli con iniziative in tutto il Paese, portando l’attenzione sul senso della missione cattolica, “per sua natura legato alla famiglia ed alla vita”. In queste battaglie i vescovi hanno potuto contare su un laicato molto attivo (anche grazie alle scuole cattoliche che continuano a formare numerosi fedeli laici competenti, supplendo alle carenze della scuola statale) e su una significativa presenza nel mondo della comunicazione sociale.
La testimonianza dei laici
Il laicato è un grande protagonista della vita della Chiesa filippina, attivo nella pastorale, capace di testimoniare i valori fondamentali della fede nella famiglia e nella vita pubblica. Da segnalare, a questo proposito, l’esperienza delle Comunità ecclesiali di base (Basic Ecclesial Communities – BEC) che si sono molto sviluppate in questi tre decenni, soprattutto nelle aree rurali. Il Consiglio episcopale per i Laici ha indicato ai movimenti e alle associazioni laicali due figure di riferimento: San Lorenzo Ruiz e il Beato Pedro Calungsod, due laici filippini elevati agli onori degli altari da Giovanni Paolo II, rispettivamente, nel 1987 e nel 2000. Secondo l’Episcopato, infatti, la risposta ai problemi del Paese, risiede in ciascun cittadino: ognuno deve fare la propria parte facendo scelte personali ispirate ai valori del Vangelo.
Gli ambiti privilegiati di questa testimonianza di fede sono la difesa della famiglia, minacciata oggi dagli attacchi che vengono dall’aborto, dalle politiche di controllo delle nascite, dalla separazione delle famiglie a causa dell’emigrazione e dal consumismo, ma anche la lotta alla corruzione, vera e propria piaga della vita pubblica del Paese; la promozione dei diritti umani, della giustizia sociale e della pace e la salvaguardia del Creato.
Di particolare rilievo il ruolo dei fedeli laici nella missione della Chiesa verso i migranti. A questo proposito è emersa la necessità di una collaborazione pastorale con i Paesi di accoglienza, in particolare per la promozione umana e la difesa dei diritti dei migranti e di una corresponsabilità pastorale tra Chiese particolari e immigrati filippini come soggetti attivi di evangelizzazione (cfr. Fides). Da terra di missione le Filippine sono infatti diventate oggi un grande Paese evangelizzatore, non solo per i sempre più numerosi missionari e missionarie che operano in Asia e in altri continenti, ma anche grazie alla preziosa opera svolta dagli emigrati, comuni fedeli che portano il Vangelo nei Paesi di accoglienza con la loro semplice testimonianza di vita e di fede
La Chiesa filippina nei media
Un altro tratto distintivo della Chiesa filippina è la sua significativa presenza nella comunicazione sociale caratterizzata da un grande dinamismo. Essa ha saputo sfruttare al meglio in questi anni le grandi potenzialità delle nuove tecnologie dell’informazione e in particolare del web e dei social network. Tale presenza è gestita e coordinata dal Media Office della Conferenza episcopale (istituito nel 1988 e operativo dal 1996), al quale fa capo il sito dei vescovi http://cbcponline.net/ph/. Oltre a diffondere documenti ufficiali e intrattenere rapporti con i media secolari, il sito pubblica il giornale dei vescovi “CBCP Monitor” (nato come periodico), il magazine “Impact” e la newsletter “Gateway” e gestisce l’agenzia on line dell’Episcopato CBCP News sulla vita della Chiesa nelle Filippine. Da notare che nello stesso sito diversi vescovi filippini hanno inaugurato nel dei“blog cattolici”, che curano personalmente.
Ma non è solo Internet a contribuire all’evangelizzazione: anche un mezzo do comunicazione sociale tradizionale come la radio è uno strumento efficace in questo senso, come testimonia il successo delle trasmissioni di “Radio Veritas Filippine”, l’emittente cattolica con sede a Manila e che ora trasmette anche su satellite grazie alla rete “Catholic Media Network”. “Radio Veritas” è uno strumento di testimonianza essenziale per la comunità cattolica nelle Filippine e in altri paesi asiatici. Per la qualità dei servizi e delle trasmissioni, è apprezzata anche da ascoltatori di altre religioni. I vescovi spesso hanno diffuso radiomessaggi dai microfoni dell’emittente cattolica nei momenti chiave della vita nazionale.
Le nuove priorità pastorali
Tra le sfide particolarmente decisive oggi per la Chiesa vi sono quella della globalizzazione, causa di un’ulteriore emarginazione dei più poveri, e quella della promozione di una cultura della pace. Alla luce di queste sfide e della nuova delicata fase che il Paese attraversa sul piano politico, economico, sociale, culturale e religioso, la Chiesa filippina ha ridefinito le sue priorità pastorali: approfondimento della fede e coinvolgimento di tutti i fedeli nella vita della Chiesa; formazione dei laici per la trasformazione della società; rafforzamento della famiglia; valorizzazione dei giovani; rinnovamento della formazione del clero; interesse per i problemi dell’ecologia; dialogo inter-religioso; missione ad gentes, con particolare attenzione all’Asia. Essa ha sottolineato in questi anni la necessità di un rinnovato impegno per la “nuova evangelizzazione” partendo appunto dai poveri Centrale in questo ambito anche il ruolo della scuola cattolica che ha al centro la formazione integrale della persona. A livello di pastorale parrocchiale poi, diverse congregazioni religiose continuano a proporre l’esperienza del proprio carisma religioso come dono per la Chiesa locale. In questo senso si inserisce anche l’impegno a riqualificare la promozione vocazionale, favorendo l’apertura di nuove comunità soprattutto nelle province (cfr. Fides).
La sfida delle sètte
Una sfida importante per la Chiesa filippina oggi è rappresentata dall’invasione delle sètte evangeliche di origine americana, che fanno presa soprattutto nei quartieri più degradati delle periferie urbane. Fino a pochi decenni fa le Filippine erano un paese quasi totalmente cattolico. Oggi denominazioni pentecostali, gruppi evangelici, sette neo-cristiane spesso in aperto contrasto con la Chiesa cattolica, stanno conquistando una parte crescente della popolazione e rappresentano quindi una sfida importante per la Chiesa locale.
Fra le comunità religiose tradizionalmente forti nel Paese vi è la Chiesa Filippina Indipendente (“Iglesia Filippina Independiente” , conosciuta anche come Chiesa Aglipayan), fondata nel 1902 da un ex sacerdote cattolico Gregorio Aglipay (1860-1940). Attualmente è la seconda chiesa cristiana nelle Filippine dopo quella cattolica. Altra realtà diffusa e spesso fortemente anti-cattolica è la “Iglesia ni Cristo”, creata da Felix Manalo Isugan (1886-1963) e che è oggi la terza denominazione cristiana delle Filippine.
In risposta alla crescita di queste comunità e di altri movimenti religiosi protestanti di ispirazione pentecostale, la Chiesa ha cercato nuove forme e modalità per invigorire la fede dei cattolici, lasciando crescere al suo interno movimenti di tipo carismatico, ma fedeli al magistero cattolico. Tra questi il movimento “El Shaddai” guidato da Mike Velarde. La sua crescente popolarità, soprattutto nella classe media filippina, ha conferito al movimento un peso sociale e politico sempre più rilevante, anche grazie ai canali radio-tv di cui dispone. Oggi conta circa 8 milioni di membri in tutto il mondo grazie all’emigrazione filippina lo sta diffondendo in numerosi altri paesi.
Il dialogo con i musulmani
Un capitolo a sé è invece quello che riguarda i rapporti islamo-cristiani. Nel Sud dell’arcipelago abita infatti una consistente minoranza musulmana (circa 10 milioni), al cui interno si sono sviluppati movimenti indipendentisti da anni in guerra con il Governo centrale di Manila (anche se adesso la pace sembra più vicina): dal Milf ad altre milizie legate al fondamentalismo islamico, come Abu Sayyaf, una cellula di al Qaida i cui componenti di recente hanno giurato fedeltà all’Isis.
In questo delicato contesto la Chiesa ha cercato di proporre con convinzione la sfida del dialogo, dando vita alla “Bishop Ulama Conference”, organismo che riunisce i vescovi cattolici e i leader religiosi islamici, in un percorso di riflessione e di impegno comune per la pace e la riconciliazione. Parlare e insegnare la “vita in dialogo” a bambini, ragazzi e giovani universitari di religione cristiana e musulmana, proponendo loro un’esperienza di formazione, condivisione, preghiera: è l’iniziativa che invece da 25 anni propone il movimento per il dialogo “Silsilah”, attivo a Mindanao, riunendo ogni anno al “Villaggio dell’Armonia”, nella città di Zamboanga, giovani da tutte le Filippine. L’esperienza, iniziata da padre Sebastiano D’Ambra, del PIME, propone corsi full-immersion di diversa durata che mirano a diffondere uno spirito e una cultura del dialogo, della riconciliazione, della pace fra le nuove generazioni. L’esperienza di Silsilah sta suscitando interesse anche in altri Paesi asiatici come l’Indonesia, il paese musulmano più popoloso al mondo.
Fonte: SEDOC- Radio Vaticana – Zengarini