GMG: le risposte alle domande dei giovani, altro che indignados
“Occorre ridare speranza ai giovani”. Lo dicono le centinaia di sacerdoti giunti per la Gmg. Lo dicono i vescovi. Lo dicono i cardinali. Lo sa Benedetto XVI. Che è arrivato in una Madrid pronta ad accoglierlo, e allo stesso tempo sospesa tra passato e futuro. Nel mezzo, la crescita economica senza precedenti, prima di ritornare giù, a fondo, con tutta l’Europa. A farne le spese, come dovunque, soprattutto i giovani. Che si sono ribellati, e sono scesi in piazza. Si sono voluti chiamare gli indignados. E c’è chi pensa che ci debbano essere indignados anche in Italia, che come i giovani italiani hanno preso spunto dalla movida spagnola, così si dovrebbero far coinvolgere nell’indignazione. Eppure i giovani cercano altre risposte. E le cercano anche nella fede, tanto bistrattata e tanto messa da parte in Europa, quanto viva nel cuore di molti. Una fede che sola dà le risposte. Hanno detto che hanno sgombrato gli indignados per fare il posto ai ragazzi del Papa. Ma non è esattamente così.
Il movimento 15-Mayo è ancora vivo nella Spagna che si avvia al post-zapaterismo. Ha solo cambiato obiettivo. Si è fatto in qualche modo riempire. Da rivolta popolare, protesta avviata da una odiata legge anti-pirateria su web, a richiesta politica. Abbracciando tutta l’anima della sinistra più radicale, che ha avuto gioco facile ad inserirsi in un movimento spontaneo e persino ingenuo. Un movimento che ha già fatto sapere che ci sarà protesta anche per la visita di Benedetto XVI. Troppo costosa per Madrid, in un periodo di crisi. E poco vale il fatto che in realtà lo Stato spagnolo non sborserà un solo centesimo per il viaggio. Perché è bastato far sapere ai giovani spagnoli che agli sponsor della manifestazione è stato detratto l’80 per cento delle tasse (una vera manna in tempi di crisi economica) per far riacutizzare il germe della protesta. È la Spagna segnata dalle due legislature dell’amministrazione Zapatero, dalla crisi economica e da una gioventù che non vede sbocchi. L’abbandono scolastico dopo le scuole superiori è sempre più alto. Le prospettive di lavoro – nella maggior parte dei casi sottopagato – sempre di meno. Il 40 per cento dei giovani è disoccupato. Se trova un lavoro, è al di sotto della propria preparazione.
Leggi Spagna, e pensi all’Italia del futuro. I numeri per i giovani non sono confortanti nemmeno nel Belpaese: il tasso di disoccupazione giovanile (dati Istat) è salito al 29 per cento, segnando in alto l’asticella del record. È destinato a salire ancora. Perché – ad esempio – le graduatorie per l’insegnamento scolastiche rimarranno bloccate per un po’. Perché il ricambio generazionale è di là da venire. E perché i giovani vedono nelle istituzioni il principale ostacolo alla loro crescita. Così come gli indignados spagnoli. Dalle proteste di Puerta del Sol a Madrid ne sono venuti fuori con la volontà di farla finita con quella che definiscono la “vecchia Spagna”. Basta con l’alternanza tra Partito Socialista e Partito Popolare. Basta anche con la Chiesa, ai loro occhi collegata con il vecchio potere. Nuova alternanza, nuove leggi, in un misto di demagogia e di richieste vitali. Ingenui al punto da poter essere assorbiti da molti dei movimenti anticlericali che a Madrid hanno avuto vita facile durante l’amministrazione Zapatero. Quando Benedetto XVI era andato a consacrare la Sagrada Familia finalmente (quasi) terminata, si erano dati appuntamento coppie omosessuali per baciarsi davanti al Papa che passava. E la visita era stata preceduta – e seguita – da quella che è stata subito chiamata la “guerra delle cappelle”: irruzione nelle cappelle universitarie al momento della consacrazione, con tanto di piccoli danni.
Il presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, il cardinal Rouco Varela, non aveva potuto parlare in una università cui era stato invitato, con una protesta che aveva ricordato quella che impedì a Benedetto XVI di parlare alla Sapienza. È lo stesso cardinal Rouco Varela, però, che tende a spegnere ogni polemica, sostenendo che “il movimento degli indignados può condividere con i giovani cattolici “problemi e domande”, perché le loro questioni non riguardano solo la Spagna, ma tutta l’Europa. Di certo riguarda anche i giovani italiani. Gli italiani sono il gruppo più numeroso – dopo quello spagnolo – a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Saranno in 90 mila. La maggioranza sono studenti, ma il 40 per cento di loro si mantiene con dei piccoli lavori. Si lasciano alle spalle l’Italia che boccheggia per la crisi economica, e si portano un carico di domande con sé. Non solo sul lavoro che li attenderà in futuro, ma anche sulla formazione valoriale che avranno.
Un problema che i giovani spagnoli hanno affrontato prima, quando – dopo la morte del caudillo Francisco Franco – improvvisamente tornò la democrazia, e la religione cattolica non veniva più considerata religione di Stato. David E. Millán Calero, studente di Fisica all’Università di Granada, lamenta che “la possibilità di trovare un brutto e mal pagato lavoro in Spagna insieme al terribile sistema educativo che abbiamo in Spagna sono le maggiori cause della crescente percentuale di fallimento scolastico. Molti lasciano la scuola senza una laurea, ma la situazione non va meglio per quelli che una laurea ce l’hanno, la maggior parte dei quali sono disoccupati, o occupati al di sotto delle loro aspettative”. Sono giovani che attendono risposte, come i giovani italiani. E se è bastata in fondo una legge contro la pirateria (scaricare in maniera libera è considerato dai giovani spagnoli un diritto) a farli scendere in piazza, e ha tenere in qualche modo vivo il movimento, è certo che serve loro qualcosa di più, e attendono le parole del Papa con la speranza di un qualcosa di nuovo, di più profondo. “Io credo – afferma il nunzio in Spagna Renzo Fratini – che la Gmg sia una buona occasione per ritrovare le basi della nostra scelta fondamentale, della nostra vita cristiana: viverlo quotidianamente nei rapporti con gli altri e in una dimensione di solidarietà, di apertura a tutto il mondo. Occorre ridare speranza ai giovani”.