Tettamanzi tra l’amore dei giovani della diocesi che sta per lasciare. “Affidatevi a Cristo”

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Fiera di Madrid, padiglione 9. Dionigi Tettamanzi, cardinale di Milano, arriva acclamatissimo per la catechesi ai giovani. Le sue parole suscitano quattro applausi spontanei e sentiti. Lui applaude i giovani, venuti dalla diocesi di Milano, Verona, Prato, Torino, Palermo, Sulmona: “Siete voi che dovete essere testimoni”. Poi, officia la Messa, in rito ambrosiano, affidando i giovani a Cristo, “l’unica certezza in un mondo di certezze”. E, al termine della Messa, i giovani della diocesi di Milano restano. E incontrano Angelo Scola, che prenderà il posto di Tettamanzi a partire da settembre. È a Madrid, di fronte ai giovani, che avviene l’ideale passaggio di consegne. In quel padiglione della Fiera sono tre giorni che si riuniscono almeno un migliaio di giovani. Una trentina di sacerdoti sono dislocati lungo tutto il perimetro, e cominciano a confessare dalle otto e mezzo del mattino, ben prima della catechesi, che inizia alle 10 e 30. Non restano mai inoperosi.

Nonostante l’animazione, i balli, i canti, c’è un gruppo che si riunisce in preghiera per un’ora e mezza, scambiandosi le esperienze della giornata. A un certo punto, il silenzio. Si intona, “Vieni Spirito, Maranathà”. Arriva il cardinale di Milano, e subito viene sommerso dall’affetto dei ragazzi. Intonano “Tutti pazzi per Tettamanzi”, si fanno foto con lui. Sembra una star. Alcuni, Tettamanzi li chiama per nome. “Ora che se ne va, sappia che noi siamo sempre qui”, dice un ragazzo Acclamatissimo, Tettamanzi svolge tutta la sua catechesi dedicata alla testimonianza. “Dobbiamo avere uno stile di vita evangelico – dice ai giovani – l’Evangelizzazione deve partire da noi stessi, che dobbiamo testimoniare la bellezza di Gesù. Non dobbiamo essere nostalgici di un passato che non c’è più”. Parte l’applauso spontaneo dei ragazzi. Che si prolunga quando Tettamanzi parla di una Chiesa più povera, una Chiesa che non sia legata ai privilegi, ma che sappia difendere i diritti, perché i diritti dei deboli non sono diritti deboli, e la Chiesa sembra non difendere più chi ha diritti, ma chi ha privilegi”.

Ma qual è l’essenziale? “L’essenziale è la fede in Cristo, è radicarsi in Gesù. Dobbiamo essere tutti testimoni”. Lo ripete durante l’omelia della Messa, dopo aver parlato delle incertezze, delle precarietà dei giovani. Che gli fanno domande. Alessandro, di Crocetta (Torino): “In molti condividono gli attacchi laicisti alla Chiesa. Dove abbiamo sbagliato nella testimonianza?”. Alessandro, sempre dalla diocesi di Torino: “Come si può essere attivisti in una Chiesa nella quale non ci riconosciamo? Dobbiamo amarla come si ama una ragazza?” Tettamanzi spiega che la testimonianza deve ripartire dai deboli, dal basso. Deve essere forte e partire dall’educazione. E dice che, sì, bisogna amare la Chiesa. Ma come una persona che ama, dobbiamo anche aiutarla ad estirpare ciò che è sbagliato.

E Carla, che viene dalla Sicilia, chiede come rendere universale la Chiesa, mentre Pietro da Verona chiede se servano davvero tutti i movimenti che rischiano di diventare bandierine, e non si fa una chiesa universale. Tettamanzi risponde: “E’ nella preghiera dei fedeli l’universalità della Chiesa, c’è durante la Messa, e la dobbiamo valorizzare. E, sì, sarebbe bello fossero tutti uniti. Ma siamo comunque fatti di tanti colori, non siamo un unico, siamo una varietà. Dobbiamo solo imparare a ricondurci a Cristo, non solo a noi stessi”. Poi, Tettamanzi consegna idealmente i suoi giovani al cardinal Angelo Scola. Ma non lascerà la diocesi. Ci sarà per la Festa della Famiglia, a maggio 2012.

 

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