Le catechesi dei vescovi. Il cardinale Bagnasco: essere cristiani significa andare controcorrente


La testa portata sulla spalla: l’abbraccio che il cardinale Angelo Bagnasco ha riservato a tanti ragazzi che gli si sono avvicinati al termine della “lezione” è l’immagine che più rende il clima in cui si è svolta la catechesi che il porporato ha svolto nella chiesa di St.Mary Concord di Sydney, davanti a circa 500 pellegrini italiani.
Quello delle catechesi è uno dei momenti centrali delle Giornate mondiali della gioventù: i giovani di tutto il mondo, divisi per gruppi nazionali si danno appuntamento nelle parrocchie della diocesi ospitante per essere guidati nella riflessione, seguita dalla celebrazione della messa. Un cammino in tre tappe (mercoledì, giovedì e venerdì) per arrivare pronti all’incontro di sabato e domenica con il papa.
Dal cardinale Bagnasco è arrivata così una proposta chiara, che ha preso spunto dal tema della “Chiamati a vivere nello Spirito Santo”. “Lasciamoci tormentare da Cristo e dal suo amore, sorgente continua di salvezza”, ha detto l’arcivescovo di Genova, prospettando ai ragazzi un cammino arduo ma entusiasmante: “Vivere da cristiani è avvincente ma arduo, significa andare controcorrente”. Il presidente della Cei cerca il dialogo con i ragazzi, avvolti nei pile blu con la scritta “ITALIA”, e loro rispondono. Due si sono alzati: La fede è un dono o richiede un percorso? Come porsi verso chi non crede? Come sentirsi liberi di fronte a chi ci dice “sfigato” per la nostra fede? chiede un sacerdote con un termine forse un po’ troppo “giovanile” (così lo ha definito il cardinale rispondendo). Sono arrivate anche due mail, grazie al collegamento internet sul sito di Sat2000.
“La fede non è razionale ma ragionevole: ci sono delle tracce, che non costringono a credere, ma che danno un indirizzo” che può essere liberamente seguito ha risposto Bagnasco. A chi non crede “vanno indicate queste tracce di ragionevolezza”, cosa che implica “una nostra riflessione” per prenderne coscienza. I ragazzi sono attenti e il cardinale continua: “La fede salva, non le opere”, ma all’uomo è sempre richiesta una collaborazione. “Cristo salva, ma la libertà dell’uomo è chiamata in causa, perché ci metta tutto quel che può”. Il grande tema della libertà è aperto: “La fede non rispetta la libertà”. Pausa di silenzio. “La esalta, che è molto di più”. Il presidente della Cei si entusiasma sul tema: “Crediamo che la libertà è quando facciamo quel che vogliamo: niente di più falso. Chiediamoci sei quando ci ubriachiamo o altro questo costruisce la nostra persona o se invece perdiamo la nostra dignità”. Ecco allora che la fede “libera la libertà dalle false scelte. La fede non è una marcia in meno, ma una marcia in più”.
Dieci minuti di pausa prima della Messa: i ragazzi circondano il cardinale, si formano capannelli. Bagnasco chiede a ognuno il nome, quanti anni hanno – una ragazza compie oggi 18 anni –, chi sono, da dove vengono, e poi l’università, le scelte, le esperienze che vivono nelle loro comunità cristiane. E li abbraccia, uno per uno, con la delicatezza che è propria dei suoi gesti, con la tenerezza di un padre, con la cura del pastore. Senza fretta, soffermandosi, senza imbarazzi, tra battute e risate. Lo vengono a chiamare, deve cambiarsi per la Messa. I giovani tornano ai loro posti, molti cedono il proprio a un gruppo di signore della parrocchia che sono venute a seguire la catechesi e la Messa. Sono italiane – il quartiere di Concord è abitato da molti italiani -, immigrate della prima generazione, dal Sud Italia. Sono emozionate di vedere tanti ragazzi italiani insieme in Australia. È come sentirsi più a casa: “È bello” continuano a ripetere, è bello soprattutto, dice qualcuna, “vedere tanti giovani che hanno la fede”.
LE ALTRE CATECHESI. Per quanto riguarda gli altri incontri della giornata, mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha parlato del disorientamento proprio di una vita senza Dio. “La sete di novità del nostro tempo – ha detto – rimarrà inappagata fino a quando l’uomo penserà di soddisfarsi con le ideologie e i beni di consumo, tutte cose che ci facciamo su misura. La vera novità non sta nell’anticonformismo puramente esteriore che in realtà ricicla gli standard imposti dai ‘padroni’ delle mode e delle tendenze, nell’eccesso ad ogni costo e con ogni mezzo, che ripete sempre le stesse esperienze accentuando solo la sofferenza”. Ecco così che “sapersi amati sconvolge questo schema chiuso: stabilisce una relazione viva. La fiducia che Dio ha mostrato nei nostri confronti e che offre anche agli altri ci rende capaci di considerare gli altri come fratelli”. Da qui, l’invito a “lasciarsi ricondurre alla verità di sé e del mondo, che solo lo Spirito di Dio ci può assicurare”. In che modo? “Frequentando le pagine del Vangelo e dedicandosi con assiduità alla lectio divina per accogliere lo Spirito Santo come il Maestro interiore”. Del resto, è il messaggio “abbiamo bisogno di maestri per imparare a parlare, a vivere, ad amare, e questo Maestro è lo Spirito Santo”.
Da parte sua, il vescovo di Lecce, mons. Francesco Ruppi, ha ricordato che senza Spirito Santo “non c’è presente, né futuro” per la Chiesa, così come per l’uomo. I giovani, spiega, “hanno poco passato alle spalle e molto futuro davanti a loro”, perciò è importante che sentano “la forza dello Spirito”, comprendendo che esso “non è una parola, ma l’anima che dà al credente la sua vera dimensione e gli consente di vivere in Cristo”. E se il vescovo di Fidenza, mons. Carlo Mazza, ricorda che “Gesù non è una costruzione fantastica”, ma una “persona viva” che richiede “una relazione personale”, il vescovo di Chieti, mons. Bruno Forte riflette sulla dimensione della Trinità e rafforza il concetto: “Possiamo essere certi che nessuno è un numero davanti a Dio Padre: Egli ci conosce uno ad uno, e ci ama di un amore eterno, infinito, e soffre per il nostro peccato di una sofferenza, della cui profondità non riusciamo neanche ad intravedere l’abisso”.
Per mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano, lo Spirito “non solo insegna chi è Dio, il Padre e il Figlio ma anche quale rapporto c’è tra me e colui che mi ha fatto”. In definitiva, “lo Spirito mi insegna il significato dell’essere, della storia, dell’esistenza”. Una pienezza sottolineata anche da mons. Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta: “L’uomo che non è spirituale è anche chiuso in se stesso, è orgoglioso, auto sufficiente o depresso, incapace di voler bene, e di fatto non libero perché dipendente dalle più diverse passioni (compresa l’idolatria o l’arte magica, o la droga…). Le sue relazioni sociali non sono sane e la sua identità non si è misurata sulla luce e forza date dalla presenza forte dello Spirito”.
Aggiunge mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina: “Una persona senza la presenza dello Spirito Santo è come una macchina senza benzina. Senza lo Spirito Santo- ha detto il patriarca ortodosso Atenogara- Dio è lontano (…). Ma nello Spirito Santo: Dio è vicino, Cristo risorto è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa esprime la comunione della Trinità, l’autorità è un servizio liberatore, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoriale dell’amore di Cristo e anticipazione del Regno di Dio, lo Spirito consolatore cura i brividi delle nostre paura con le sue carezze divine”.