La gratuità rende liberi
La gioia piena di evangelica memoria smette di essere un’utopia nella misura in cui rischiamo di perdere qualcosa e facciamo del tempo un dono da ricambiare.
Ha detto papa Francesco al Te Deum di fine anno 2014: “La libertà ci spaventa perché ci pone davanti al tempo e di fronte alla nostra responsabilità di viverlo bene. La schiavitù riduce il tempo a “momento” e così ci sentiamo più sicuri, cioè ci fa vivere momenti slegati dal loro passato e dal nostro futuro. In altre parole, la schiavitù ci impedisce di vivere pienamente e realmente il presente, perché lo svuota del passato e lo chiude di fronte al futuro, all’eternità. La schiavitù ci fa credere che non possiamo sognare, volare, sperare”.
Il tempo donato gratuitamente è il riscatto dell’anno che ci sta di fronte. A trasfigurare problemi, persone, strutture e relazioni ci pensa la gratuità. C’è un’intera generazione che non conosce la gioia perfetta del fare qualcosa senza l’interesse, senza aspettarsi quella mano piena di soldi o l’approvazione meschina dei più forti. Ma quanto sazia invece la libertà della gratuità, la quale rende la persona sempre più autentica e creativa?
L’esperienza della gratuità permette realmente di saziarci dell’invisibile. Il riscatto da numerose piaghe e ingiustizie passa attraverso relazioni vissute nella gratuità. Occorre arricchirci della povertà dell’altro per amarlo davvero: ricevendo quanto dona, regalandogli quanto posso e lasciandoci così riscattare dalla bellezza della gratuità.