Il Papa nella cascata di luce della GMG pensa al futuro dei giovani e li invita ad essere radicati nella fede

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Dicevano che la Gmg non era fatta per Bendetto XVI, e Benedetto XVI non era fatto per la Gmg. Eppure la risposta dei giovani è fortissima, anche a Madrid. E persino in Sala Stampa, i giornalisti lasciano partire un applauso spontaneo al termine delle parole del Papa. Che non vede l’ora di incontrare i giovani, questa generazione sospesa tra il Cielo e la terra. Tra le domande sulla fede (“Vengo a sentire il Papa perché deve illuminarmi”, dice ingenuamente Diego, un giovane spagnolo) e la situazione economica precaria. Il Papa lo sa. Ne parla ai giornalisti in aereo, che gli chiedono un “bilancio” della Gmg. “Dopo due GMG vissute anche personalmente – spiega – posso dire che era veramente un’ispirazione che è stata donata da papa Giovanni Paolo II quando ha creato questa realtà: un grande incontro dei giovani del mondo con il Signore. Direi queste GMG sono un segnale, una cascata di luce, danno visibilità alla fede, visibilità alla presenza di Dio nel mondo e creano così il coraggio di essere credente. Spesso i credenti si sentono isolati in questo mondo, quasi perduti, qui vedono che non sono soli che c’è una grande rete di fede, una grande comunità di credenti nel mondo, che è bello vivere in questa amicizia universale”.

Il suo è un discorso tutto proteso verso il futuro. Gli chiedono dell’economia, e Benedetto XVI sottolinea che questa “non funziona solo con una autoregolamentazione mercantile ma ha bisogno di una ragione etica per funzionare per l’uomo”. E quindi c’è una responsabilità verso il futuro, perché – prosegue il Papa – “sappiamo che dobbiamo proteggere il nostro pianeta, ma dobbiamo proteggere tutto sommato il funzionamento del servizio del lavoro economico per tutti e pensare che il domani è anche l’oggi. Se i giovani di oggi non trovano prospettive nella loro vita anche il nostro oggi è sbagliato é male. Quindi la chiesa con la sua dottrina sociale, con la sua dottrina sulla responsabilità di Dio apre la capacità di rinunciare al massimo del profitto e di vedere le cose nella dimensione umanistica e religiosa, cioè essere l’uno per l’altro”. Sono parole non nuove. Benedetto XVI le ha ribadite più volte. I suoi appelli durante l’Angelus hanno posto i riflettori sull’Africa dimenticata, quella della carestia che colpisce la Somalia. Ben prima della Caritas in veritate, aveva ammonito sugli effetti dell’economia fondata su “pilastri di sabbia”.

Più etica, meno finanza. Si può sintetizzare così la richiesta di Benedetto XVI ai grandi della terra che si preparano al G20 della crisi, quello di Cannes, mentre Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, presidenti di Germania e Francia, decidono di rafforzare i pilastri del sistema finanziario. E tutto è collegato, per il Papa teologo. L’attenzione per l’uomo viene dall’amore per la verità. Gli chiedono se dire che Cristo è l’unica verità può essere un problema per i giovani di oggi. Risponde il Papa: “Il collegamento tra verità e intolleranza, monoteismo e incapacità di dialogo con gli altri è un argomento che spesso ritorna nel dibattito sul cristianesimo di oggi. E naturalmente è vero che nella storia ci sono stati anche abusi sia del concetto della verità che del concetto del monoteismo. C’erano abusi ma la realtà è totalmente diversa, l’argomento è sbagliato. Perché la verità è accessibile solo nella libertà. Dobbiamo sempre essere alla ricerca della verità dei veri valori, abbiamo nei diritti umani fondamentali, altri simili. I diritti fondamentali sono conosciuti e riconosciuti e proprio questo ci mette in dialogo l’uno con l’altro. La verità come tale è dialogante. Perché cerca di conoscere meglio, capire meglio e lo fa in dialogo con gli altri. Così ricercare la Verità e la dignità dell’uomo, è la maggiore difesa della libertà”. Per questo, il Papa chiama i giovani in questa Gmg ad essere “radicati nella fede”.

 

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