le famiglie sempre più indebitate
Nel periodo di meno di un anno sono state approvate tre leggi finanziarie che hanno causato un ulteriore indebitamento alle famiglie italiane. Infatti l’indebitamento medio delle famiglie italiane ha raggiunto 19.198 euro e rispetto al 2009 è cresciuto in termini assoluti di 3,268 euro, secondo una rilevazione della Cgia di Mestre, che è causato principalmente “dall’accensione di mutui per l’acquisto della casa, dai prestiti per l’acquisto di beni mobili, dal credito al consumo, dai finanziamenti per la ristrutturazione di beni immobili”.
A livello provinciale le difficoltà maggiori sono a carico delle famiglie residenti in provincia di Roma (debito pari a 27.727 euro), seguite da quelle di Lodi (27.479) e da quelle di Milano (27.241). Al quarto posto la provincia di Prato (25.912), al quinto Varese (25.085) e al sesto Como (24.608). A vivere con minore ansia la preoccupazione di un debito da onorare nei confronti degli istituti di credito o degli istituti finanziari, sono le famiglie del Sud Italia: in coda alla classifica nazionale troviamo Agrigento (8.983), Enna (8.399) e, all’ultimo gradino della graduatoria, la provincia sarda dell’Ogliastra (7.952).
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, ha spiegato la situazione: “Dalla data di introduzione dell’euro al 31 dicembre 2010 l’incremento dell’indebitamento medio delle famiglie è stato del 131%. Tendenzialmente la maggiore incidenza del debito sul reddito la ritroviamo tra i nuclei famigliari con possibilità economiche medio-basse. È chiaro che con il perdurare della crisi economica questa situazione non tende a migliorare. Non dimentichiamo che in Italia esiste un ampio mercato del prestito informale che non transita per i canali ufficiali. Con la contrazione dei prestiti effettuati dalle banche in questi ultimi anni, ho l’impressione che questo fenomeno sia in espansione, con il pericolo che la piaga dell’usura si diffonda sempre di più e non solo nel Mezzogiorno”.
Ed il mese di luglio ha registrato un aumento di prezzi superiore alla media: per i prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti) la crescita è stata del 3,4% su base annua, contro un tasso d’inflazione al 2,7%, secondo l’Istat. Proprio l’indebitamento delle famiglie ha riportato al centro del dibattito la ‘questione sociale’ in Italia, dopo che posta al centro dell’attenzione nei primi decenni della nascita della Repubblica Italiana era stata messa da parte con esiti negativi per lo sviluppo della nostra nazione. Infatti il nuovo intervento economico a cui l’Italia deve essere sottoposta, ripropone con urgenza il tema del ‘welfare’, senza il quale le famiglie si sono trovate sulle spalle un enorme peso insostenibile. Come è dimostrato nei fatti, dagli esborsi delle famiglie per le ampie aree di scopertura in ambito assistenziale e sanitario (la non autosufficienza o le liste di attesa in sanità) e anche dalle preoccupazioni per il futuro pensionistico dei giovani, emerse ad esempio nell’ambito dello studio Censis ‘Welfare, Italia, laboratorio per le nuove politiche sociali’ di poche settimane fa.
Ed il presidente dell’associazione Adiconsum, Pietro Giordano, ha chiesto ad Abi ed ad Assofin un ‘tavolo di confronto’ per “affrontare la drammatica situazione delle famiglie italiane sempre più indebitate tra inflazione, aumento dei tassi dei mutui, difficoltà ad onorare le rate di prestiti, utilizzo indotto o inconsapevole delle carte di credito. Le famiglie italiane risultano contrarre sempre più debiti per poter pagare e sostenere il proprio tenore di vita, anche in presenza di una crisi economica ed un livello di tassazione ormai insostenibile. L’aumento dell’inflazione produce inevitabilmente anche un aumento dei tassi di interesse con ricadute devastanti sui mutui a tasso variabile degli italiani che sempre di più vedono le proprie abitazioni messe all’asta, il cui ricavato non riesce a coprire i debiti lasciando quindi le famiglie ancora preda di maggiore e ulteriore sovra indebitamento”.
Mentre il presidente del Forum delle Famiglie, Francesco Belletti, ha riproposto il ‘Fattore Famiglia’ quale rimedio alla crisi economica: “La priorità che chiediamo al ministro Tremonti è di introdurre, qualunque sia la riforma da applicare ed integrabile in qualunque riforma, l’equità fiscale per le famiglie. E’ una logica nuova e di maggior giustizia sociale quella che proponiamo con il nostro Fattore Famiglia, per la quale ogni contribuente deve pagare in base alla sua reale capacità contributiva: una ‘No tax area’ a misura di famiglia che significa non pagare le tasse sul reddito impegnato per la cura e la crescita dei figli, una funzione sociale peraltro resa ‘dovere’ dalla Costituzione. Nessuna riforma del sistema fiscale sarà veramente giusta, nel nostro Paese, se non riconoscerà i carichi familiari. La riduzione del numero di aliquote o l’aumento dell’Iva sono tutte proposte potenzialmente decisive: ma senza una equità familiare qualunque progetto di riforma resterà inevitabilmente zoppo ed iniquo”.