Il Papa all’ Esercito della Salvezza: le differenza non devono ostacolare la evangelizzazione
Papa Francesco ha ricevuto una delegazione dell’Esercito della salvezza una occasione per un ricordo personale della prima «predica ecumenica» ricevuta dalla nonna quando era bambino. Ecco il saluto del Papa come riportato dall’ Osservatore Romano.
Cari amici, rivolgo il mio cordiale benvenuto a voi, dirigenti dell’Esercito della Salvezza, che conosco bene per la sua missione di evangelizzazione e di volontariato. La vostra visita è uno dei buoni frutti dei contatti più frequenti e proficui che si sono sviluppati negli anni recenti tra l’Esercito della Salvezza e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani; contatti tra i quali va ricordata una serie di conversazioni teologiche volte a promuovere una migliore conoscenza reciproca, il mutuo rispetto ed una regolare collaborazione. E ringrazio un’altra volta per questo libro delle conversazioni. Mi auguro di cuore che cattolici e salvazionisti continuino a rendere una testimonianza comune di Cristo e del Vangelo in un mondo che ha tanto bisogno di sperimentare la misericordia di Dio. Ne ha bisogno!
Cattolici e salvazionisti, insieme ad altri cristiani, riconoscono che i bisognosi hanno un posto speciale nel cuore di Dio, tanto che il Signore Gesù Cristo si è fatto povero per noi (cfr. 2 Cor 8, 9). Di conseguenza, essi si incontrano frequentemente nelle stesse periferie umane e la mia viva speranza è che la fede comune nel nostro Salvatore Gesù Cristo, l’unico mediatore tra Dio e l’uomo (cfr. 1 Tim 2, 5), diventi sempre più fondamento solido di amicizia e di collaborazione tra noi.
«La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano … La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr. 1 Gv 4, 10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre» (Esort. ap Evangelii gaudium, 24).
Prego affinché nel mondo di oggi tutti i discepoli di Cristo offrano il loro contributo con la stessa convinzione e lo stesso dinamismo che l’Esercito della Salvezza dimostra nel suo devoto e apprezzato servizio. Le differenze tra cattolici e salvazionisti su questioni teologiche ed ecclesiologiche non devono ostacolare la testimonianza del nostro amore condiviso per Dio e per il prossimo, un amore che è in grado di ispirare energici sforzi nell’impegno di ripristinare la dignità di coloro che vivono ai margini della società. Io avrei bisogno del traduttore… E adesso, voglio ricordare un aneddoto, e anche ringraziare voi. Quando io avevo quattro anni — era nell’anno 1940, nessuno di voi era nato, eh? – andavo per strada con la mia nonna. In quel tempo, l’idea era che tutti i protestanti andavano all’inferno. Ma, dall’altra parte del marciapiede venivano due donne dell’Esercito della Salvezza, con quel cappello che avevate voi… Lei lo ha usato? E io ricordo come se fosse oggi che ho detto a mia nonna: “Quelle, chi sono? Monache, suore?”. E mia nonna ha detto: “No. Sono protestanti. Ma sono buone”. E così, la mia nonna grazie alla testimonianza vostra, mi ha aperto la porta all’ecumenismo: la prima predica ecumenica che ho avuto è stata davanti a voi. Thank you very much.
Cari amici, rivolgo a Dio la mia preghiera per il lavoro che l’Esercito della Salvezza porta avanti: possano tante persone in difficoltà continuare a contare sulla vostra azione, che permette alla luce di Cristo di splendere negli angoli più bui della loro vita. Possiate voi e i vostri fratelli e sorelle salvazionisti essere colmi dei doni dello Spirito Santo — di sapienza, discernimento, fortezza, pace… — per testimoniare il Regno del Signore nel nostro mondo sofferente. E confido che anche voi vorrete pregare per me: ho bisogno. Grazie.