La Misa criolla da Paolo VI a Francesco in onore della Morenita
Note insolite sotto la cupola che custodisce il sepolcro di Pietro, ma non rare. Nella Basilica Vaticana sono state celebrate liturgie di tanti generi, con melodia africane, dell’ Oceania e dell’ America latina in diverse occasioni. E non è nemmeno la prima volta che si celebra con solennità la festa della Patrona delle Americhe, la Vergine di Guadalupe. Ma questo pomeriggio per la prima volta a presiedere la celebrazione c’era un Papa che proviene da quelle terre, dalla Patria Grande.
Nella sua omelia il Papa ha ricordato come a San Juan Diego nel Tepeyac, canonizzato da Giovanni Paolo II, si presentò Maria: “ come la “perfetta sempre Vergine Santa Maria, Madre del vero Dio” (Nican Mopohua); e dette luogo ad una nuova visita. Corse premurosa ad abbracciare anche i novelli popoli americani, in una drammatica gestazione.”
Una presenza che “assume in sé la simbologia culturale e religiosa degli indigeni, e annuncia e dona suo Figlio ai nuovi popoli di dilaniato meticciato” perchè ormai “più nessuno è servo, ma tutti siamo figli di uno stesso Padre e fratelli tra di noi.”
Non è solo una visita, ma una presenza simboleggiata da quella immagine impressa nella “tlma” il povero mantello di un contadino: “simbolo dell’alleanza di Maria con questi popoli, ai quali conferisce anima e tenerezza.”
É stata la sua intercessione, dice il Papa, che ha permesso alla fede cristiana di essere un “patrimonio che si trasmette e manifesta fino ad oggi nel battesimo di moltitudini di persone, nella fede, nella speranza e nella carità di molti, nella preziosità della pietà popolare e anche in quell’ethos dei popoli che si mostra nella consapevolezza della dignità della persona umana, nella passione per la giustizia, nella solidarietà con i più poveri e sofferenti, nella speranza a volte contro ogni speranza.”
Ed aggiunge: “ Travolgendo i giudizi mondani, distruggendo gli idoli del potere, della ricchezza, del successo a tutti i costi, denunciando la autosufficienza, la superbia e i messianismi secolarizzati che allontanano da Dio, il cantico mariano confessa che Dio si compiace nel sovvertire le ideologie e le gerarchie mondane.”
Un Magnificat declinato per l’ America Latina “forgiato per i poveri e per quelli che soffrono, per gli umili, per quelli che hanno fame e sede di giustizia, per i compassionevoli, per i puri di cuore, per quelli che lavorano per la pace, per i perseguitati a causa del nome di Cristo, “perché di loro sarà il Regno dei cieli”. (cf. Mt 5,1-11).”
Quello che il Papa chiede a Maria Patrona delle America Latina, del continente della speranza sono “nuovi modelli di sviluppo che coniughino tradizione cristiana e progresso civile, giustizia e equità con riconciliazione, sviluppo scientifico e tecnologico con saggezza umana. Sofferenza feconda con gioia speranzosa. E’ possibile custodire questa speranza solo con grandi dosi di verità e di amore, fondamenti di tutta la realtà, motori rivoluzionari di un’autentica vita nuova.”
Desideri da porre sull’altare dell’ unico Signore, dice il Papa “il “liberatore” di tutte le nostre schiavitù e miserie derivate dal peccato.”
E conclude la sua riflessione Papa Francesco con le tradizionali invocazioni guadalupane: “la Madre di Dio, la Regina, la mia Signora, la mia giovinetta, la mia piccola, come la chiamò San Juan Diego, e con tutti gli appellativi amorosi con i quali si rivolgono a Lei nella pietà popolare – perché continui ad accompagnare, aiutare e proteggere i nostri popoli. E perché conduca per mano tutti i figli che pellegrinano in queste terre all’incontro di suo Figlio, Gesù Cristo, Nostro Signore, presente nella Chiesa, nella sua sacralità, e specialmente nell’ Eucaristia, presente nel tesoro della sua Parola e insegnamenti, presente nel santo popolo fedele di Dio, in quelli che soffrono e negli umili di cuore.”
La celebrazione eucaristica è stata accompagnata dai canti della Misa criolla del compositore argentino Ariel Ramirez. Guadalupe è sempre stata nel cuore dei Pontefici. Giovanni Paolo II nel suo primo viaggio internazionale si fermò nel santuario che custodisce la Tilma, ed ha canonizzato Juan Diego, l’indio a cui Maria apparve. Parlando informalmente con i vescovi della Polonia nel 1991 disse: “Il presidente del Messico mi ha detto: noi messicani al 90 per cento siamo cattolici, ma al 100 per cento siamo fedeli alla Madonna di Guadalupe.”
Benedetto XVI il 12 dicembre 2011 annunciò il suo viaggio in Messico e a Cuba. E lo fece nella messa per celebrare il bicentenario dell’indipendenza dei paesi dell’ America Latina e dei Caraibi.
Anche allora la musica fu quella della Misa criolla. E Papa Benedetto ne restò ammaliato. Sarà anche perché Ariel Ramirez scrisse la composizione durante un soggiorno in un monastero in Germania. Nel 1967 consegnò lo spartito a Paolo VI. Questo pomeriggio è stato suo figlio Facundo Ramirez a dirigere l’esecuzione della Misa in San Pietro con il primo papa latinoamericano della storia.