Ambrogino d’Oro a Gabriele Nissim, presidente di Gariwo

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Gabriele Nissim, presidente di ‘Gariwo, la foresta dei Giusti’, è tra le personalità a cui il comune di Milano assegna la benemerenza, il 7 dicembre, con l’Ambrogino d’Oro, l’onorificenza intitolata al Santo Patrono della città. La candidatura era stata sostenuta da importanti personalità del mondo della cultura e della società milanese, tra le quali Umberto Veronesi, Nando Dalla Chiesa, don Gino Rigoldi, Andrée Ruth Shammah, Gabriele Albertini, Antonio Ferrari, Roberto Jarach, Emanuele Fiano, Gaetano Liguori, Vittorio Emanuele Parsi, Janiki Cingoli e Stefano Jesurum.

Nell’apprendere la notizia di questo importante riconoscimento, Gabriele Nissim, vincitore nel 2003 del premio della critica ‘Ilaria Alpi’ per il documentario televisivo, ‘Il giudice dei Giusti’, scritto con Emanuela Audisio e diretto da Enrico Marchese, ha affermato: “Sicuramente è una grande emozione ricevere questo importante riconoscimento. Per questo vorrei ringraziare tutti gli amici che hanno sostenuto la mia candidatura e le battaglie che conduco con ‘Gariwo, la foresta dei Giusti’.

Con questo premio la città di Milano ha riconosciuto l’importanza di insegnare ai giovani il valore fondamentale della prevenzione dei genocidi, di ogni forma di totalitarismo e intolleranza. Vivere con il gusto della pluralità, sapendo che non può esserci una verità unica nel mondo e che il dialogo infinito tra gli uomini continuerà incessantemente finché essi esisteranno. Una verità esiste, ma è vivente e ha un volto che cambia con la vita. Ecco perché i Giusti sono i primi a comprendere quando il mondo prende una brutta piega, quando qualcuno vuole eliminare le differenze in nome di un pensiero unico”.

A lui abbiamo chiesto di spiegarci cosa è ‘Gariwo, la foresta dei giusti’: “Gariwo, la foresta dei Giusti è la onlus che ho fondato nel 2001 insieme al console onorario d’Armenia in Italia Pietro Kuciukian e a due filosofe, Ulianova Radice e Anna Maria Samuelli. Lo scopo principale di Gariwo (acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide) è la prevenzione dei genocidi attraverso l’educazione dei giovani alla responsabilità personale, nel legame tra passato e presente, e la valorizzazione delle figure esemplari di resistenza morale.

Il giornale online www.gariwo.net, aggiornato costantemente con interviste, contributi editoriali di grande spessore e approfondimenti su questioni di attualità, rappresenta un aspetto fondamentale del nostro lavoro di diffusione della cultura del bene. Nel 2012 abbiamo ottenuto un grande risultato, con l’approvazione da parte del Parlamento Europeo della proposta di Gariwo di istituire il 6 marzo una Giornata europea dedicata ai Giusti di tutti i genocidi. Ogni anno, in occasione di questa Giornata, si svolgono celebrazioni nei luoghi della memoria del Bene e vengono inaugurati nuovi Giardini dei Giusti in tutta Europa”.

Cosa vuol dire conservare la memoria?
“Conservare la memoria vuol dire raccontare ciò che è successo alle future generazioni, riflettere sugli avvenimenti che ci hanno preceduto per immergersi nel presente e interpretare in modo consapevole l’attualità. Fare questo attraverso la memoria dei Giusti significa tramandare esempi morali che sono il pilastro della nostra identità. Il gusto della democrazia e del pluralismo, il gusto dell’altro come parte di noi, il riconoscimento del perdono come valore nelle relazioni umane, sono tutti aspetti della memoria del bene incarnata dalle storie dei Giusti”.

Quale è lo scopo della creazione di un Giardino dei Giusti?
“Moshe Bejski, grande inventore della memoria del bene e artefice del Giardino dei Giusti di Gerusalemme, sosteneva che l’uomo non sarà mai in grado di estirpare definitivamente il male estremo dalla Storia, poiché esso si ripresenta in continuazione sotto nuove forme. E’ accaduto nel genocidio armeno, nella Shoah, nel gulag, in Rwanda, in Cambogia, in Bosnia e continua oggi in Siria, in Iraq, con i fomentatori dell’odio e i fondamentalisti. Tuttavia i Giusti ci hanno insegnato che si può sempre fare qualcosa per resistere al male e difendere l’uomo nei tempi oscuri.

Creare luoghi di memoria come i Giardini dei Giusti, piantare un albero per questi uomini, significa ringraziarli e assumersi un impegno personale per farli conoscere alle prossime generazioni come un esempio di vita, insegnando cioè che la salvezza e la terapia contro il male nascono dalla capacità di pensare da soli. L’albero più resistente è quello che vive nelle idee e nelle azioni di altri uomini, e la gratitudine nei confronti di queste figure esemplari si manifesta in modo completo quando le generazioni successive sono capaci di emulare le loro azioni”.

Allora, chi sono i Giusti?
“Il termine Giusto è tratto dal passo della Bibbia che afferma ‘chi salva una vita salva il mondo intero’ ed è stato applicato per la prima volta in Israele in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazista in Europa.

Con il lavoro di Gariwo ho voluto riprendere il concetto di Giusto per ricordare tutti coloro che nel mondo hanno cercato o cercano di impedire il crimine di genocidio, di difendere i diritti nelle situazioni estreme, o che si battono per salvaguardare la verità e la memoria contro i ricorrenti tentativi di negare la realtà delle persecuzioni. In questo modo il termine ‘Giusto’ non è più circoscritto alla Shoah, ma diventa un punto di riferimento per ricordare quanti in tutti i genocidi e totalitarismi si sono prodigati per difendere la dignità umana.

I Giusti non sono santi né eroi, non sono uomini diversi dagli altri, poiché ogni individuo è in grado di trovare, nel momento giusto, la forza e l’intelligenza per aiutare un altro essere umano in pericolo. I Giusti agiscono in questo modo perché, come ha scritto Primo Levi, nessun uomo è un’isola separata dagli altri, e il dolore inferto ad un altro uomo non permette più di vivere serenamente.

E’ da questa molla interiore e profonda che gli uomini possono attingere un’energia inaspettata per superare la paura che è dentro ciascuno di noi e che rappresenta l’arma più efficace utilizzata dai regimi totalitari per costringere gli uomini alla passività, al silenzio e all’indifferenza. E’ sempre la difesa della propria dignità di uomo che spinge ad agire. Ecco perché anche la persona più debole può riuscire a vincere la paura e diventare inaspettatamente un argine ai costruttori del male”.

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