Messico: verità e giustizia per i desaparecidos

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Il 26 settembre è stato sequestrato dalla polizia un gruppo di studenti della scuola di formazione per insegnanti di Ayotzinapa, una località vicino a Iguala, nello del Guerrero, non lontano dal Distrito Federal, quello di Città del Messico.

Il 5 ottobre funzionari dello stato di Guerrero hanno ritrovano sei fosse comuni nei pressi di Iguala, a quanto pare a seguito di informazioni fornite da alcuni dei 22 agenti della polizia municipale attualmente in stato di arresto. Almeno 28 corpi sono stati esumati, ma devono essere effettuati esami medico-legali per identificare i cadaveri.

I vescovi messicani hanno condannato duramente i delitti ed hanno invitano a pregare e a lavorare per la pace, proponendo che fino al 12 dicembre (festa della Madonna di Guadalupe) tutti i messicani si uniscano in preghiera: “Il nostro paese è in crisi. Questo ci fa male e ci riguarda tutti. La disuguaglianza, l’ingiustizia, la corruzione, l’impunità, la complicità e l’indifferenza ci hanno fatto precipitare nella violenza, nella paura e nella disperazione”.

Tale notizia ha suscitato subito una mobilitazione mondiale. In Italia da Roma a Milano, da Torino a Napoli, Bari, Perugia, Pisa, Padova e Firenze studenti, cittadini, volontari si sono ritrovati davanti alle Prefetture, davanti al Consolato e all’Ambasciata Messicana mobilitati da Libera e Rete della Conoscenza per ottenere verità e giustizia per i 43 studenti scomparsi in Messico e per tutti i 27.000 desaparecidos, uomini e donne fatti sparire in Messico negli ultimi anni e mai ritrovati.

A Roma, una delegazione di Libera guidata da don Tonio Dell’Olio, responsabile di Libera International è stata ricevuta dall’Ambasciatore messicano: “Chiediamo l’immediata creazione di una Commissione per la Verità e la Giustizia, una Commissione indipendente, assistita tecnicamente dall’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e i cui componenti vengano approvati dalle famiglie delle vittime. Verità e Giustizia non sono concetti teorici, e i lavori di una Commissione di questo tipo, così come la storia nel mondo ha dimostrato negli anni scorsi, rappresenta anche l’unica garanzia per l’immagine delle istituzioni messicane…

Le testimonianze che abbiamo ascoltato dalla viva voce degli studenti della stessa scuola di Ayotzinapa e dei loro genitori ci hanno confermato nella certezza che il cammino per la verità e per la giustizia deve essere vissuto con una solidarietà che non conosce confini. Quegli studenti sono nostri figli, fratelli, amici. E con loro anche gli altri 27.000 desaparecidos che si contano solo in Messico dal 2006 ad oggi. Per tentare di rimarginare questa piaga il governo messicano deve accettare l’aiuto della comunità internazionale e accogliere la richiesta di una commissione internazionale indipendente che, adottando standard e strategie approvate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, indaghi sulla sparizione dei 43 e di tutti gli altri.

I cartelli messicani hanno fatto tanti soldi con il traffico di droga e possono permettersi di comprare tutto (tutti), annettersi pezzi dello Stato con i soldi o con la minaccia. Per queste ragioni oggi c’è bisogno di un supporto esterno. Per questa ragione ieri abbiamo manifestato in dieci città italiane come nei giorni scorsi avevano già protestato in altre città europee”. Anche la rete di Libera dei familiari delle vittime innocenti delle mafie ha scritto ai familiari degli studenti messicani:

“Noi familiari italiani di vittime innocenti di mafia ci sentiamo vicini alle famiglie che stanno soffrendo per la scomparsa forzata dei loro cari. Niente può giustificare il privare della propria libertà e della vita un essere umano! Un dolore tremendo che però non può rimanere muto. I fatti di Iguala ci riportano alla mente il massacro di Tlatelolco, come fu chiamata quella strage, compiuta dallo Stato per distruggere nel giro di poche ore il movimento studentesco messicano. Era il 2 ottobre 1968.

Dopo 40 anni ancora non si conosce con esattezza il numero dei morti né quello delle persone scomparse quel giorno e che negli anni hanno continuato a scomparire… La violazione sistematica dei diritti umani in Messico non può proseguire sotto gli occhi del mondo che finora è stato silente! Indignarsi non basta più, è necessario agire, reagire. Dobbiamo levare le nostre voci tutti insieme ed usare il nostro potere collettivo per porre fine alla violenza ai del popolo messicano provocata dalla criminalità organizzata e dalla corruzione politica”.

A Milano il Console Generale del Messico, Marisela Morales Ibaňez, ha ricevuto una delegazione dei firmatari dell’appello per conoscere la sorte dei 43 studenti sequestrati e scomparsi nello stato di Guerrero in Messico. L’appello, promosso dagli architetti Anna Steiner e Franco Origoni, ha tra i primi firmatari il Presidente del Gruppo PSE al Parlamento Europeo Gianni Pittella, il Presidente della Commissione antimafia del Comune di Milano Nando dalla Chiesa, lo scrittore Corrado Stajano, il Presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti Gabriele Nissim, il Vice Direttore del TGR RAI, Dario Carella.

E secondo un rapporto, pubblicato alcuni mesi fa da Amnesty International, negli ultimi 10 anni i casi di tortura e maltrattamenti sono aumentati del 600%. Il rapporto, intitolato ‘Fuori controllo: torture e maltrattamenti in Messico’, descrive il grave aumento del fenomeno e la dominante cultura di accondiscendenza e impunità che lo alimenta.

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