Santa Sede: in attesa del nuovo nunzio a Washington

Panoramica di piazza San Pietro
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A Gerusalemme aveva un barbiere musulmano, che per anni ha continuato a chiedere di Abouna Boutros, padre Pietro. Lo chiamava così, Pietro Sambi, nunzio a Washington in attesa di fare il salto di carriera verso la Prefettura degli Affari Economici. Si aspettava solo che si riprendesse dal tumore, e dal coma farmacologico che gli era stato indotto dopo l’ultimo intervento. Non ce l’ha fatta. La scomparsa – inaspettata in Vaticano – di Abouna Boutros ha cambiato improvvisamente il bouquet di nomine già pronto in Vaticano. Perché il Vaticano è anche questo: un complicato gioco a incastri di nomine. La responsabilità di ciascuno vale il bene di tutti. Trovare le persone giuste al posto giusto non è semplice. Il Papa, però, conosce bene persone e competenze. Tiene ogni cosa in considerazione, ma dispone secondo la sua volontà anche quando le indicazioni di tutti – spesso anche di campagne media orchestrate ad hoc – lo porterebbero in direzione contraria.

 

Tra l’altro, il posto che andava ad occupare Sambi era delicatissimo. Prefetto degli Affari Economici del Vaticano, al posto del card. Velasio de Paolis. Un posto che assume un significato ancora più importante all’interno dell’operazione trasparenza avviata da Benedetto XVI per quanto riguarda le finanze vaticane. L’Autorità di Informazione Finanziaria controlla tutti i movimenti finanziari dello Stato Vaticano, ma non c’è da dimenticare che la Prefettura, per Statuto, ha delle importanti funzioni di controllo. “Servirebbe – fanno sapere dai Sacri Palazzi – un candidato di polso e autorità”. I nomi che si fanno sono i soliti: monsignor Claudio Maria Celli, oggi presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; e poi monsignor Giuseppe Sciacca, finora uditore di Rota. Che, nella girandola di nomine precedenti alla morte di Sambi, era destinato alla segreteria del governatorato. L’attuale segretario, monsignor Carlo Maria Viganò, aveva già accettato di prendere il posto di Sambi a Washington. Se non partirà, potrebbe prendere la poltrona di presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, per la quale sarebbe in ballottaggio con Claudio Giuliodori, attuale vescovo di Macerata. Non la Prefettura, che già gli era stata proposta ed era stata da lui rifiutata.

Chi sarà invece governatore dello Stato di Città del Vaticano? Al posto del pensionando cardinal Lajolo, andrà quasi sicuramente l’attuale nunzio in Italia, monsignor Giuseppe Bertello, da tempo in attesa di promozione. E al posto di Bertello, si sposterà dal Brasile il nunzio Lorenzo Baldisseri. Questo il puzzle vaticano come sembra comporsi dopo la morte di Abouna Boutros. Perché quello delle nomine è solo un gioco ad incastro, in prospettiva. Ma in retrospettiva, racconta di un mondo che si sta muovendo. Così tutti aspettano la data di domani, 12 agosto (giorno in cui il puzzle potrebbe essere compilato) per capire se le previsioni delle nomine sono esatte. Ma non guardano indietro, alla nomina di Domenico Calcagno a presidente dell’Apsa, la “banca centrale vaticana”. Calcagno ha preso il posto del cardinal Attilio Nicora, che era incompatibile all’incarico perché già presidente dell’Aif, l’autorità di controllo. Numero due di Calcagno è diventato monsignor Luigi Mistò, arrivato direttamente da Milano e fedelissimo di Nicora. È Mistò l’uomo destinato a prendere il posto di Nicora nel giro di qualche anno. Con buon pace di Massimo Boarotto, delegato della sezione straordinaria dell’Apsa che le voci hanno spesso dato negli ultimi tempi a rischio di chiusura.

Non succederà, ma il segnale era chiaro. Ed era tutto interno alla Santa Sede. Il Papa però non si cura delle voci. E guarda con attenzione alla relazione che l’Autorità di Informazione Finanziaria dovrà presto consegnare alle istituzioni di controllo finanziarie per entrare nella white list dei Paesi virtuosi. La relazione sarà consegnata nei primissimi giorni di settembre, entro il 4.

 

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