Uscire dalla crisi: la proposta della Santa Sede

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Dopo la settimana nera delle borse europee, ancora si trema per quello che succederà in futuro. Perché la crisi del debito pubblico dell’eurozona e il declassamento dell’affidabilità finanziaria degli Usa segnano lo spartiacque verso una nuova fase della crisi economica internazionale. Una fase nella quale – sostengono molti analisti – l’egemonia finanziaria statunitense viene meno. Per uscire dalla crisi, è necessario ripensare tutto il sistema economico internazionale.

Nei corridoi vaticani c’è già una proposta di riforma. Per ora è solo una bozza, che viene analizzata dai dicasteri competenti.

Ma da tempo la Santa Sede ha compreso che una delle vie maestre per superare la crisi mondiale è proprio la riforma del sistema monetario internazionale. Ne era convinta ai tempi della stesura della Caritas in veritate, nella quale si chiedeva in maniera netta una riforma delle Nazioni Unite e “allo stesso tempo, delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali, di modo che il concetto di famiglia di nazioni possa acquisire una reale concretezza”. Un’autorità con competenze universali, che – si legge ancora nella Caritas in veritate – sia “regolata dalla legge “ e “universalmente riconosciuta e investita di potere effettivo per garantire la sicurezza di tutti, l’osservanza della giustizia e il rispetto dei diritti”.

 

 

Il tempo per una proposta in tal senso è maturo. Il prossimo G20 – a Cannes, il 3 e 4 novembre – avrà come tema proprio i mercati finanziari e l’economia mondiale. La Francia, paese ospite, da tempo ha cominciato a premere per la sua agenda. E nell’entourage della Francia ci sarà anche Michel Camdessus, ex presidente del Fondo Monetario Internazionale e consultore del Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace. È a lui che la Santa Sede si è rivolta per cominciare a ragionare su una proposta di riforma del sistema monetario internazionale.

Il sistema dei cambi delle monete fino al 1971 si è basato sulla convertibilità in oro del dollaro. Vale a dire che i dollari potevano essere cambiati in qualcosa di concreto e reale. Ma dal 1971, gli Stati Uniti hanno bloccato la convertibilità. La produzione di moneta non è andata più di pari passo con le riserve di oro. Le origini della bolla finanziaria sono proprio da far risalire a questa situazione. Ora, per far fronte alla crisi, la Francia e altre nazioni spingono per una valuta globale, che abbia alle spalle qualcosa di reale. Una sorta di nuovo dollaro di questo millennio. Questo sarà proposto al G20.

Ma la prospettiva della Santa Sede è più ampia. Non basta – si sostiene nei Sacri Palazzi – che venti nazioni considerate tra le più sviluppate si siedano a un tavolo per definire una nuova moneta che fermi la speculazione. Serve che il discorso sia allargato a tutte le nazioni, che tutti possano dire la loro e mettere in campo le loro posizioni, senza che nessuno sia escluso. La bozza presentata da Camdessus parlava ancora di un gruppo ristretto di decisori. Le correzioni della Santa Sede riguardano proprio la costituzione di una autorità economica mondiale. Una autorità “con competenze universali – dicono dalla Santa Sede – sempre più necessaria in un mondo globalizzato”.

Anche perché tra gli esclusi del consesso mondiale c’è la Cina, che rientra nel gruppo del G20, ma non in quello ristretto del G8. Nelle mani della Cina c’è gran parte del debito pubblico degli Stati Uniti e dell’Europa. Eppure la Cina viene sistematicamente non considerata quando si parla di economia mondiale. Un’esclusione che i cinesi vivono con un certo fastidio. E forse – ma è solo un’ipotesi suggestiva – viene proprio da questo fastidio l’inasprimento dei rapporti diplomatici con la Santa Sede. Si prende una posizione d’autorità nei confronti della Santa Sede per dimostrare al mondo che – si voglia o non si voglia – la Cina è presente. E si fa nei confronti della Santa Sede perché è la diplomazia che nonostante tutto gode del più alto prestigio internazionale. Sono solo ipotesi, ovviamente.. Ma dicono molto del clima in cui la Santa Sede sta preparando la sua proposta per una riforma del sistema monetario internazionale. Una bozza che al prossimo G20 sarà perlomeno presa in seria considerazione.

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