Papa: pace e dignità per Siria e Libia, lasciamoci prender per mano da Gesù nel mare della vita
La fine della violenza in Siria e Libia al centro delle preoccupazioni del papa. Al termine della preghiera dell’ Angelus recitato a Castelgandolfo, Benedetto XVI ha confermato che segue “con viva preoccupazione i drammatici e crescenti episodi di violenza in Siria, che hanno provocato numerose vittime e gravi sofferenze.”
Ed ha invitato “i fedeli cattolici a pregare, affinché lo sforzo per la riconciliazione prevalga sulla divisione e sul rancore. Inoltre- ha detto- rinnovo alle Autorità ed alla popolazione siriana un pressante appello, perché si ristabilisca quanto prima la pacifica convivenza e si risponda adeguatamente alle legittime aspirazioni dei cittadini, nel rispetto della loro dignità e a beneficio della stabilità regionale. Il mio pensiero va anche alla Libia, dove la forza delle armi non ha risolto la situazione. Esorto gli Organismi internazionali e quanti hanno responsabilità politiche e militari a rilanciare con convinzione e risolutezza la ricerca di un piano di pace per il Paese, attraverso il negoziato ed il dialogo costruttivo.”
Nella catechesi prima della recita della preghiera mariana Benedetto XVI ha commentato il Vangelo della liturgia di oggi. Gesù si ritira a pregare sul monte e “in disparte sia dalla gente che dai discepoli, manifesta la sua intimità con il Padre e la necessità di pregare in solitudine, al riparo dai tumulti del mondo.” Un allontanarsi, spiega il papa, che non va visto come “un disinteresse verso le persone o un abbandono degli Apostoli.”
Secondo la narrazione di Matteo Gesù poi “fece salire i discepoli sulla barca per “precederlo sull’altra riva” per incontrarli di nuovo.”
É l’ episodio della tempesta sul lago, gli Apostoli vedono Gesù andare loro incontro camminando sulle acque “ non lo riconobbero, non capirono che si trattava del Signore. Ma Gesù li rassicura: Coraggio, sono io, non abbiate paura!”
Un episodio caro a Padri della Chiesa. “Il mare- ha detto il papa- simboleggia la vita presente e l’instabilità del mondo visibile; la tempesta indica ogni sorta di tribolazione, di difficoltà, che opprime l’uomo. La barca, invece, rappresenta la Chiesa edificata su Cristo e guidata dagli Apostoli. Gesù vuole educare i discepoli a sopportare con coraggio le avversità della vita, confidando in Dio.”
“Anche noi- ha detto il papa- diventiamo dipendenti dai venti e non possiamo più passare sul mare della vita.”
E c’è poi il gesto di Pietro che si lancia verso Gesù e rischia di affogare. Il papa usa le parole di Agostino: “il Signore “sì è abbassato e t’ha preso per mano. Con le tue sole forze non puoi alzarti. Stringi la mano di Colui che scende fino a te””
Quando Pietro viene sopraffatto dal dubbio “quando non si fida pienamente della parola del Maestro, vuol dire che si sta allontanando la Lui ed è allora che rischia di affondare nel mare della vita.”
Benedetto XVI cita ancora un grande pensatore moderno e suo riferimento teologico: Romano Guardini. Il Signore “è sempre vicino, essendo alla radice del nostro essere.
Tuttavia, dobbiamo sperimentare il nostro rapporto con Dio tra i poli della lontananza e della vicinanza. Dalla vicinanza siamo fortificati, dalla lontananza messi alla prova”. Conclude il papa: “Il Signore prima ancora che lo cerchiamo o lo invochiamo, è Lui stesso che ci viene incontro, abbassa il cielo per tenderci la mano e portarci alla sua altezza; aspetta solo che ci fidiamo totalmente di Lui.”
Ed ecco l’ affidamento a Maria “perché, in mezzo a tante preoccupazioni, problemi, difficoltà che agitano il mare della nostra vita, risuoni nel cuore la parola rassicurante di Gesù: Coraggio, sono io, non abbiate paura! e cresca la nostra fede in Lui.”
Grande l’ entusiasmo dei fedeli presenti con gruppi da Ratisbona, dalla Polonia e dalla Spagna. Il papa ha salutato particolarmente un centinaio di fedeli dell’Iraq e i giovani di Albano che parteciperanno alla GMG di Madrid.