Un estate giovane in campagna

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Durante l’estate 2011 sono almeno 200.000 i giovani impegnati nelle campagne di raccolta di frutta, verdura e nella vendemmia. È quanto stima la Coldiretti, in occasione della divulgazione dei dati Istat, nel sottolineare che dal primo giugno i giovani lavoratori dai 16 ai 25 anni di età regolarmente iscritti ad un ciclo di studi possono essere remunerati con voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali: “L’estate coincide con il periodo di maggior impiego di lavoro nelle campagne dove sono in corso le attività di raccolta di verdura e frutta come ciliegie, albicocche o pesche durante l’estate fino alla vendemmia che si concentra nel mese di settembre.

Quest’anno alcune difficoltà si sono verificate a causa del crollo dei prezzi pagati ai produttori per la frutta, dalle pesche fino alle angurie che molti produttori non hanno potuto neanche raccogliere. I prezzi della frutta estiva sono crollati alla produzione con cali che vanno dal 47% dei cocomeri al 22% per le pesche nella terza settimana di luglio rispetto allo scorso anno. Per gli studenti lavorare nei campi significa, oltre che prendere contatto con il mondo del  lavoro,  anche fare una esperienza diretta a contatto con la natura, i suoi prodotti ed una cultura che ha fatto dell’Italia un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità. Un’occasione per conoscere la genuinità e le caratteristiche dei veri prodotti del Made in Italy per impararli a distinguere da quelli importatati spacciati come nazionali anche sugli scaffali dei mercati al momento di fare la spesa. Lo strumento dei voucher, introdotto per la prima volta proprio in occasione della vendemmia 2008, è valido e da allora sono stati oltre 3,3 milioni quelli dal valore di 10 euro staccati per remunerare il lavoro in campagna.

L’agricoltura è il settore che ha maggiormente utilizzato questa opportunità con circa il 27% dei voucher totali seguita  a distanza dalle manifestazioni sportive, culturali o di solidarietà e dal commercio. I voucher rappresentano uno strumento che offre interessanti opportunità di reddito e occupazione a categorie particolarmente deboli e risponde coerentemente alle richieste di semplificazione del lavoro nei campi che può così meglio esprimere le proprie potenzialità in un momento di crisi, senza con ciò destrutturare il mercato del lavoro agricolo”. Intanto anche la Cia-Confederazione italiana agricoltori- ha affermato che l’agricoltura torna a trainare la ripresa dell’occupazione: “L’agricoltura dimostra di essere un comparto ancora vivo e vitale nonostante tutti i problemi che condizionano la competitività delle aziende come i costi produttivi record, i prezzi sui campi non remunerativi e una burocrazia lenta e inefficiente”. Inoltre l’organizzazione degli agricoltori ha ricordato anche che dopo aver chiuso il 2010 con una crescita degli occupati nei campi pari all’1,9%, a fronte del calo generale dello 0,7% anche i primi mesi del 2011 si sono aperti con un segno positivo: i lavoratori in agricoltura sono aumentati dell’1,2%, soprattutto nel Mezzogiorno (+4,5%) e al Nord (+2,5%).

L’incremento interessa in particolare il lavoro dipendente (+ 6%) rispetto a quello autonomo (-2%). In base a questi dati la Cia saluta positivamente il ritorno alla campagna, soprattutto da parte dei giovani: “Dopo anni si registra un ritorno al lavoro in agricoltura, legato in questi mesi soprattutto alle campagne di raccolta di frutta e verdura, che interessano anche studenti e giovani sotto i 40 anni. Si tratta di un’inversione di marcia importante e di un segnale di ‘rinascita’ che la politica non può più ignorare. Ecco perché ora chiediamo al governo di investire davvero sull’agricoltura, dopo averla lasciata nell’angolo per anni e anni, dando vita a una nuova politica di sviluppo del comparto che oggi non c’è”. Intanto nel Sud Italia i sindacati denunciano lo sfruttamento degli immigrati nell’agricoltura. Anselmo Botte, segretario provinciale della Cgil di Salerno, ha riferito che: “Nella regione tra agricoltura e allevamento lavorano circa 10 mila migranti. Nella Piana del Sele abbiamo 6.000 migranti per lo più maghrebini che lavorano tutto l’anno nella raccolta delle diverse colture presenti. Quello che non cambia rispetto al Salento e alla Capitanata è lo sfruttamento e le angherie che subiscono i migranti da parte dei caporali. Va bene se riescono a guadagnare 25 euro al giorno”.

 

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