Inizia la conferenza di Lambeth. Le incognite degli Anglicani dopo il sì alle donne vescovo

Per la Chiesa anglicana arriva il momento della resa dei conti. E’ una comunità divisa quella che si presenta oggi a Canterbury, in Inghilterra, per la Conferenza di Lambeth, l’incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo. Pochi giorni fa, il via libera alle donne vescovo, contestato dai vescovi conservatori, che da Gerusalemme hanno prospettato addirittura uno scisma.
Il primate anglicano, Rowan Williams, ha criticato il gruppo: “Non basta abbandonare le strutture esistenti della Comunione. Se non funzionano bene, la sfida è rinnovarle piuttosto che improvvisare soluzioni che possono sembrare efficaci per alcuni nel breve periodo ma che continueranno a creare più problemi di quelli che risolvono”. In ogni caso, il malessere è crescente, anche perché il nodo delle donne vescovo si aggiunge a quelli dell’ordinazione di sacerdoti e vescovi omosessuali, oltre che della benedizione di coppie gay. Divisioni apparentemente insanabili, che saranno comunque al centro della discussione, in programma fino al 3 agosto, partendo dal tema “Aiutare i vescovi a compiere il loro ministero pastorale nella missione di Dio”.
La conferenza di Lambeth è un passaggio delicato per la comunione anglicana e lo stesso Benedetto XVI ne è consapevole. “Il nostro desiderio è che possano essere evitati scismi o nuove fratture – aveva detto durante il volo per l’Australia – e che si trovi una soluzione nella responsabilità davanti al nostro tempo, ma anche nella fedeltà al Vangelo”. In attesa di saperne di più, un dato è certo: le ultime decisioni degli Anglicani potrebbero compromettere in modo irreparabile il dialogo con i cattolici. Lo ha fatto capire il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, che tra l’altro è stato invitato come relatore alla conferenza.
”Noi siamo pronti a continuare il dialogo – ha detto alla Radio Vaticana – ma adesso lo scopo del dialogo, la piena comunione, non sembra più realistica. Quindi, il dialogo avrà un carattere diverso e dobbiamo anche vedere quali saranno i nostri partner, quale sarà la configurazione della Comunione anglicana dopo la Conferenza di Lambeth. Sono, dunque, problemi molto importanti, molto preoccupanti, ma, ripeto, vogliamo l’unità della Comunione anglicana e vogliamo anche continuare il dialogo, e non un dialogo qualsiasi, ma un dialogo secondo la volontà espressa da Gesù Cristo alla vigilia della sua morte: ”ut omnes unum sint”, ”che tutti siano una sola cosa, affinchè il mondo creda”.