La santa indifferenza
Nella finale del quarto Vangelo, mentre Pietro chiede al Cristo risorto che fine farà l’altro discepolo, Giovanni, Gesù risponde: “ A te che importa? Tu seguimi!”.
Troppe volte ci lasciamo frenare nella sequela da numerosi eventi, mancanze o debolezze che velocemente ci tolgono la gioia di seguire Gesù e ci lasciano nella desolazione. Sant’Ignazio di Loyola tra i principi degli esercizi spirituali scrive: “ E’ perciò necessario renderci indifferenti (liberi) in tutte le cose create … solamente scegliendo e desiderando quello che più ci conduce al fine per cui siamo creati”. ( ES 23,5.7) Il fine è lodare Dio, a maggior ragione in un particolare stato di vita come la sequela cristiana.La santa indifferenza dunque è una grazia da chiedere al Signore se davvero desideriamo seguirlo. Un credente nonostante i canti delle sirene, le prove e la zizzania punta tutto su Gesù, considera Lui il bene più prezioso. Un sereno distacco da tutto ciò che ci assilla, da tutto ciò che è meno di Dio aiuta ad essere disponibili per Lui!
Altrimenti si corre il rischio di seguire i nostri ideali cristiani, ma non Gesù Cristo! Spesso dopo il fervore degli inizi, l’amore di Dio cede il posto all’amore per le cose che stanno intorno: per le strutture, per l’esteriorità, per i ruoli o per le conseguenze della fede mentre si dà per scontata la fede stessa!
La santa indifferenza invece rende liberi; liberi da tutto e da tutti perché ci si sente amati da Dio. Come cristiani siamo nel mondo ma non del mondo: non ci lasciamo schiacciare né cambiare da nulla, tantomeno dalla mondanità spirituale. Scriveva don Lorenzo Milani in una appassionata lettera: “ Combattivi fino all’ultimo sangue a costo di farsi relegare in una parrocchia di 90 anime in montagna e di farsi ritirare i libri dal commercio, sì tutto, ma senza perdere il sorriso sulle labbra e nel cuore e senza un attimo di disperazione o di malinconia o di scoraggiamento o di amarezza. Prima di tutto c’è Dio e poi c’è la Vita Eterna”.