La Santa Sede chiarisce la situazione tra benedettini e diocesi di Parenzo

Il luogo è ameno, in riva all’Adriatico azzurrissimo. Eppure nel complesso dei Benedettini di Dalia vicino Parenzo in Istria, la pace sembra molto lontana. La diatriba è antica ed ha origine nel 1840 circa. Un ricco signore decide di donare una parte dei suoi beni in questa zona, all’epoca parte dell’Impero Asburgico alla Abbazia di Praglia vicino Padova. I benedettini iniziano in questo nuovo complesso la loro attività, che prosegue fino al 1947 E’ allora che il regime di Tito deporta ed imprigiona i monaci falsamente accusati perfino di contrabbando, per poter mettere le mani su quei possedimenti e per annientare il ricordo del loro operato a favore del prossimo. Nel 1999 la Croazia,secondo la legge delle restituzioni dei beni ecclesiastici assegna il ricco comprensorio con edifici e terreni per 600 ettari, alla diocesi di Parenzo, quella cioè più vicina.
Da allora la diocesi inizia a vendere e “far fruttare” i beni. Recentemente le autorità locali hanno deciso che nel “Bosco dei frati”, come si chiama ora la zona, può sorgere un villaggio turistico con tanto di campo di golf. “I posti letto previsti sono appena 520 e il golf è un settore del turismo molto redditizio, che porterà all’apertura di nuovi posti di lavoro, cosa per noi molto importante, come pure un riscontro positivo nel settore terziario”, dichiarano le autorità locali. Il contenzioso ecclesiale non importa.
Ma interessa molto la diocesi e i benedettini di Praglia che rivendicano la proprietà, e i proventi.
E’ vero che dopo il Trattato di Osimo nel 1975, che regolava i risarcimenti degli esuli istriani, i monaci avevano ricevuto 1,7 miliardi di lire, ma è anche vero che la restituzione dei beni dopo il periodo di Tito è tutt’altra cosa.
La querelle è andata avanti tra alterne vicende fino a poco fa. E nonostante il viaggio del papa in Croazia, che pur ha lasciato l’amaro in bocca ad alcuni nazionalisti croati che hanno contestato la presenza di Benedetto XVI per il trecentesimo anniversario della morte del gesuita Boscovich di origine italiana.
Nella zona di Parenzo la comunità italiana sta via via riottenendo i propri diritti e questo non piace ai nazionalisti croati. Alcuni poi sostengono che nella vicenda siano molte le manipolazioni politiche. Oggi intanto l’ambasciatore croato è stato in Vaticano per consultazioni. C’è da ricordare quindi che oltre all’indubbia rilevanza economica dei fatti, c’è il mai risolto problema dei nazionalismi croati, italiani e istriani.
L’ Abazia di Praglia è anche luogo d’incontro degli esuli istriani e dei lori discendenti, e tra non molto in Croazia ci saranno le elezioni. E pensare che tra qualche mese la Croazia dovrebbe entrare nell’ UE e abbattere confini e divisioni.
Oggi è arrivato il comunicato ufficiale che risponde anche alle polemiche che si leggono sui giornali croati. La nota sottolinea innanzitutto che la “questione è di natura propriamente ecclesiastica”. Di qui, il dispiacere che “sia stata strumentalizzata a fini che cercano di presentarla in chiave politica e demagogica, come se intendesse danneggiare la Croazia”. Invece, si legge nel comunicato, “la decisione della Santa Sede mira esclusivamente a ristabilire la giustizia dentro la Chiesa, peraltro con un risarcimento solo parziale”. Il provvedimento, spiega la Sala Stampa vaticana, “è stato adottato a conclusione di un confronto che la Santa Sede ha avviato fin dall’anno 2004 con la diocesi di Parenzo e Pola e il monastero benedettino di Praglia”. Il 21 novembre 2008, ricorda il comunicato, il Papa ha costituito un’apposita Commissione cardinalizia. Dopo la “scrupolosa ricerca di un accordo tra le due Parti”, si legge, “e di fronte ad alcune azioni unilaterali dell’autorità ecclesiastica di Parenzo e Pola, le conclusioni unanimemente raggiunte dalla Commissione sono state portate, nel dicembre 2010, alla conoscenza del Papa”, che “le ha specificamente approvate”.
Con questa decisione, scrive la Sala Stampa vaticana, “si è disposto che le proprietà immobiliari interessate ancora in possesso della diocesi siano trasferite in capo all’ente croato Abbazia d.o.o. interamente partecipato dall’Abbazia di Praglia, ripristinando così, per quanto ad oggi possibile, la condizione determinata dalla volontà testamentaria del donatore originario che, a causa di vicissitudini storiche, per molti anni non è stata rispettata”. Inoltre, spiega il comunicato, “è stato richiesto alla diocesi di risarcire l’Abbazia di Praglia, a titolo di indennizzo per i beni che la diocesi ha previamente alienato o che comunque non sono restituibili”. La misura di tale indennizzo, specifica la Sala Stampa, “è da ritenersi meramente forfettaria, in quanto il valore dei beni già alienati dalla diocesi è di gran lunga superiore”.
Il vescovo di Parenzo e Pola, spiega ancora la nota, “dopo aver inizialmente accettato di negoziare con i benedettini al fine di giungere ad una soluzione intra-ecclesiale della controversia, purtroppo si è ritirato da tale posizione”. Essendosi “rifiutato di sottoscrivere la convenzione che avrebbe dovuto dare valore civile” alle disposizioni decise, il Papa è dovuto ricorrere alla nomina, il 6 luglio scorso, di mons. Santos Abril y Castelló come commissario “ad actum”, che per questa specifica questione sostituisse l’autorità ecclesiastica locale, “consentendo di raggiungere finalmente la soluzione della controversia anche attraverso un regolare atto notarile”. Le ragioni esposte dalla diocesi di Parenzo e Pola, evidenzia ancora il comunicato, “sono state sempre tenute in debita considerazione e recepite, secondo criteri di equità e di giustizia, nella decisione pontificia”. Per questo, conclude la nota, duole che “la decisione della Santa Sede venga contestata come se fosse di parte, o addirittura non avesse adeguato fondamento”.