Le relazioni dei Circoli Minori: critiche e proposte per la Relatio Synodi

Alcuni padri sinodali è ovvio un sinodo non lo hanno mai seguito. Dalle relazioni dei circoli minori emerge addirittura che qualcuno non voleva che la Relatio post discptationem venisse resa pubblica. Se avessero seguito almeno un sinodo avrebbero saputo che è sempre stata pubblica. Insomma la trasparenza non è certo il punto di forza di questo sinodo straordinario. E questo emerge anche dalle tante obiezioni alla Relatio che son uscite dalle relazioni dei Circoli.
In molti l’hanno trovata poco soddisfacente. Il cardinale Erdő stesso ne ha preso le distanze per alcuni passaggi. Perchè non li ha curati lui. Il Papa ha scelto altri “aiutanti” che però sembra non siano bastati a fare un lavoro apprezzabile dai più. Diversi non italiani si sono lamentati della cattiva redazione linguistica della Relatio, e nei corridoi le voci erano di disappunto perché la Relazio aveva subito dei cambiamenti che allontanavano da quello che si era detto.
La cosa che emerge con più evidenza dalle relazioni dei Circoli ( anche sulla pubblicazione di queste sembra ci sia stato da discutere) è che nella Relatio, ( e forse anche nel dibattito in aula?) si sia parlato poco delle tante realtà positive delle famiglie, dell’incoraggiamento a chi si impegna ad essere fedele al Vangelo, dei tanti gruppi e parrocchie impegnati nella pastorale, del bello del “mutuo dono di sé stessi” nel matrimonio sacramentale e via dicendo. Insomma poco Magistero e troppa sociologia. Due Circoli italiani, il Circolo A e il Circolo B sono stati molto dettagliati nelle proposte positive. Con delle “difficoltà” sul significato di “legge della gradualità”.
Nel Circolo italico B si è anche detto : “Sembra che si abbia timore di esprimere un giudizio su diverse questioni che sono divenute ormai espressioni culturali dominanti. Questo non appare coerente con la missione profetica che la Chiesa possiede. E’ importante che il testo esprima al meglio il ruolo profetico che i Pastori e la comunità cristiana possiedono ben sapendo che non andiamo alla ricerca di un facile populismo che tutto assopisce e ovatta, ma che abbiamo la responsabilità di esprimere anche un giudizio che proviene dalla Parola di Dio.”
Ma molti i temi che si sono aggiunti a quelli oramai consunti della comunione ai divorziati risposati e della pastorale per persone con tendenze omosessuali.
Ad esempio si è parlato degli anziani che non hanno nessun familiare che si occupi di loro, delle famiglie che adottano dei figli, e dei pericoli della diffusione di certa mentalità anti evangelica tramite la rete: “Una voce critica è bene che si faccia sentire anche su espressioni della cultura contemporanea che sono veicolate da internet. Nel contesto della formazione è bene che si accentui la raccomandazione perché le famiglie e le istituzioni valutino con la dovuta attenzione la nuova cultura che emerge da questi mezzi, il linguaggio che ne è stato assunto e le conseguenti forme comportamentali che ne derivano. Pensare che questo sia solo uno strumento non consente di valutare la reale nuova cultura che sta alla base e che condiziona fin dai primi anni di vita le giovani generazioni. E’ bene che si recuperi fortemente il rapporto interpersonale e per quanto riguarda la pastorale familiare si rinnovi la dinamica di un rapporto da famiglia a famiglia perché la debolezza di una possa trovare forza nel sostegno dell’altra.”
Il Circolo Italicus C sembra essersi “spaccato” in due linee:
“Una prima sensibilità” con dei Padri che “ritengono imprescindibile che la Relatio ribadisca in maniera esplicita la dottrina su matrimonio, famiglia e sessualità, senza tentennamenti nell’avvalersi delle categorie di “peccato” e “adulterio” e “conversione” rispetto alle situazioni oggettivamente contrastanti con il Vangelo della famiglia. Gli stessi padri insistono sul fatto che usare eufemismi possa provocare malintesi tra i fedeli, soprattutto per distorte interpretazioni fatte da una parte della stampa non specializzata.” E un’altra linea che “ritiene debba essere attribuita al “desiderio di famiglia” seminato dal Creatore nel cuore di ogni persona, anche di quei fedeli che, per svariate ragioni, non lo vivono in piena coerenza con la Parola di Cristo.” E sicocmane manca la coscienza del peccato “questi padri ritengono necessario un linguaggio nuovo e incoraggiante, che nell’orientare verso la pienezza del messaggio evangelico, possa far leva sugli elementi positivi che di esso sono già presenti nelle esperienze familiari imperfette.” Verità, certo, ma che “non possa essere ridotto all’osservanza di un mero atteggiamento pastorale sulle persone.”
Decisamente in contrasto con la Relatio il Circolo Anglico A che discute il principio metodologico del “ vedere, giudicare, agire” e l’applicazione della “gradualità” alla dottrina, è la persona che cresce e si santifica gradualmente, non la dottrina insomma. Un tema ripreso anche dal Circolo Anglicus C che al teme dedica un intero paragrafo.
Il gruppo spagnolo- portoghese A dal canto suo lamenta la mancanza di alcuni temi, come quelli che riguardano l’ Africa. E in Africa ci sono sfide molto diverse da affrontare rispetto ad Europa ed America del Nord. Come la mutilazione delle donne, la schiavitù sessuale e il fenomeno dei bambini di strada, e lo sfruttamento reale e virtuale della infanzia, “realtà perversa e scandalosa della nostra società attuale.”
Pressante l’invito per tutti alla conversione, e chiara la testimonianza eroica, da sottolineare, dei divorziati che non si risposano: “ testimoni eroici della indissolubilità e della fedeltà”.
In diversi circoli poi, a proposito della Eucaristia per i divorziati risposati con un matrimonio valido in atto, si è detto che il tema deve essere approfondito sia teologicamente che giuridicamente. In fretta si rischia di sbagliare.
E del resto l’equilibrio che la Chiesa ha sempre cercato tra verità e misericordia è difficile da raggiungere. É la via della santità che passa attraverso tutti i sacramenti, soprattutto quello della confessione. Di questo si è parlato al Sinodo? Il cardinale Schönborn dice di si, anche se non ricorda quando: “l’accesso dei sacramenti include la possibilità di confessione sacramentale, assoluzione per persone che vivono situazione irregolare.” I coniugi Miano, uditori al Sinodo, dicono che “c’è una grande volontà di cogliere il positivo, quindi atteggiamento, profondo senso della prossimità, una volontà di maturare la capacità di accompagnare la vita delle persone, e questo
implica la necessità di chiamare le cose per nome, e dunque di dire le cose che non vanno.” Insomma ecco cosa sono i “cammini personalizzati”: confessioni. E Padre Lombardi aggiunge: “ Io ho sentito che il tema dei cammini personalizzati del ruolo dell’accoglienza e quindi del dialogo con il sacerdote per quanto riguarda la retta concezione dei problemi di coscienza ha una sua grande importanza.”
Domani ancora un briefing e poi sabato mattina ci sarà la presentazione del Messaggio al Popolo di Dio. La sera ancora un appuntamento con la Relatio Synodi, testo finale del Sinodo che deve essere votato da tutti i padri. Ancora non è chiaro però se paragrafo per paragrafo o nel suo insieme. E non sappiamo nemmeno quando avremo il testo.