Sinodo, al via con la Relatio la seconda settimana dei lavori
“La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. È questo il tema della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015, annunciato questa mattina dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, in apertura dei lavori della seconda settimana dell’Assemblea straordinaria del Sinodo.
I lavori odierni sono stati introdotti dalla meditazione di monsignor Salvador Piñeiro García-Calderón, arcivescovo di Ayacucho in Perú, che si è soffermato sulla figura della sua connazionale santa Rosa da Lima, esortando a non dimenticare che “l’amore degli sposi, l’allegria in casa e il sacrificio quotidiano sono fonte di santità”.
Dopo la relatio del cardinale Peter Erdò, relatore generale di questo Sinodo, “vi è stato un tempo piuttosto ampio di discussione libera”, ha informato padre Federico Lombardi nel consueto briefing tenuto presso la Sala Stampa della Santa Sede. “Una discussione molto ampia, molto sostanziale, che ha dato veramente il senso di un cammino che continua”. 41 gli interventi liberi, che si sono susseguiti per quasi due ore, mentre questa sera inizieranno i lavori dei circoli minori. Numerosi Padri – è stato evidenziato – hanno sentito vibrare lo spirito del Concilio Vaticano II, ritrovando nella relatio l’ispirazione della “Gaudium et spes”. Al briefing di oggi sono intervenuti i cardinali Erdò, Tagle, Ezzati e l’arcivescovo Forte.
Il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e uno dei presidenti delegati del Sinodo, ha definito la relatio un lavoro “eroico”, uno “specchio nel quale possiamo vedere noi stessi e quello che abbiamo discusso in questi giorni”, “un riassunto delle discussioni della prima settimana”. La relatio costituirà inoltre la “base della futura discussione nei circoli minori, indicando cosa va approfondito, chiarificato, o ancora affrontato”.
Di “work in progress, lavori in corso” ha parlato l’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte, segretario speciale di questo Sinodo. “La relatio aveva il dovere di rispettare due grandi indicazioni fornite da Papa Francesco a inizio dei lavori sinodali: che ognuno parlasse in totale libertà, sforzandosi al contempo di ascoltare l’altro, cercando di cogliere i punti di convergenza – ha proseguito Forte –. Questo è un esercizio effettivo della sinodalità: ascoltare tutti e avere la pazienza di camminare insieme, cercando di maturare insieme”. Una sinodalità che è spaziale e temporale: “V’è riunita una comunità che rispecchia il villaggio globale. In secondo luogo le cose, specie quelle non semplici, devono maturare”. Forte si è soffermato quindi sulla “legge della gradualità: prima di usare il sì si, no no, ci sono dei gradi di comprensione”. Bisogna considerare la “pazienza del divenire, l’attenzione alle sfumature, alle complessità delle situazioni, altrimenti si rischia di giudicare le persone, invece di capirle e di accompagnarle”. Adoperare quindi uno “spirito di accompagnamento e di progressività, di maturazione”.
“Con il cuore aperto” è la partecipazione al Sinodo del cardinale salesiano Ricardo Ezzati, arcivescovo di Santiago de Chile. “La globalizzazione non è solo economica, ma riguarda anche i problemi della Chiesa – ha osservato –. Tre gli elementi che hanno caratterizzato i lavori: l’ascolto della realtà dei propri Paesi da parte dei Padri sinodali; una grande capacità di misericordia; la ricerca di cammini per accompagnare ed esprimere una vicinanza adeguata alle diverse situazioni vissute dalle famiglie”. Un Sinodo, quindi “che ascolta, che si commuove, che ricerca cammini” e che presenta una “dimensione pastorale fondamentale”.
Vari gli argomenti emersi nelle domande dei giornalisti, tra cui l’omosessualità, l’attenzione ai bambini e il ruolo dei laici, con l’esortazione di monsignor Forte perché questi ultimi “siano protagonisti e facciano sentire le loro voci nelle Chiese locali”, nonché sui cammini penitenziali, che sempre secondo monsignor Forte, richiedono “il riconoscimento delle colpe che ci sono state e che si sia disposti a mettersi in ascolto di Dio per una conversione del cuore”.