Sinodo: la Chiesa deve presentare non un giudizio ma la verità

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La notizia di oggi è che il 20 ottobre il Papa ha deciso che al concistoro si parli di Medio Oriente. Sarà un modo per comunicare ai cardinali i risultati dell’incontro con i nunzi che si è svolto la settimana scorsa. Martedi mattina, secondo quello che riporta l’ Osservatore Romano, si è parlato anche della violenza. “Così è stato messo in risalto come i terroristi di Boko Haram non hanno nulla a che vedere con la visione che in Nigeria, anche da parte dei musulmani stessi, si ha del valore della famiglia. Mentre a Baghdad, è stato reso noto, nonostante tutti i problemi, oltre 1.500 bambini sono accompagnati dai genitori, ogni venerdì, al corso di catechismo: è stata così anche rimarcata la testimonianza di fede e di unità delle famiglie cristiane rimaste in Iraq. Accompagnata pure dall’auspicio che venga sempre rispettato il loro credo come un diritto fondamentale della persona e così non ci debba essere timore nel testimoniarlo. Un discorso simile è stato proposto, poi, a proposito dell’Iran, dove ci sono appena cinquemila cristiani a fronte di settantacinque milioni di musulmani che, è stato affermato, non appartengono al fondamentalismo dell’Is.”

Sul dibattito in aula invece c’è da dire che  70 sono stati gli interventi fino alla terza congregazione generale e diversi temi. Ma difficile capire chi ha detto cosa. Alla stampa non vengono più forniti i “virgolettati”, così è difficile sapere chi ha detto cosa. Padre Federico Lombardi ha guidato un briefing congiunto con Padre Thomas Rosica per la lingua inglese e don Manuel Dorantes per la lingua spagnola. Si sa che in aula si è perlato di linguaggio, di confronto con altre religioni sul tema del matrimonio, ma anche del problema della poligamia in Africa dove è difficile di parlare di fedeltà, ma si è anche detto che i cattolici dovrebbero proporre in modo più forte la bellezza del matrimonio e della famiglia così come ce la mostra il Vangelo.

Sono emersi due elementi preoccupanti. Un generico rispetto della “gradualità”  intesa, ha detto Padre Lombardi, come “il fatto che c’è un cammino attraverso cui i credenti cristiani si avvicinano a quello che è l’ideale della famiglia cristiana e del matrimonio cristiano nella presentazione del Magistero della Chiesa”. Lombardi ha riportato un esempio  (non sappiamo se detto da un padre e tanto meno da chi). “ E’ una analogia con quanto il Concilio dice: la Chiesa sussiste in pienezza nella Chiesa cattolica, ma che ci sono anche degli elementi preziosi e importanti per la santificazione anche al di fuori della Chiesa cattolica. Così, per analogia, uno può ragionare sul fatto che c’è una visione piena, ideale del matrimonio e della famiglia cristiana, ma ci sono elementi assolutamente validi e importanti, anche di santificazione e di amore vero, che possono esserci anche quando non si raggiunge ancora pienamente questo ideale”.

Una parallelo discutibile. E soprattutto una indicazione che sembra dire; siccome non si può essere santi tanto vale rimanere peccatori. Certo la santità è un cammino, lo si sa da sempre, ma un cammino con una meta sicura. Il Concilio ha ricordato che lo scopo della vita è la santità, ovvio che ci si arrivi per tappe.  Non è facile però capire davvero che tipo di dibattito si stia svolgendo in aula.

Più interessante sentire le molte voci che chiedono maggior impegno nella formazione e nella accopagnamento pastorale dei giovani e delle famiglie, soprattutto quelle in difficoltà.

In effetti la formazione scarseggia, in particolare dopo il matrimonio che per molti è visto come un punti di arrivo.

E qualcuno ha detto che si deve fare in modo “che la Chiesa da “ospedale da campo” non diventi “obitorio” in cui si moltiplicano autopsie di matrimoni defunti.” Sui divorziati risposati: “la Chiesa deve presentare non un giudizio ma una verità.”

Insomma tutti dicono che non vogliono mettere in discussione la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio cristiano, ma poi si perdono sulla sua applicazione pratica e il rischio è quello di cedere ad una certa superficialità pastorale.

Una padre avrebbe detto che  “anche nelle forme imperfette del matrimonio — quali unioni di fatto e convivenze — si possano trovare elementi positivi e di verità.” La domanda che sorge: anche nella unioni omosessuali? E nei matrimoni poligamici? Non si sa.

Quello che è certo che i sacerdoti devono essere meglio formati. E del resto se le famiglie di cultura cattolica sono così mal ridotte è anche una loro responsabilità.

Domani altre sintesi di altri interventi, senza nome e cognome. Sembra quasi che la parresia che ha chiesto il Papa si debba fermare davanti al Popolo di Dio. Libertà di parlare si, ma senza far sapere troppo.

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