Finalmente il Giorno del Dono

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Il Parlamento Italiano ha stabilito che oggi 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi e Giornata della pace, è anche il ‘Giorno del Dono’: obiettivo della giornata è riconoscere e valorizzare le tante e diversificate esperienze donative, con l’intenzione di coinvolgere quanti sono già impegnati in attività e scelte donative, ma anche, e in un certo senso soprattutto, di proporre queste ultime all’attenzione dell’opinione pubblica nel suo complesso.

Per la prof.ssa Chiara Giaccardi, sociologa e docente presso l’Università Cattolica di Milano, il dono “è una parola bellissima, che ha a che fare con il dare, con la gratuità, la sovrabbondanza e dunque con la vita. Ma il rischio è che si crei una retorica anche un po’ stucchevole del dono, che alla fine ne neutralizza la straordinaria potenzialità di fare nuove le cose, di immettere la vita nel mondo attraverso il ‘di più’ dell’eccedenza che esprime”.

Però si corre il rischio di rendere innocuo il dono attraverso la retorica e l’utilizzo ideologico della parola: “Ideologico perché fa finta di non vedere che anche nel dono c’è un trucco, un rischio, un veleno. Il dono può diventare il cavallo di troia del ricatto emotivo, il gancio per la costruzione di una lealtà che poi arriva a voler ingabbiare la libertà dell’altro, il cemento di un patto non detto che getta un’ipoteca sulla relazione.

Può anche essere lo specchio per un io narcisistico, che ama contemplare gli effetti della propria magnanimità e non si cura se gli altri ne restano umiliati… Il dono non è dunque mai solo il ‘mio’ dono, ma è sempre un con-dono. Posso donare perché ho ricevuto; nel mio dono c’è ciò che io possiedo grazie a ciò che altri mi hanno donato. Per questo posso a mia volta donare con larghezza e libertà. Donare non è elargire, ma entrare in relazione. Siamo capaci di donare se siamo capaci di ricevere”.

Per l’occasione è stata presentata un’indagine, realizzata dall’Osservatorio di sostegno al Non Profit sociale dell’Istituto Italiano della Donazione (IID), con l’obiettivo di delineare l’andamento delle raccolte fondi e delle entrate nel Non Profit, nonché approfondire il comportamento delle varie fonti di finanziamento.

I dati raccolti, su un campione di oltre 200 Organizzazioni Non Profit (ONP), statisticamente non rappresentativo ma significativo dell’intero Terzo Settore italiano, mostrano un trend positivo che rafforza quanto emerso dalla rilevazione di inizio 2014, dove già era stata registrata una ventata d’ossigeno e di speranza per tutto il terzo settore. 1 ONP su 3 dichiara di aver aumentato la propria raccolta fondi nel 2013 rispetto al 2012.

Inoltre, mettendo a confronto i dati degli ultimi tre anni, aumenta del 9% il numero delle associazioni che migliorano il proprio fundraising e diminuisce di 11% il numero di quelle che lo peggiorano. A migliori performance di raccolta fondi corrisponde un aumento anche delle entrate totali: i dati evidenziano un timido aumento (+3%) di chi dichiara entrate maggiori ma, al tempo stesso, si registra una diminuzione di ben 7% di organizzazioni che dichiarano una contrazione sui proventi totali rispetto all’anno prima.

Più prudenti, ma comunque ottimistiche, le previsioni per l’intero 2014 se confrontate con le stime relative al primo semestre del 2014, segno questo che il periodo fecondo per tutto il terzo settore risulta sempre essere quello natalizio. Per quanto riguarda gli strumenti della raccolta dei ‘fondi’ continua a primeggiare il ‘direct mailing’ cartaceo, seguito dagli eventi. Poco utilizzati gli strumenti di raccolta fondi online quali donazioni attraverso carta di credito, social media e crowdfunding che, aggregati, rappresentano solo il 7% del campione.

Per poco più di 1 ONP su 3 la difficoltà maggiore quando si parla di fundraising è trovare nuovi donatori (35%), mentre per quasi 1 intervistato su 4 è il fatto che i donatori donano meno di prima (24%). In questa indagine è stato anche analizzato il rapporto tra non profit e imprese, il cui impatto di queste ultime sulle entrate totali delle ONP è ancora troppo basso: 3 intervistati su 5 (quasi il 60%) dichiara che le imprese contribuiscono ai bilanci con un importo che è inferiore al 5% dei proventi totali.

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