Disarmo nucleare, la Santa Sede in prima fila

Gli sforzi della Santa Sede per il disarmo nucleare passano anche per il supporto dato ad iniziative come la prossima conferenza di Vienna sull’impatto delle armi nucleari sul settore umanitario. È la terza conferenza di questo genere, dopo un percorso che è partito da Oslo ed è passato da Nayarit in Messico, e punta proprio a mostrare gli effetti umanitari delle armi nucleari. Perché – afferma un funzionario della Santa Sede – “se ne parliamo in termini giuridici, o geopolitici, le persone non capiranno mai l’effetto delle armi nucleari. Ma se ne parliamo in termini umanitari, vivi, allora sì che si può creare un’opinione pubblica”. E non a caso Antoine Camilleri, sottosegretario vaticano per i rapporti con gli Stati, ha plaudito al percorso Oslo-Nayarit-Vienna in un suo intervento tenuto alla Conferenza Generale dell’Associazione Internazionale di Energia Atomica, in corso a Vienna.
Il discorso di Camilleri mette in luce la posizione della Santa Sede, che dell’AIEA è Paese membro e fondatore. Questo perché solo la forza morale della Santa Sede avrebbe permesso, in sede di dibattito, il necessario equilibrio tra l’uso pacifico dell’energia nucleare e la spinta verso un disarmo nucleare sempre più necessario in un mondo di oggi. Il discorso di Camilleri, infatti, parte proprio dal dato positivo, dagli sviluppi che il nucleare pacifico ha fatto in questi anni, per arrivare alla richiesta di portare avanti i programmi di non proliferazione nucleare, primo passo dell’utopia del disarmo integrale da sempre percepita della Santa Sede.
E un passo sulla strada della non proliferazione è appunto lo sforzo del percorso sull’impatto delle armi nucleari nel settore umanitario. “Non c’è bisogno di dire, inoltre, che l’entrata in vigore del Trattato Comprensivo di Bando dei Test Nucleari, e il raggiungimento di un risultato globale nella Revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare del 2015, sono passi vitali verso l’obiettivo del disarmo globale.”
La speranza è che “la comunità internazionale trovi la saggezza, il coraggio e la forza di rinnovare il processo di disarmo.”
La Santa Sede plaude alle attività dell’AIEA che “contribuiscono all’autentico sviluppo umano e sviluppano pace e prosperità nel mondo”, perché “la tecnologia nucleare può essere applicata a molte aree dello sviluppo della persona umana”, dice Camilleri.
Dove il nucleare ha dato un contributo allo sviluppo umano? L’elenco di Camilleri comprende agricoltura, sicurezza alimentare, qualità degli alimenti, la lotta contro la peste devastante, la gestione di scarse risorse d’acqua, gli sforzi per monitorare l’inquinamento ambientale e la ricerca portata avanti per minimizzare questo inquinamento.
“Senza dubbio, il più grande contributo che ha dato l’AIEA allo sviluppo umano è stato il successo nel campo della salute,” con l’applicazione di tecniche come ad esempio i raggi X e gli acceleratori di particelle che “hanno rivoluzionato la diagnosi e i trattamenti di molte malattie”, così come il Programma di Azione per la Terapia anti cancro che “dà un equipaggiamento vitale sulla terapia radio in un numero di nazioni in via di sviluppo”.
Detto questo, Camilleri reitera che “la prevenzione della proliferazione delle armi nucleari è primaria per tutta l’umanità. In più, ottenere questo obiettivo non può essere l’ultima parola sulla pace: deve essere data al disarmo nucleare mondiale. Questo deve essere un obiettivo per tutti gli Stati, specialmente per quelli che posseggono armi nucleari o che vogliono svilupparle e acquisirle”.
Non è un “obiettivo irrealistico”, dice Camilleri, dato che “la realtà della pace richiede senza dubbia un cambio di corso che deve essere portato a termine”.
Ricordando il primo centenario, quest’anno, dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e il settantacinquesimo della Seconda, che “scatenarono violenze senza precedenti a livello mondiale, milioni di morti, ferite indicibili e enormi devastazioni”, il numero due della politica estera vaticana ha affermato che “l’uso delle armi atomiche ebbe gravi conseguenze visibili ancora oggi”.
“L’incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi nel marzo 2011 – ha proseguito Camilleri – ha richiamato l’attenzione del mondo sulla necessità di garantire il potenziamento e il miglioramento della sicurezza nucleare. Questa è la strada da seguire: fare tutto ciò che è umanamente possibile per prevenire incidenti alle centrali nucleari e ridurre le conseguenze nel caso si verifichino. La Delegazione della Santa Sede intende incoraggiare e sostenere gli sforzi e le innovazioni nella gestione ed eliminazione in sicurezza dei residui radioattivi, in particolare quelli di lunga durata e di alto livello che rappresentano una grande minaccia. (…) Infine, desidero ribadire – ha concluso il Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati – che la Santa Sede attribuisce grande importanza alla riuscita cooperazione dell’A.I.E.A. con altre Organizzazioni delle Nazioni Unite come l’O.M.S e la F.A.O.”.