Papa Francesco e l’ Armenia in attesa di una visita

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La speranza è quella di vederlo arrivare a Erevan, il prossimo anno, in quel 2015 che segnerà il terribile centenario dello sterminio degli armeni. E alla vigilia dell’incontro con papa Francesco in Vaticano era quasi dato per scontato che il presidente Serzh Sargsyan lo avrebbe  invitato a visitare il suo Paese proprio in coincidenza con questa data –cardine per la storia armena.Per la verità, nel comunicato ufficiale emesso dalla sala stampa vaticana a fine incontro, non si parla di un simile invito, mentre si rileva che “durante i cordiali colloqui, è stata espressa soddisfazione per lo sviluppo e il rafforzamento dei rapporti bilaterali, rilevando il particolare ruolo del cristianesimo nella storia e nella vita della società armena. Per quanto riguarda la situazione politica regionale, si è auspicato il superamento delle complesse questioni irrisolte, attraverso il dialogo fra tutte le Parti interessate. Inoltre, si è accennato al tema dei conflitti nel Medio Oriente, confidando nello sforzo comune delle Nazioni e delle comunità religiose interessate, per giungere alla pacifica convivenza dei popoli dell’intera regione. Speciale attenzione è stata dedicata alla situazione delle comunità cristiane e di altre minoranze religiose nell’area, e alla crisi umanitaria riguardante i profughi provenienti dalle zone colpite”.

Dunque, il presidente e il Papa hanno fatto un’analisi sulla difficile situazione dei cristiani nella regione mediorientale, e della reale esperienza di persecuzione che stanno vivendo, di cui la storia del popolo armeno è sanguinoso paradigma. Al termine dell’incontro con il Papa, il presidente  ha incontrato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, accompagnato da monsignor Dominique Mamberti,  segretario per i rapporti con gli Stati.

“Fra pochi mesi commemoreremo il centenario del genocidio di un intero popolo cristiano, quello degli armeni. Un crimine contro l’umanità che purtroppo non ha avuto a tutt’oggi un equo giudizio e giusta condanna. Non ci sono alternative. Questo giudizio prima o poi giungerà e sarà chiaro ed inequivocabile”, aveva dichiarato lo stesso  Serzh Sargsyan, inaugurando ieri a Roma la mostra fotografica “Parabole d’Oriente. Il cristianesimo alla sfida del nuovo millennio”. La commovente mostra, allestita al Vittoriano grazie all’iniziativa  dell’ambasciata armena presso la Santa Sede e della comunità di sant’Egidio, documenta la faticosa e spesso tragica esistenza  delle varie comunità cristiane del Medio Oriente, descrivendone il declino, verso la sempre più concreta possibilità di essere spazzate via. Le foto documentano villaggi e città  segnati dalle distruzioni recenti: case e chiese distrutte, depredate, intere popolazioni in fuga. Come quello che è successo a Qaraqosh, al confine tra Iraq e regione autonoma del Kurdistan, dove oltre 100mila cristiani sono stati cacciati dalle milizie dell’Isis, lo Stato islamico.

La visita del Papa  sarebbe fondamentale per l’Armenia e, secondo molti, anche un segnale di vicinanza alle sorti dei cristiani d’Oriente, ma  di delicata e complessa organizzazione, dato che susciterebbe l’opposizione da parte della Turchia, che in un viaggio come questo – e in un anno ad alta densità simbolica – teme di veder sancito il riconoscimento del genocidio subito dagli armeni.

 

 

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