Tribunale dell’Aja: arrestate il presidente sudanese al-Bashir

Il Procuratore del Tribunale penale internazionale dell’Aja ha fatto richiesta di incriminazione del Presidente sudanese Omar al Bashir per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur. L’accusa è crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra in Darfur. Ecco una sintesi del testo divulgato dalla Corte.
“Il procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia, Luis Moreno-Ocampo, ha presentato oggi le prove che dimostrano che il Presidente sudanese Omar Hassan Ahmad al Bashir ha commesso crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra in Darfur. A tre anni dalla richiesta del Consiglio di sicurezza dell’Onu di indagare in Darfur, e alla luce delle prove raccolte, il Procuratore è giunto alla conclusione che ci siano validi motivi per ritenere che a Omar Hassan Ahmad al Bashir vengano contestati 10 capi di accusa per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Le prove del Procuratore mostrano come al Bashir abbia pianificato e messo in atto un piano per distruggere gran parte dei gruppi Fur, Masalit e Zaghawa, sulla base della loro appartenenza etnica.
I membri di questi tre gruppi, storicamente importanti in Darfur, contestarono la marginalizzazione della provincia e si ribellarono. Al Bashir non riuscì a sconfiggere il movimento armato, quindi si rivolse contro la popolazione. ‘I suoi motivi erano ampiamente politici. Il suo alibi era la ‘controguerriglia’. Il suo intento era il genocidio’, ha detto il Procuratore. Per cinque anni, le forze armate e la milizia janjaweed, su ordine di al Bashir, hanno attaccato e distrutto villaggi. Quindi hanno inseguito i sopravvissuti nel deserto. Quelli che sono riusciti a raggiungere i campi profughi sono stati costretti in condizioni di vita pensate per portare alla loro distruzione. Al Bashir ha impedito l’assistenza internazionale. Le sue forze armate circondano i campi. Una vittima ha raccontato: ‘Quando li vediamo, scappiamo. Alcune di noi ci riescono, altre vengono prese e stuprate. Stupri di gruppo. Circa 20 uomini che stuprano una donna.
Queste cose sono normali per noi in Darfur. Queste cose succedono sempre. Ho anche visto stupri. Non gli importa se qualcuno li vede stuprare le donne. Non se ne curano. Stuprano le ragazze davanti a madri e padri’. Per oltre cinque anni, milioni di civili sono stati sradicati dalle loro terre, che occupavano da secoli, hanno visto distruggere tutti i loro mezzi di sopravvivenza, la loro terra saccheggiata e occupata da nuovi occupanti. ‘Nei campi le forze di al Bashir uccidono gli uomini e stuprano le donne… L’intenzione di al Bashir di commettere genocidio è diventata chiara con gli attacchi ben coordinati ai 2.450.000 di civili che hanno trovato rifugio nei campi. ‘Al Bashir ha organizzato le condizioni di povertà, insicurezza e vessazioni ai sopravvissuti. Non ha avuto bisogno di proiettili. Ha usato altre armi: stupri, fame e paura. Efficaci e silenziosi’, ha detto il Procuratore.
Oggi, le prove dimostrano che al Bashir, invece di assistere il popolo del Darfur, ha mobilitato l’intero apparato di Stato, incluse le forze armate, i servizi di intelligence, gli uffici di informazione pubblica e diplomatica e il sistema giudiziario per costringere 2.450.000 di persone che vivono nei campi profughi, molti dei quali membri dei gruppi etnici presi di mira, a condizioni di vita pensate per portarli alla loro distruzione fisica”. Il governo sudanese ha respinto la richiesta d’arresto del presidente al-Bashir e ha minacciato ulteriori reazioni se la questione dovesse finire sul tavolo delle Nazioni Unite. “Ci opponiamo al CPI e respingiamo ogni tipo di decisione proveniente dalla Corte Penale Internazionale”, ha dichiarato all’Afp Kamal Obeid, portavoce del governo.
Prima che il mandato d’arresto fosse richiesto, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si era detto “molto preoccupato” dall’eventualità che il presidente sudanese Omar al Bashir venisse incriminato dalla Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi), sottolineando però che “nessuno può sfuggire alla giustizia. “Ci saranno ripercussioni negative molto serie per la missione di pace, compreso il processo politico”, ha detto Ban in un’intervista rilasciata a Le Figaro, “sono molto preoccupato, ma nessuno può sfuggire alla giustizia. La giustizia e la pace devono andare di pari passo. Il processo politico non può essere duraturo senza il rispetto della legge”.
Nella regione del Darfur (ovest Sudan) è in corso dal febbraio 2003 una guerra civile che ha causato finora oltre 300.000 morti e ha costretto più di 2,5 milioni di persone ad abbandonare i loro villaggi, distrutti dalle milizie arabe dei janjaweed. L’indagine resa pubblica dal Tribunale penale internazionale dell’Aja ha appurato che la campagna di violenze dei janjaweed è stata orchestrata ai più alti livelli di governo. Ed appresa la notizia la comunità darfuriana in Italia si è data appuntamento davanti all’Ambasciata del Sudan per manifestare a sostegno della richiesta di incriminazione e arresto del presidente del Sudan, Omar al Bashir.
Mohamed Abkar, portavoce della comunità darfuriana in Italia, ha affermato: “Chiediamo all’Unione Europea di mantenere quanto dichiarato dal presidente del Consiglio dei 27, ovvero che saranno considerate ulteriori misure contro il governo del Sudan in caso di mancanza di conformità con il lavoro del Tribunale penale internazionale. La nostra gente in Darfur ha sofferto cinque anni di violenza e nessuno è stato ancora condannato per i terribili crimini commessi. L’annuncio del procuratore Ocampo ci dà speranza che le vittime innocenti del conflitto in Darfur non siano state dimenticate e che un giorno ci sarà giustizia per loro e dignità per i superstiti. Finora le istituzioni hanno sempre evitato di usare la parola genocidio”.