Corea in attesa del Papa di padre Matteo Ricci

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Molti giovani parteciperanno nella diocesi coreana di Daejeon alla VI Giornata della Gioventù asiatica dal 13 al 17 agosto ed avrà per tema “Asian youth! Wake up! The glory of the martyrs shines on you!” (Giovani dell’Asia! Svegliatevi! La gloria dei martiri brilli su di voi!).

E papa Francesco beatificherà 124 martiri coreani: “La luce di Cristo risorto brilla come in uno specchio nella testimonianza di Paul Yun Ji-chung e di 123 compagni, tutti martiri della fede, che proclamerò beati il prossimo 16 agosto a Seoul. I giovani sono portatori di speranza e di energie per il futuro; ma sono anche vittime della crisi morale e spirituale del nostro tempo. Per questo vorrei annunciare a loro e a tutti l’unico nome nel quale possiamo essere salvati: Gesù, il Signore. Cari fratelli e sorelle coreani, la fede in Cristo ha messo radici profonde nella vostra terra e ha portato frutti abbondanti”.

Parlando durante la Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, il vescovo di Daejeon, Lazzaro You Heung-sik, aveva detto: “Molti martiri coreani venivano dalla mia diocesi, e sono figure esemplari per la vita dei fedeli. Le loro storie vanno imitate per la fiducia in Dio e per il sacrifico compiuto”. Questi martiri  avevano ‘adottato’ la ‘nuova fede’ dalla Cina.

Infatti il cristianesimo in Corea non è stato introdotto da alcun missionario esterno, ma alla fine del XVIII secolo alcuni eruditi entrarono in contatto con i testi biblici in cinese portati nel loro paese da alcuni missionari occidentali ed iniziarono a studiare autonomamente la dottrina cattolica. Nel 1784 uno di loro, Lee Seung Hun, fu inviato a Pechino per essere battezzato dai missionari cattolici, dove lesse le opere di padre Matteo Ricci; tornato in patria battezzò gli altri membri del suo gruppo, dando vita così alla Chiesa coreana senza alcun apporto esterno.

Nel XIX secolo la neonata Chiesa coreana fu ancora colpita dalle persecuzioni. Nel 1866 i cristiani coreani subirono il martirio più doloroso della loro storia: più di diecimila fedeli furono massacrati, la metà di tutti quelli esistenti nel Paese. La libertà di professare il cattolicesimo fu raggiunta nel 1886, a seguito di un trattato tra Corea e Francia. Le persecuzioni però non terminarono: nel maggio del 1901 fu compiuto un altro massacro di 700 cristiani. Nel 1910 l’invasione giapponese portò nuove limitazioni alla professione della fede cristiana.

Quindi la diffusione del cristianesimo in Corea si è propagata grazie alla lettura dei libri di padre Matteo Ricci, che nell’introduzione al libro ‘La vera dottrina di Dio’ così scriveva: “Pertanto il nostro modo di ammirare e adorare Colui che è sommamente onorato non si limita soltanto ad accendere incenso e a fare sacrifici per venerarlo, ma consiste anche nel meditare spesso sulla grande opera del Padre originario, creatore di tutte le cose.

Così facendo possiamo capire che alle diecimila specie non mancherà nulla del necessario: poiché è grazie alla Sua onniscienza che Egli amministra l’universo, grazie alla Sua onnipotenza che lo crea, grazie alla Sua infinita bontà che lo rende perfetto. Ed allora, iniziamo a conoscere Colui che vive nella Grande Relazione. In ogni caso, poiché la Sua dottrina è così misteriosa, è difficile da comprendere; poiché i Suoi contenuti sono così vasti, è difficile conoscerli completamente; ed anche ciò che si comprende è difficile da spiegare. E tuttavia non possiamo non studiarlo”.

Sicuramente il cammino della Chiesa coreana non è stato facile tanto è vero che la nascita della Conferenza Episcopale è relativamente recente, all’incirca dal 1932, dopo il primo Concilio nazionale coreano. Solo dal 1953 cominciò a radunarsi con regolarità ogni anno e da allora il lavoro non si è più fermato, è uscita dall’ombra mutando la sua fisionomia in aspetti sempre più pastorali, specialmente dopo il Concilio Vaticano II. Un ruolo importante nell’evangelizzazione è svolto dai laici, che svolgono il vero lavoro di missione e l’istruzione religiosa, sia nella catechesi che nel lavoro missionario e pastorale.

S.E. Lazzaro You Heung-sik, vescovo della Diocesi di Daejeon e presidente della Commissione Episcopale per la cura dei migranti, così si riferisce ai laici parlando all’agenzia Asia News: “Di questa crescita dobbiamo ringraziare Dio, che è il creatore di tutto, ma anche i nostri laici. La Chiesa della Corea del Sud punta molto su di loro, perché tutti devono essere annunciatori del Vangelo”.

I dati statistici della Conferenza Episcopale sottolineano che i fedeli costituiscono il 5,4% della popolazione; sono circa 5.300.000 i cattolici su 50.000.000 di abitanti. Cattolici e protestanti hanno costruito e mantengono un grande quantità di scuole a tutti i livelli, fino a numerose università (quelle cattoliche sono 12), che si sono imposte nel paese come le migliori dal punto di vista educativo e dei valori a cui formano i giovani.

Dagli anni ‘60 ad oggi circa la metà dei Presidenti della Corea del sud sono stati cristiani, compreso il famoso Premio Nobel per la Pace nel 2000, Kim Dae-jung (1925-2009), per il suo vigoroso impegno nella riconciliazione fra Nord e Sud della Corea ed il cristianesimo sta diventando il motore della nazione.

Ma la visita del Papa potrebbe rivelare una ‘sorpresa’ che molti coreani attendono: un’attenzione particolare ai cristiani della Corea del Nord, che purtroppo non potranno assistere alla messa di papa Francesco nella cattedrale di Myeongdong a Seoul. Infatti la Corea del Nord appare in cima a ben due classifiche della repressione religiosa. La prima è quella dell’associazione Open Doors, che si occupa dei cristiani perseguitati nel mondo. La seconda è quella, appena pubblicata, del Dipartimento di Stato americano.

Nel rapporto di Open Doors si legge: “Ogni entità che il governo non riesce a controllare è sradicata, così le chiese segrete restano nascoste il più a lungo che possono. Tutti i defezionisti testimoniano che si possa essere perseguitati per praticare la religione, anche in privato. La polizia dà la caccia ai nordcoreani convertiti al cristianesimo mentre erano in Cina, o cercano di importare letteratura cristiana nel Paese. I rifugiati rimpatriati dalla Cina sono considerati particolarmente vulnerabili e il loro rischio di essere arrestati è molto alto”.

Invece il rapporto del Dipartimento di Stato americano ha scritto: “Nel rapporto del Comitato per i Diritti Umani dell’Onu del 2002, si registra che nel paese vi siano 12.000 protestanti, 10.000 buddisti, 800 cattolici romani. Il rapporto registra anche che il Partito dei Giovani Amici Cheondogyo, un gruppo approvato dal governo e basato su movimenti religiosi tradizionali, conta circa 15.000 praticanti”.

Secondo il rapporto sui diritti umani del sudcoreano Korea Institute for National Unification (Kinu), il governo usa entità religiose autorizzate per fare propaganda verso il mondo esterno e per motivi solamente politici, mentre ai cittadini comuni non è consentito entrare nei luoghi di culto. Il rapporto del Kinu, inoltre, documenta l’assenza di chiese in tutte le province.

Inoltre, in occasione della visita papale, sarà inaugurata nella capitale la mostra ‘La Bellezza del Cristianesimo. Capolavori dal Duomo di Firenze e dai Musei Vaticani’, organizzata dal National Palace Museum of Korea e dall’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze.

La mostra, curata da Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, presenta oltre cinquanta opere (di cui tre provenienti dai Musei Vaticani e le altre dal Museo dell’Opera del Duomo di Firenze) che illustrano la struttura della fede cristiana attraverso sculture, dipinti e suppellettili liturgici. L’intento dell’esposizione è quello di richiamare l’attenzione sull’importanza che il cristianesimo attribuisce alla bellezza e, di conseguenza, alle arti visive.

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