Mondiali, il Vaticano chiede una pausa per la pace

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Una pausa per la pace, un minuto di break durante la finale della Coppa del Mondo. Per ricordarsi delle guerre che sono in corso, perché eventualmente queste si sospendano un attimo in nome dello sport, come si faceva al tempo delle Olimpiadi. È l’iniziativa lanciata dal Pontificio Consiglio per la Cultura, sotto l’hashtag twitter #PAUSEforPeace, che è diventata già virale nella rete.

“Gli sport -ha detto mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del dicastero e capo della sezione Cultura e Sport- sono nati attorno alle festività religiose. Gli eventi sportivi erano momenti di pace, durante i quali le guerre cessavano, come accadeva per la tregua Olimpica. Perché non fare lo stesso per la Coppa del Mondo, perché no una pausa, un momento di silenzio, una tregua per la pace?”.

“Una dolce, piccola voce nel silenzio”, si legge nel libro dei Re (1 Re, 19,12). Ed è questa la citazione con la quale il Cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha lanciato ufficialmente l’hashtag #PAUSEforPeace.

L’iniziativa ha un logo (nella foto) e chissà che non sarà possibile proiettarlo sugli schermi durante la finale dei mondiali a Rio de Janeiro, quando – si legge in una nota del Pontificio Consiglio della Cultura – “verrà osservato un momento di silenzio per ricordare tutti coloro che sono colpiti da guerre e conflitti nel mondo” e per auspicare “la fine dello spargimento di sangue nelle tante aree del mondo che subiscono un drammatico conflitto in questi giorni”.

E il pensiero corre a quanto sta accadendo nella striscia di Gaza, in quella Terra Santa per la cui pace Papa Francesco ha voluto proporre un inedito incontro di preghiera in Vaticano. Ma anche a quello che succede in Iraq. E anche ai cristiani perseguitati nel mondo, i cristiani che subiscono le guerre e vivono un esodo nascosto perché non raccontato dai media, e che sono oggetto anche di un’altra iniziativa virale su internet, SaveMEChristian, anche questa con un hashtag (#SaveMEChristian) che si appresta a diventare virale.

Nel lanciare l’iniziativa, monsignor Sanchez ha fatto un riferimento diretto alla tregua olimpica, la ‘ekecheiria (ἐκεχειρία= le mani ferme). La tregua era bandita in tutta la Grecia per chiunque partecipasse alle grandi feste e ai giochi nazionali; in questo tempo cessavano tutte le inimicizie pubbliche e private, e nessuno poteva essere molestato, specialmente atleti e spettatori che dovessero attraversare territori nemici per recarsi ad Olimpia.

D’altronde, il Vaticano ha già chiesto più volte una tregua per la pace, in occasione delle manifestazioni sportive. Quando – ad esempio – nel febbraio 2011 la delegazione britannica giunse a Roma per celebrare il 30esimo anniversario delle piene relazioni diplomatiche tra Regno Unito e Santa Sede, il comunicato finale congiunto riportava anche questo passaggio: “Mentre il Regno Unito si prepara ad ospitare i Giochi Olimpiaci e Paraolimpici di Londra e a festeggiare il Giubileo di Diamante di Sua Maestà la Regina, entrambe le parti auspicano un anno caratterizzato dallo spirito della Carta Olimpica e della Tregua Olimpica: al servizio dello sviluppo armonioso dell’uomo, con l’intento di promuovere una società pacifica interessata alla salvaguardia della dignità umana”.

E di tregua olimpica aveva parlato anche Giovanni Paolo II, in occasione delle Olimpiadi del 2004 ad Atene, firmando un appello affinché in occasione dei Giochi olimpici sia ripristinata l’antica tradizione dell’ekecheiría, la tregua olimpica che prevedeva la sospensione di tutti i conflitti durante lo svolgimento dei Giochi.

Ora, con un Papa che ha fatto della preghiera il suo principale strumento di diplomazia, la richiesta del Pontificio Consiglio per la Cultura è quella di una pausa di un minuto, in qualunque momento del match tra Argentina e Brasile. E magari il Papa e il Papa emerito staranno guardando la partita che coinvolge le nazionali del Paese da cui provengono (Francesco nella sala comune della Domus Sanctae Marthae, dato che non ha la tv in camera; Benedetto nel monastero Mater Ecclesiae, magari con il suo segretario Georg Gaenswein, un vero appassionato di sport), e si uniranno a questo momento di silenzio, preghiera e unità mondiale.

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