Papa Francesco alle vittime di pedofilia: “Chiediamo a Dio la grazia di piangere”

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Ha scelto la liturgia della giustizia e della pace, e l’omelia ha preso le mosse dal brano del Vangelo in cui Pietro, dopo aver tradito Gesù, lo guarda negli occhi e piange. E anche Papa Francesco chiede a Dio “la grazia di piangere”, di fronte a una “complicità che non trova spiegazione”, e che è finita nel momento in cui si è reso conto che Gesù guardava. Papa Francesco incontra in Vaticano, nella Domus Sanctae Marthae, sei vittime di pedofilia. Tre uomini e tre donne, due inglesi, due irlandesi, due tedeschi. Prima la Messa, poi la colazione, poi l’incontro personale con ciascuno di loro, insieme ai loro accompagnatori e ad un interprete. Incontri che si protraggono fino alle 12.20, mezzora per ogni vittima.

Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, racconta la commozione delle vittime che sono state incontrate da Papa Francesco. Difende la scelta del numero (“se fossero state di più, non si sarebbero potuti avere incontri così approfonditi, personali”), spiega i criteri della scelta (“il fatto che le Conferenze Episcopali di questi Paesi si siano dotate di strumenti per accompagnare le vittime e dunque ci fosse una possibilità di contatto”), e anche la provenienza territoriale (difficile organizzare in breve tempo la trasferta di vittime dagli Stati Uniti). “Non è un punto terminale, ma è una tappa importante di una strada positiva di risanamento, di riconciliazione che ci apre anche verso il futuro”, spiega Lombardi.

Non è la prima volta che un Papa incontra le vittime. Benedetto XVI le ha volute incontrare nel 2008 negli Stati Uniti e in Australia, poi nel 2010 nel Regno Unito e a Malta, nel 2011 in Germania. Non solo. Da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede prima e da Papa poi aveva avviato un percorso di trasparenza e di guarigione della Chiesa, portato avanti con forza e determinazione. Papa Francesco si è inserito su questa scia. Per la prima volta le vittime vengono incontrate in Vaticano. Sono arrivate ieri, a cena il Papa ha anche dato loro un breve saluto. Francesco più volte ha parlato dell’impegno del predecessore. Nell’intervista al “Corriere della Sera” ha detto che la Chiesa ha fatto “più di tutti sul tema”. E nel volo di ritorno dal viaggio in Israele ha paragonato la pedofilia alle Messe nere.

Un tema che ricorre nell’omelia che tiene di fronte alle vittime, ai loro accompagnatori, e a qualche ‘habituè’ che come il Papa risiede nella Domus e che partecipa ogni mattina alla Messa delle 7. “Si tratta di qualcosa di più di atti deprecabili. È come un culto sacrilego, perché questi bambini e bambine erano stati affidati al carisma sacerdotale per condurli a Dio, ed essi li hanno sacrificati all’idolo della concupiscenza. Hanno profanato la stessa immagine di Dio alla cui immagine siamo stati creati”.

Papa Francesco parla in spagnolo, a braccio. “Oggi il cuore della Chiesa guarda gli occhi di Gesù in questi bambini e bambine e vuole piangere. Chiede la grazia di piangere a questi atti esecrabili di abuso perpetrati contro i minori. Atti che hanno lasciato cicatrici tutta la vita”. Il Papa ripercorre i problemi che le vittime hanno avuto, il suicidio di un parente, i disturbi nelle relazioni con i parenti, il suicidio di una persona cara. Offre a tutti i suoi “sentimenti di amore e dolore”, e chiede ancora una volta la grazia di piangere come il discepolo davanti a Gesù, insieme alla “grazia della riparazione”, perché “i peccati di abuso sessuale contro i minori da parte dei membri del clero hanno un effetto dirompente sulla fede e la speranza in Dio”.

C’è chi si è aggrappato alla fede, chi l’ha persa, però “la vostra presenza – dice il Papa – parla del “miracolo della speranza che ha il sopravvento sulla più profonda oscurità”. E si dice addolorato per i peccati di abuso, e chiede “perdono per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono state vittime di abuso”.

Garantisce, Papa Francesco che si lavorerà anche sulla preparazione al sacerdozio, e chiede l’aiuto della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori perché si “disponga delle migliori politiche e procedimenti nella Chiesa universale per la protezione dei minori e per la formazione personale della Chiesa nel portare avanti tali politiche e tali procedimenti”.

E la Pontificia Commissione si è riunita il 6 luglio, per preparare l’incontro con le vittime, ma anche per definire meglio la sua posizione. Oltre agli otto membri, c’era anche il Promotore di Giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede Robert W. Oliver. La sua presenza, insieme a quella del coordinatore Sean O’Malley, cardinale e arcivescovo di Boston, raccontano che il modello che si vuole seguire è quello della diocesi di Boston. Ma non solo. C’è bisogno di stabilire le reciproche competenze, di definire al meglio gli statuti della commissione, e anche di definire in che modo collaborare con l’istituenda commissione sui Delicta Graviora, per la quale Papa Francesco ha chiamato dall’Argentina l’arcivescovo José Mollaghan lo scorso 19 maggio.

Padre Lombardi sottolinea che i membri della commissione hanno trattato diversi argomenti: la proposta della scelta e la nomina dei nuovi membri per integrare la commissione come rappresentanti di altre aree geografiche, vagliati e poi proposti al Santo Padre per la nomina”. E poi è tornato a parlare degli Statuti della commissione. “Ci sono le esigenze di stabilire un ufficio operativo che di per sé non c’è, un ufficio che viene aiutato a organizzarsi da parte di mons. Oliver,” spiega Lombardi.

La prossima riunione della Commissione sarà ad ottobre. In quell’occasione, i membri potrebbero non essere più solo 8, ma 12 o 15, e così l’organismo potrà finalmente dirsi completo.

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