Speranza e condivisione, l’abbraccio del Papa ai detenuti e agli ammalati di Isernia

Condividi su...

Un momento di condivisione e un messaggio di speranza. Il saluto agli ammalati e l’invito ai detenuti a “non stare fermi, ma a camminare, a fare un passo ogni giorno, con l’aiuto del Signore”. Verso un reinserimento effettivo nel contesto della società dopo un percorso di conversione che parta dal cuore. Tocca due momenti della sofferenza umana il primo contatto di Papa Francesco con la città di Isernia, arrivato dopo la visita a Campobasso e a Castelpetroso. Giunto alla Casa Circondariale alle 16.25, Bergoglio è stato accolto dal neo vescovo di Isernia-Venafro, monsignor Camillo Cibotti, presente anche il suo predecessore e attuale vescovo di Capua, monsignor Salvatore Visco, che aveva retto la diocesi dal 2007 al 2013, e dalla direttrice dell’Istituto Barbara Lenzini insieme alle altre autorità locali. “Dio è Padre, è misericordia, – ha detto il Pontefice ai carcerati che gli avevano chiesto il “perdono”- ci ama sempre. Se noi Lo cerchiamo, Lui ci accoglie e ci perdona, “non si stanca mai di perdonare”: è il motto di questa visita. Ci fa rialzare e ci restituisce pienamente la nostra dignità. Dio non si dimentica di noi”. All’inizio dell’incontro con i detenuti, il Papa è stato salutato dalla direttrice Lenzini, che ha lo ha ringraziato ‘di cuore’ per aver voluto passare nel carcere della città, “tra noi. Tra noi in questo luogo di sofferenza, che la gente comune ancora non ricorda o non vuole ricordare e di cui non si vuole parlare ma che esiste, è un luogo vivo, fatto di sofferenza ma anche di speranza, di consapevolezza e di apertura al futuro”. Dal canto loro, pur riconoscendo che le condizioni della Casa Circondariale di Isernia sono decisamente vivibili rispetto agli altri istituti di pena, motivo per cui l’istituto è pressoché unanimemente considerato un carcere-modello, i detenuti hanno rivolto un forte appello a favore della dignità di chi si trova dietro le sbarre. “Santità – ha detto uno dei detenuti a nome di tutti i suoi compagni – Lei è senz’altro a conoscenza dell’inumana situazione che offrono gli Istituti di pena italiani, pensiamo ci sia poco da sottolineare in merito al sovraffollamento, ma quello che ci induce a rivolgerci a lei è subordinato dal fatto che in momento storico come quello attuale, dove i nostri politici sono intenti più a litigare in Parlamento, invece di risolvere i problemi del nostro Bel Paese, e continuano a illuderci sull’esito di emanare un atto di clemenza. Purtroppo questa decisione viene puntualmente disattesa, e se mai un giorno verrà, sarà soltanto per non dover pagare le salatissime multe agli Enti che vigilano sulle condizioni degradanti in cui versano i nostri penitenziari. Santità, lanci in nostro favore un ulteriore segnale che possa aprire uno spiraglio per un futuro migliore”. Al Papa sono stati offerti un murales collettivo e piccoli doni personali, fra cui un disegno riproducente una nave con Bergoglio raffigurato come timoniere, da parte dei detenuti, che sempre nel discorso lo hanno salutato come il loro “Papa Rock”, venuto dopo “Papa Giovanni XXIII che era il Papa buono e Giovanni Paolo che era il simpatico e quello del perdono”. “Abbiamo commesso degli errori – ha ricordato il rappresentante dei carcerati all’inizio del suo saluto – ma abbiamo la volontà di volerci rialzare e la Sua visita ci riempie il cuore di gioia, ma soprattutto di speranza. Lei ci porta amore, e amore è la parola chiave del nostro incontro e oggi sperimentiamo la gioia di riceverla. Innanzi a Lei, che incontra la sofferenza e che ha la vocazione di portare un’esplosione di luce e di speranza anche dietro le sbarre, non vogliamo avere il volto di delinquenti, ma vogliamo essere i protagonisti di un incontro unico, con la dignità e la forza di chi vuole imboccare la strada maestra precedentemente perduta.”. “Nosotros la quieremos mucho, con stimas y amor”, hanno detto infine in spagnolo i detenuti a Francesco. Nel breve indirizzo di risposta, il Papa ha ringraziato i detenuti e si è detto colpito dalla parola usata da essi e dalla direttrice: speranza. “Questa è la sfida – ha detto il Vescovo di Roma – come dicevo due settimane fa nella Casa Circondariale di Castrovillari: la sfida del reinserimento sociale. E per questo c’è bisogno di un percorso, di un cammino, sia all’esterno, nel carcere, nella società, sia al proprio interno, nella coscienza, nel cuore. C’è un passo della Bibbia, del profeta Isaia, che dice: Se anche una madre si dimenticasse del proprio figlio – ed è impossibile – io non ti dimenticherò mai. Con questa fiducia si può camminare, giorno per giorno. E con questo amore fedele che ci accompagna la speranza non delude”, ha concluso il Papa invitando a pregare insieme la Madonna. Al termine dell’incontro con i detenuti all’interno della Casa Circondariale, Bergoglio si è recato nella Cattedrale di Isernia per l’incontro con gli ammalati, prima di affacciarsi sul sagrato per salutare la cittadinanza e indire l’Anno Giubilare Celestiniano. Entrato all’interno del tempio, il Papa ha salutato e benedetto uno per uno gli ammalati disposti in due file lungo la navata centrale e ha offerto un cuscino di fiori bianchi alla Madonna.

151.11.48.50