Il Papa in Molise: ‘Non portare il pane a casa toglie la dignità!’

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Quell’immagine della maternità – che Papa Francesco ha ricevuto in dono – dice già tutto: “un travaglio, pieno di speranza”. Così Papa Francesco ha concluso il suo incontro con il mondo del lavoro, prima tappa della visita in Molise. Terra di periferia – l’ha definita il rettore dell’Università del Molise, che ha ospitato l’incontro – su cui la crisi si abbatte “con più virulenza”, con ripercussioni sul mondo produttivo e in particolare sui giovani, spesso costretti ad abbandonare questi luoghi. Ma il Papa ha voluto riprendere un’altra espressione usata dal rettore: “Dio rompe gli schemi. Se non abbiamo il coraggio di rompere gli schemi – ha detto il Papa – mai andremo avanti. Il nostro Dio ci spinge a questo, a essere creativi sul futuro”. Proprio di futuro e di speranza, nonostante le difficoltà presenti, parlano gli interventi di due lavoratori, Gabriele, 28 anni, agricoltore, laureato in scienze agrarie all’UniMo, ed Elisa, 40 anni, operaia della Fiat e madre di famiglia, in attesa del secondo figlio.

Il giovane agricoltore ha parlato di custodia del creato, dignità del lavoro e giustizia nella distribuzione delle risorse. Di formazione e di “vocazione” a lavorare la terra. “Non un rimanere fisso nella terra – ha ripreso il Papa – ma fare un dialogo fecondo, creativo. Il dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda. Un buon percorso formativo non offre facili soluzioni, ma aiuta ad avere uno sguardo più aperto e più creativo per valorizzare meglio le risorse del territorio”. Quello della custodia del creato è un tema caro a Francesco: “custodire la terra, perché dia frutto senza essere sfruttata. Questa è una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato” ha detto, mentre spesso – come nella sua America – “tante foreste tagliate diventano terra che non si può coltivare. Questo è il peccato nostro: sfruttare terra e non lasciare che ci dia il frutto che ha dentro, con il nostro aiuto”.

Un’altra sfida è emersa dalla voce della mamma operaia: il suo è un appello per il lavoro e nello stesso tempo per la famiglia. “Quando confesso, e viene una mamma o un papà giovane, domando quanti bambini ha, e poi faccio un’altra domanda: giochi con tuoi bambini? Stiamo perdendo questa saggezza del giocare con i nostri bambini. La situazione economica ci spinge a perdere questo. Per favore: perdere tempo a giocare con i bambini”. Magari la domenica, giorno da dedicare al riposo e alla famiglia. Il Papa riapre il dibattito: “la questione non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica. È lo spazio della gratuità, che stiamo perdendo. La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità? La domenica libera dal lavoro sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità. Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”. Torna il “Dio che rompe gli schemi, perché diventiamo più liberi. È il Dio della libertà”. Anche nel lavoro.

Infine il Papa ha unito la sua voce “a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un ‘patto per il lavoro’”: “Tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali, un ‘patto per il lavoro’ che sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee”. Questione di dignità: “Non avere un lavoro non vuol dire solo non avere il necessario per vivere, o non mangiare. Il problema è non portare il pane a casa, è questo che toglie la dignità”. Prima di lasciare l’università, il Papa ha ricevuto in dono alcuni prodotti “locali”: il sigillo dell’Università del Molise, una riproduzione del Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni, una piccola campana delle fonderie di Agnone, e una croce pettorale, donata dal paese di Frosolone. Uscendo, Francesco ha salutato alcuni malati, mentre all’esterno era assiepata una piccola folla, con tanti bambini che il Papa si è soffermato a salutare.

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