Nove cardinali e una riforma dai tempi lunghi

C’è già un calendario dei prossimi incontri. Gli otto cardinali del Consiglio dei Cardinali nominato da Papa Francesco per aiutarlo nella riforma della Curia, cui si è aggiunto il Segretario di Stato Pietro Parolin (“membro a tutti gli effetti”, secondo le parole del Papa riferite da padre Lombardi, sebbene ancora la nomina non sia stata ufficializzata con un documento) si incontreranno almeno altre tre volte: dal 15 al 17 settembre, dal 9 all’11 dicembre, dal 9 all’11 febbraio. Ma non ci si deve aspettare che gli incontri terminino in quella data. Né si deve parlare di una bozza di riforma della Curia. Per ora, i cardinali sono ancora allo scambio di idee. Uno scambio – riferisce il direttore della Sala Stampa vaticana – che un cardinale di lingua inglese ha definito “delle 3F: free, frank and friendly” (libero, franco e amichevole).
Al momento, si è ancora allo scambio di idee. Dopo aver parlato di governatorato e Segreteria di Stato, le discussioni sono quasi naturalmente scivolate sulle nunziature (che agiscono proprio sotto il coordinamento della Segreteria di Stato) e sulle nomine episcopali. Ci sono forse procedure da snellire, nuove proposte per rendere più trasparenti le scelte di vescovi e nunzi. È successo che le scelte di Roma fossero malviste dalle Chiese locali in temi di vescovi e nunzi. E probabilmente è uno dei temi messi sul tavolo.
Come è stato messo sul tavolo il tema delle competenze dei Pontifici Consigli per i Laici e per la Famiglia. Molto si è rumoreggiato di un dicastero che li accorpi forse in quella che il cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, coordinatore del Consiglio aveva definito una volta “Congregazione per i Laici”.
“Molto interessante – sottolinea padre Lombardi – è che è stato oggetto delle conversazione il contributo e il ruolo dei laici delle coppie di sposi e delle donne in questo contesto e in questi organismi o in questo organismo a seconda di quello che il progetto continuerà a svilupparsi”. Certo, aggiunge Lombardi, non c’è “nessuna decisione sulle forme dell’organismo e della struttura, si va avanti con gli approfondimenti che si inseriscono nel quadro più complessivo delle riforme della Curia”.
Nel pomeriggio, i nove parleranno di altri dicasteri che erano stati finora meno approfonditi, in scambi che finora sono stati – è sempre padre Lombardi a parlare – “caratterizzati da libertà di espressione, sincerità con cui si manifesta il pensiero da parte dei membri e sincero apprezzamento reciproco”. Il Papa “si inserisce con naturalezza in questa dinamica”, anche se si deve tener conto che “si tratta di un consiglio che fa delle proposte e il Papa conserva tutta l’autorità e la libertà di decidere.”
Se c’è da aspettarsi delle novità, si devono aspettare per la prossima settimana. Domani si riunisce il Consiglio per l’Economia. Discuterà dei suoi statuti, prenderà visione dei bilanci annuali presentati dalla Prefettura degli Affari Economici (anche se il Consiglio non ha gli statuti, e dunque non si è definita una competenza specifica sul tema; e anche se ancora non si sa in che modo verrà assorbita la prefettura degli Affari Economici, dato che molte sue competenze sono ora della Segreteria per l’Economia) e parlerà dello stato dell’arte della riforma dello IOR.
Presumibilmente all’inizio della prossima settimana ci sarà una conferenza stampa che farà il punto delle riforme sul settore economico. Molte le idee sul tavolo. Di certo, dovrebbe concludersi la transizione all’Istituto per le Opere di Religione con la presentazione del rapporto annuale. Il presidente Ernst von Freyberg dovrebbe lasciare posto a un presidente full time, che molti individuano in due membri del Consiglio dell’Economia: il francese de Frannsu e il maltese Zahra. E si parla anche della possibile nomina di un nuovo consiglio, con quello attualmente in carica disposto a lasciare per ultimare la transizione.
Una transizione che dovrebbe portare a un sensibile cambio degli statuti, un aggiornamento per rendere lo IOR ancora più operativo a livello bancario. Così come si parla anche di una volontà della Segreteria per l’Economia di assumere alcune competenze dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Ma il modo in cui queste riforme debbano essere fatte è tutto da vedere. Per ora, a correre sono soprattutto indiscrezioni. Quanto queste siano precise o quanto siano parte di una dialettica interna, è tutto da definire.