Istrumentun laboris per il sinodo della famiglia: la sintesi della Radio Vaticana

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Premessa. L’Instrumentum Laboris racchiude e sintetizza le risposte al questionario sui temi del matrimonio e della famiglia, contenuto del Documento preparatorio al Sinodo, reso noto a novembre 2013. Da ricordare che il Sinodo del prossimo ottobre, dedicato al tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, sarà un Sinodo “straordinario”, legato all’urgenza della questione da trattare. Il suo compito primario sarà quello di valutare ed approfondire i dati presentati dalle Chiese particolari. Le linee pastorali, invece, saranno al centro del Sinodo generale ordinario che si terrà nell’ottobre 2015, sul tema: “Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione della famiglia”.
La prima parte dell’Instrumentum – “Comunicare il Vangelo della famiglia oggi” – innanzitutto ribadisce il “dato biblico” della famiglia, basata sul matrimonio tra uomo e donna, creati ad immagine e somiglianza di Dio e collaboratori del Signore nell’accogliere e trasmettere la vita. Quindi, dopo aver ricordato i tanti documenti della Chiesa dedicati al tema della famiglia – tra cui l’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI – l’Instrumentum ne rileva la scarsa conoscenza tra i fedeli, anche a causa di sacerdoti poco preparati che non sanno affrontare nel modo giusto l’argomento matrimonio-famiglia, in particolare riguardo alla sfera della sessualità e della procreazione. L’insegnamento della Chiesa in proposito viene accettato dai fedeli parzialmente: in generale, si dice sì alla difesa della dignità della vita umana, mentre si fa resistenza alla dottrina sul controllo delle nascite, sul divorzio o sulle relazioni prematrimoniali. Il tutto è dovuto anche al contesto sociale contemporaneo, in cui prevalgono l’individualismo, il materialismo, la “cultura dello scarto”. Di qui, l’esigenza di trovare nuovi modi, nuovi linguaggi per trasmettere gli insegnamenti della Chiesa nel settore, formando in modo adeguato gli operatori pastorali.
Una riflessione specifica viene poi dedicata alla difficoltà di comprendere il significato ed il valore della “legge naturale”, posta alla base della dimensione sponsale tra uomo e donna. Per molti, “naturale” è sinonimo di “spontaneo”, il che comporta che i diritti umani vengano intesi come l’autodeterminazione del singolo soggetto che punta alla realizzazione dei propri desideri. E questo apre alla teoria del gender, mina l’idea del “per sempre” per l’unione coniugale, porta ad accettare la poligamia o il ripudio del coniuge. Non riconoscendo una legge naturale, le coppie di oggi praticano il divorzio, la convivenza, la contraccezione, anche perché – soprattutto in Europa ed America settentrionale – i figli sono visti come un ostacolo al benessere personale.
Un’altra grande sfida indicata dall’Instrumentum è la privatizzazione della famiglia, non più intesa come elemento attivo della società e cellula fondamentale di essa. Per questo, si richiede che i nuclei familiari siano tutelati dallo Stato e recuperino il loro ruolo di soggetti sociali nei diversi contesti: lavoro, educazione, sanità, difesa della vita. Guardando, poi, al modello della Santa Famiglia di Nazareth, il documento sinodale ribadisce l’importanza dei genitori come primi educatori della fede, sottolinea la distinzione dei ruoli tra padre e madre, ma anche la loro reciprocità ed il loro coinvolgimento nella crescita dei figli e dell’economia domestica. Vera “Chiesa domestica”, la famiglia va costruita ogni giorno “con pazienza, comprensione ed amore” per permettere lo sviluppo integrale dell’individuo. Due, in particolare, gli elementi raccomandati dal documento: il legame costante tra famiglia e parrocchia, “famiglia di famiglie”, e una formazione continua – teologica, ma anche umana ed esistenziale – per i nuclei familiari in crisi, soprattutto là dove si registra la violenza domestica. “Risanare le ferite subite e sradicare le cause che le hanno determinate”, si legge nell’Istrumentum, perché abuso, violenza e abbandono non permettono alcuna crescita.
La seconda parte dell’Instrumentum – “La pastorale della famiglie di fronte alle nuove sfide” – dopo aver ricordato l’importanza della preparazione al matrimonio, della promozione della pietà popolare a sostegno della famiglia e di una spiritualità familiare autenticamente missionaria e non troppo autoreferenziale, entra nel vivo delle sfide pastorali contemporanee. Tante le situazioni critiche che la famiglia deve affrontare oggi: la debolezza della figura paterna, la frammentazione dovuta a divorzi e separazioni, le violenze e gli abusi su donne e bambini (“un dato davvero inquietante che interroga tutta la società e la pastorale familiare della Chiesa”), la tratta dei minori, le droghe, l’alcolismo, la ludopatia, la dipendenza da social network che impedisce il dialogo in famiglia e ruba il tempo libero alle relazioni interpersonali.
Il documento sinodale mette in evidenza anche l’incidenza del lavoro sulla vita familiare: orari estenuanti, precarietà, flessibilità che comporta lunghi spostamenti, l’assenza del riposo domenicale ostacolano la possibilità di stare insieme, in famiglia. Dalla Chiesa, quindi, ci si aspetta “concreto sostegno” per impieghi dignitosi, salari giusti, una politica fiscale a favore della famiglia. Altri fattori di criticità sono le migrazioni, per le quali si insiste sulla necessità di facilitare il ricongiungimento familiare; la povertà; il consumismo; le guerre; la diversità di culto tra i coniugi da cui deriva la difficoltà di educare i figli; l’approccio alla malattia, soprattutto all’Aids. Ma l’Instrumentum non nasconde la “contro-testimonianza nella Chiesa” come gli scandali sessuali, la pedofilia, l’incoerenza di quei presbiteri con uno stile di vita “vistosamente agiato” o che assumono atteggiamenti di esclusione nei confronti di divorziati o genitori single. Tutto questo – spiega il documento sinodale – porta ad una “rilevante perdita di credibilità morale” da parte della Chiesa.
L’Instrumentum affronta, poi, le situazioni pastorali difficili e sottolinea come la convivenza e le unioni di fatto spesso siano dovute ad una scarsa formazione sul matrimonio, alla percezione dell’amore solo come “un fatto privato”, alla paura dell’impegno coniugale inteso come perdita della libertà individuale. Non mancano ragioni sociali, tra cui la disoccupazione giovanile, la mancanza di un’abitazione e di politiche familiari adeguate. Educazione all’affettività e presenza amorevole della Chiesa sono, quindi, tra le proposte avanzate nell’Instrumentum per aiutare soprattutto i giovani ad intendere l’amore come tensione ad un progetto di vita in comune con un’altra persona, e non come visione romantica di un sentimento.
Ancora: il documento dedica un’ampia parte alla “situazioni di irregolarità canonica”, poiché le risposte pervenute si concentrano soprattutto sui divorziati risposati. In generale, si mette in risalto il numero consistente di chi vive con “noncuranza” tale condizione e non richiede, quindi, di potersi accostare all’Eucaristia o alla riconciliazione. Altre volte, invece, tanti si sentono emarginati, si domandano perché altri peccati vengono perdonati e questo no, avvertono il divieto di accedere ai sacramenti come una punizione e, di conseguenza, aprono la via ad una “mentalità rivendicativa” nei confronti dei sacramenti stessi. In certi casi, alcune Conferenze episcopali chiedono nuovi strumenti per aprire la possibilità di esercitare “misericordia, clemenza ed indulgenza” nei confronti delle nuove unioni. Altre soluzioni – come il singolo sacerdote che accondiscende ad una singola richiesta di accesso ai sacramenti, o il guardare alle Chiese ortodosse che, in determinate circostanze, ammettono le seconde nozze – non fanno sentire i fedeli riammessi pubblicamente nella vita della Chiesa e non eliminano i divorzi.
Quanto alla proposta di semplificare le cause matrimoniali – ad esempio, riconsiderando se sia davvero necessaria la doppia sentenza conforme quando non c’è richiesta d’appello – il documento sinodale invita alla prudenza, per evitare ingiustizie ed errori e per non alimentare l’idea di un “divorzio cattolico”. Al contrario, si suggerisce una preparazione adeguata di persone qualificate per seguire tali casi e l’incremento ad esempio, del numero di tribunali preposti. In ogni caso, emerge chiaramente l’idea che snellire il processo canonico è utile solo se si affronta la pastorale familiare in modo integrale.
In sostanza, l’Instrumentum evidenzia che per le situazioni difficili la Chiesa non deve assumere un atteggiamento di giudice che condanna, ma quello di una madre che sempre accoglie i suoi figli, sottolineando che “il non poter accedere ai sacramenti non significa essere esclusi dalla vita cristiana e dal rapporto con Dio”. In quest’ottica, massima accoglienza e disponibilità viene richiesta ai parroci nel caso in cui non praticanti e non credenti chiedano il matrimonio, poiché ciò può essere un’occasione propizia per evangelizzare la coppia. Imprescindibile rimane, inoltre, la necessità che la Chiesa accompagni le coppie anche dopo le nozze, con incontri mirati.
Circa le unioni tra persone dello stesso sesso, inoltre, si mette in luce che tutte le Conferenze episcopali dicono no all’introduzione di una legislazione che permetta tale unione “ridefinendo” il matrimonio tra uomo e donna. Viene comunque richiesto un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti di queste persone, mentre si evidenzia la mancanza di programmi pastorali al riguardo, poiché si tratta di fenomeni recenti. Allo stesso tempo, le risposte riportate nell’Istrumentum si pronunciano contro una legislazione che permetta l’adozione di bambini da parte di persone in unione omosessuale, perché si vede messo a rischio il bene integrale del minore, che ha bisogno di una madre ed un padre. Tuttavia, se tali persone chiedono il battesimo per il bambino, esso deve essere accolto con “la stessa cura, tenerezza e sollecitudine” che si ha nei confronti degli altri minori.
La terza parte del documento – “L’apertura alla vita e la responsabilità educativa” – innanzitutto constata come la dottrina della Chiesa sull’apertura alla vita da parte degli sposi sia poco conosciuta nella sua dimensione positiva e quindi considerata un’ingerenza nella coppia e una limitazione all’autonomia della coscienza. Di qui, la confusione che si crea tra i contraccettivi ed i metodi naturali di regolazione della fertilità: erroneamente ritenuti inefficaci, essi invece – spiega il documento sinodale – rispettano l’ecologia umana e la dignità della relazione sessuale fra i coniugi. Relativamente alla profilassi contro l’Aids, si richiede alla Chiesa di spiegare meglio la sua posizione, anche per rispondere ad alcune “riduzioni caricaturali” dei media e per evitare di racchiudere il problema in una mera questione “tecnica”, quando invece si tratta di “drammi che segnano profondamente la vita di innumerevoli persone”.
Risposte fondate, che vadano oltre la condanna generica, vengono richieste anche per affrontare l’ideologia del gender, “sempre più pervasiva”, mentre si sottolinea l’importanza di spiegare i metodi di regolazione naturale della fertilità in collaborazione con centri universitari appositi e dando più spazio a tale tematica nella formazione dei presbiteri, poiché spesso i sacerdoti risultano impreparati sull’argomento. In generale, comunque, il suggerimento è quello di promuovere una mentalità aperta alla vita anche grazie all’impegno civile dei cristiani nel favorire leggi e strutture che sostengano la vita nascente.
Riguardo, infine, alla trasmissione della fede all’interno della famiglia, l’Instrumentum sottolinea la cautela, dovuta all’insicurezza, con la quale oggi i genitori spingono i figli alla pratica religiosa, e richiama l’importanza di sostenere le scuole cattoliche, che sempre più suppliscono alla famiglia e devono quindi creare “un’atmosfera accogliente, capace di mostrare il vero volto di Dio”. Quanto alla trasmissione della fede in contesti difficili – come ad esempio quello in cui genitori in situazione irregolare chiedono i sacramenti per i propri figli – l’approccio più richiesto è l’accoglienza senza pregiudizio, perché “molte volte sono i figli ad evangelizzare i genitori” ed affinché i ragazzi comprendano che “irregolari sono le situazioni, non le persone”. “Appare sempre più necessaria – si legge nel documento – una pastorale sensibile, guidata dal rispetto di queste situazioni irregolari, capace di offrire un fattivo sostegno all’educazione dei figli”. In quest’ottica, va rivalutato il ruolo del padrino e della madrina nel cammino di fede di bambini e ragazzi, mentre un accompagnamento pastorale specifico viene richiesto per i matrimoni misti e con disparità di culto.

L’Instrumentum Laboris si conclude, quindi, con la Preghiera scritta da Papa Francesco e recitata all’Angelus del 29 dicembre 2013, nella Festa della Santa Famiglia di Nazareth.

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