Il papa a Bagnoregio rilegge la teolgia di San Bonaventura

Condividi su...

C’è tutta la teologia di Francesco e di Agostino nella riflessione che il papa oggi pomeriggio a Bagnoregio ha riletto l’ insegnamento di San Bonaventura proprio in piazza Sant’ Agostino. Francesco nell’ appello a riscoprire ”la bellezza e il valore del creato alla luce della bonta’ e della bellezza divine” . “Oltre che cercatore di Dio- ha detto il papa- san Bonaventura fu serafico cantore del creato, che, alla sequela di san Francesco, apprese a “lodare Dio in tutte e per mezzo di tutte le creature”, nelle quali “risplendono l’onnipotenza, la sapienza e la bontà del Creatore.. San Bonaventura presenta del mondo, dono d’amore di Dio agli uomini, una visione positiva: riconosce in esso il riflesso della somma Bontà e Bellezza che, sulla scia di sant’Agostino e san Francesco, afferma essere Dio stesso.

 Tutto ci è stato dato da Dio. Da Lui, come da fonte originaria, scaturisce il vero, il bene e il bello. Verso Dio, come attraverso i gradini di una scala, si sale sino a raggiungere e quasi afferrare il Sommo Bene e in Lui trovare la nostra felicità e la nostra pace. Quanto sarebbe utile che anche oggi si riscoprisse la bellezza e il valore del creato alla luce della bontà e della bellezza divine! In Cristo, l’universo stesso, nota san Bonaventura, può tornare ad essere voce che parla di Dio e ci spinge ad esplorarne la presenza; ci esorta ad onorarlo e glorificarlo in tutte le cose (cfr ibid. I,15). Si avverte qui l’animo di san Francesco, di cui il nostro Santo condivise l’amore per tutte le creature.” Dopo la messa della mattina a Viterbo, la sosta al santuario della Madonna della Quercia, dove si era recato Giovanni Paolo II nel 1984 per incoronare l’ immagine e definire Maria patrona della nuova Diocesi di Viterbo. Il papa ha incontrato il clero e, in particolare, le suore di clausura dei dodici monasteri esistenti nella diocesi del capoluogo della Tuscia.

“Non è facile- ha detto il papa nel suo discorso alla gente che affolava la piazzetta e che aveva atteso da ore il suo arrivo- sintetizzare l’ampia dottrina filosofica, teologica e mistica lasciataci da san Bonaventura.” Benedetto XVI , che ha svolto la sua tesi di dottorato in teologia proprio sul santo di Bagnoregio, ha tratto “qualche “pista” di riflessione” dai suoi insegnamenti. “Egli fu, in primo luogo, un instancabile cercatore di Dio”. Per Bonaventura la fede è perfezionamento delle nostre capacità conoscitive e partecipazione alla conoscenza che Dio ha di se stesso e del mondo. “Oltre che cercatore di Dio, san Bonaventura fu serafico cantore del creato. “Tutto ci è stato dato da Dio. Da Lui, come da fonte originaria, scaturisce il vero, il bene e il bello. Verso Dio, come attraverso i gradini di una scala, si sale sino a raggiungere e quasi afferrare il Sommo Bene e in Lui trovare la nostra felicità e la nostra pace. Quanto sarebbe utile che anche oggi si riscoprisse la bellezza e il valore del creato alla luce della bontà e della bellezza divine!” E ancora “San Bonaventura fu messaggero di speranza.” E il papa ha aggiunto: “la speranza esige che tutte le nostre membra si facciano movimento e si proiettino verso la vera altezza del nostro essere, verso le promesse di Dio.” La conclusione del papa è stata una risposta agli interrogativi del sindaco della cittadina che rischia di “ sparire” , la Civita in particolare per motivi geologici e di conservazione.

” In verità tutti ci interroghiamo circa l’avvenire nostro e del mondo e quest’interrogativo ha molto a vedere con la speranza, di cui ogni cuore umano ha sete. “Nell’Enciclica Spe salvi ho notato che non basta però una qualsiasi speranza per affrontare e superare le difficoltà del presente; è indispensabile una “speranza affidabile”, che, dandoci la certezza di giungere ad una meta “grande”, giustifichi “la fatica del cammino”. Solo questa “grande speranza-certezza” ci assicura che nonostante i fallimenti della vita personale e le contraddizioni della storia nel suo insieme, ci custodisce sempre il “potere indistruttibile dell’Amore”. Quando allora a sorreggerci è tale speranza non rischiamo mai di perdere il coraggio di contribuire, come hanno fatto i santi, alla salvezza dell’umanità, aprendo “noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità, dell’amore, del bene” (cfr n. 35). Ci aiuti san Bonaventura a “dispiegare le ali” della speranza che ci spinge ad essere, come lui, incessanti cercatori di Dio, cantori delle bellezze del creato e testimoni di quell’Amore e di quella Bellezza che “tutto muove””.

151.11.48.50